BIOS
PSYCHÈ
| Adolescenza
19
Pornografia e revenge porn
La sessualità negata
Alessandro Bassi Daniela Della Putta
In occhiello: disegno di Massimo Fagioli (1998)
© 2024 L’Asino d’oro edizioni s.r.l. Via Ludovico di Savoia 2b, 00185 Roma www.lasinodoroedizioni.it e-mail: info@lasinodoroedizioni.it
ISBN 978-88-6443-687-6 ISBN ePub 978-88-6443-688-3 ISBN pdf 978-88-6443-689-0
Indice
Introduzione
11
Capitolo 1 | La pornografia
15
1.1
La pornografia nella storia
16
1.2
La rivoluzione sessuale
23
1.3
La ‘pornificazione di massa’
25
1.4
Adolescenti e pornografia
27
1.5
I grandi burattinai del web
33
1.6
Rappresentazione o realtà?
42
Capitolo 2 | La libertà personale e l’illecito
49
2.1
Il consenso. Quando il no significa No
50
2.2
Il revenge porn
57
2.3
Dal plagio alla pedofilia
68
2.4
La pedopornografia non è pornografia: è un reato 70
2.5
Il child grooming: Ciao La vuoi una caramella? 73
2.6
Se ti accorgi di essere in pericolo
82
2.7
Sensibilità e intuizione: la prevenzione e l’osservazione
85
Capitolo 3 | L’adolescenza oltre gli stereotipi
91
3.1
Come viene percepita la pornografia
92
3.2
‘Vere donne e veri uomini’
95
3.3
‘Essere virili’
99
3.4
Come resistere a una cultura pornificata?
106
3.5
Dal virtuale al reale: l’ideologia occulta della pornografia
113
3.6
‘Amore senza bugie’
120
Capitolo 4 | ‘Porno-pensiero’ al microscopio
137
4.1
Effetti collaterali della pornografia
139
4.2
Pornografia e salute mentale
152
4.3
Pornografia e contagio nelle relazioni
161
4.4
Pornografia e masturbazione
168
4.5
Come sottrarsi al furto della bellezza
178
Bibliografia ragionata
195
Filmografia ragionata
201
Pornografia e revenge porn
La sessualità negata
Questo lavoro si è avvalso di numerose osservazioni cliniche di colleghi psicoterapeuti con i quali ci siamo confrontati e ai quali siamo riconoscenti per l’importante collaborazione: un ringraziamento particolare va alla dott.ssa Cecilia Iannaco, che ha condiviso con noi le osservazioni frutto del suo lavoro di prevenzione nelle scuole di Firenze, e al prof. Andrea Ventura, che ci ha aiutato a comprendere aspetti economici, filosofici e politici strettamente implicati con il tema di nostro interesse. Vorremmo ringraziare i referees che hanno seguito con puntuale attenzione tutta la realizzazione di questo lavoro e il dott. Massimo Ponti con cui ci siamo confrontati nelle fasi iniziali.
Grazie a Matteo Flora, presidente dell’associazione di promozione sociale “Permesso Negato” di Milano, che ci ha aperto una finestra privilegiata sul grave fenomeno del revenge porn che contrasta da anni, e grazie alla dott.ssa Sabrina Ditaranto, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Milano che ci ha chiarito il punto di vista dell’istituzione della giustizia.
Un particolare ringraziamento a Paolo Minuto, di Cineclub Internazionale, che ha creduto in questo progetto favorendo il contatto con la regista e sceneggiatrice di Una storia d’amore e di desiderio, Leyla Bouzid, che si è concessa per una intervista inerente al film e alla quale va la nostra gratitudine.
Introduzione
Addentrarsi nel mondo della pornografia ci ha reso evidente come la percezione di questo fenomeno non sia univoca ma cambi a seconda della cultura di riferimento. Emerge infatti il paradosso per cui chi fa uso di pornografia si sente parte di una comunità virtuale ed è fermamente convinto che sia condivisibile e ‘normale’, che lo facciano tutti, supportando l’idea che si tratti di una realtà non più soggetta a falsi moralismi e che la masturbazione conseguente sia un tranquillante naturale, un diritto al benessere, un amore per se stessi. Chi invece rifiuta la pornografia lo fa perché, al più, la ritiene noiosa e ripetitiva; tende a non interessarsene o a sottostimarne l’odierna diffusione, considerandola un fenomeno sempre esistito, qualcosa di privato, riconducibile a una fase transitoria di curiosità adolescenziale, o ravvisabile solo in alcune persone.
Purtroppo sono numerosi i segnali di allarme che provengono da più parti della società e che segnalano un diffuso accesso a contenuti pornografici da parte di giovanissimi, anche bambini che, attraverso l’uso di smartphone, cercano, per curiosità o emulazione, risposte alle molte domande sulla sessualità di cui sovente né l’istituzione scolastica né le famiglie si fanno carico. Pare infranto un patto educativo tra generazioni e che gli adulti assistano impotenti, o spesso ignari, a un fenomeno nuovo: bambini e bambine, nativi digitali, possono accedere attraverso gli strumenti tecnologici a contenuti, immagini e video che turberebbero
Pornografia e revenge porn
12 |
possono accedere attraverso gli strumenti tecnologici a contenuti anche un adulto. Fenomeni come sexting, revenge porn, sextortion, condivisione non consensuale di immagini compromettenti attraverso gli attuali dispositivi disegnano scenari inediti sino a qualche anno fa, coinvolgendo anche giovanissimi in situazioni che dalla realtà virtuale si riverberano nella vita reale. L’impatto di questo passaggio è sottovalutato nelle sue conseguenze perché rende molto labile il confine tra l’essere fruitori di pornografia e divenirne ‘creatori’. Sono sottovalutate anche le conseguenze penali, specie per i minori: il cambio concettuale imposto da questi fenomeni nuovi considera come la condivisione non consensuale di immagini sia una violenza che lede i diritti umani e l’immagine privata e pubblica della vittima. Gli studiosi sostengono che non si tratti di fatti emergenziali, bensì sistemici e strutturali, riconducibili alla cultura patriarcale e misogina della nostra società, che si esprime in forme nuove e di rinnovata virulenza.
Ci ha spinti a tale ricerca la necessità di comprendere questi fenomeni che coinvolgono ragazzi e ragazze, uomini e donne, e il pensiero che sia la rete a offrire primariamente risposte indiscriminate alla curiosità umanissima di tanti adolescenti, o a coltivare l’odio di genere in adulti frustrati.
Nel cercare di definire cosa si intenda precisamente per ‘pornografia’ è stato subito evidente come il senso di questa parola sia mutato nella storia, testimoniando la costante evoluzione dell’idea di umano e dei rapporti tra uomini e donne. Nell’antica Grecia donne, bambini, schiavi non erano considerati pienamente umani, per cui era una norma disporne a piacimento per principio di possesso. Nei secoli si è passati dal considerare la pornografia e la prostituzione peccaminose e immorali, al ritenerle un problema sociale e di ordine pubblico, mentre oggi si è giunti a percepire la pornografia come una libertà individuale, una questione privata.
Nel primo e secondo capitolo abbiamo inteso esplorare nel dettaglio tali trasformazioni sino ai più recenti sviluppi che coin-
| 13
Introduzione
volgono in modo così diffuso gli adolescenti esponendoli a pericoli spesso sottovalutati, come l’adescamento on line. Abbiamo ritenuto importante citare simulazioni di colloqui per sapere come difendersi da queste potenziali insidie. Nel caso di divulgazione non consensuale di proprie immagini intime, abbiamo fornito elementi e indirizzi validi a cui rivolgersi per chiedere aiuto.
Questa ricerca ci ha imposto di andare oltre la nostra formazione clinica per cercare in altri campi del sapere, talvolta scomodi, per individuare e comprendere fenomeni nuovi e poco noti. Il terzo capitolo, sulla base delle evidenze dell’enorme diffusione della pornografia, va alla ricerca di come questa influenzi numerosi ambiti culturali, dalla musica trap ai videogiochi, con contenuti misogini proposti come una norma.
Alcuni studi che hanno interessato adolescenti tra gli 11 e i 18 anni si sono rivelati preziosi per restituire una visione più intima e personale degli atteggiamenti e dei vissuti dei giovani esposti alla pornografia anche in età molto precoce. La totalità delle ricerche considerate concorda nel ritenere il consumo di pornografia una questione prevalentemente maschile e per questo abbiamo avanzato l’ipotesi che gli stereotipi che strutturano la mascolinità nella cultura siano amplificati dalla pornografia on line in modo anacronistico e comportino gravi danni per il ‘sesso forte’, e che gli uomini stessi ne possano restare prigionieri e vittime. A essi infatti si chiede di nascondere le proprie emozioni per dimostrare la loro virilità; di farsi rispettare e anche di esprimere una certa dose di aggressività o violenza, se necessario, il tutto per difendere l’onore. Lo sanno bene i molti ragazzi coinvolti in episodi di bullismo. La pornografia in questi casi diviene un grande inganno perché è spacciata come strada verso la realizzazione di sé, per stabilire relazioni intime e potenti, generando in realtà confusione tra ciò che nel video si vede e ciò che è reale, uno smarrimento che può influire pesantemente sulla qualità dei rapporti, fin dalle prime esperienze.
Abbiamo poi cercato nei film e in letteratura esempi per delineare un’immagine maschile nuova, in grado di ribellarsi senza violenza e resistere alle pressioni che ogni ragazzo si trova ad affrontare nel suo sviluppo. Le storie di ragazzi e ragazze riportate nel testo documentano come sia possibile impedire questo ‘furto della bellezza’ e in più proporre un’altra direzione di ricerca, senz’altro ardua, per cogliere una nuova possibilità di rapporto tra esseri umani, pur nelle diversità: un modo per crescere insieme nella conoscenza, senza giudizi valoriali stereotipati tra uomini e donne.
Nel quarto e ultimo capitolo abbiamo osservato ‘al microscopio’ gli effetti della pornografia su pensieri, affetti ed emozioni, nel tentativo di rendere comprensibili le cose invisibili della mente che i ragazzi intervistati esposti alla pornografia definivano desensibilizzazione, dissociazione, disinteresse, perdita di speranza e fallimenti. Abbiamo descritto gli effetti della delusione che contagia il partner in relazioni emotivamente povere. Il metodo che ci ha permesso una comprensione profonda, oltre i comportamenti manifesti, fino al pensiero non cosciente, si rifà alla teoria della nascita di Massimo Fagioli, alle sue scoperte e alle molteplici implicazioni di queste emerse in oltre quaranta anni di ricerca sulla realtà psichica condotta dallo psichiatra nei seminari di Analisi collettiva.
14 |
Pornografia e revenge porn
In questo capitolo cercheremo di comprendere la pornografia, il suo legame con la prostituzione e con quella che viene definita ‘industria del sesso’, nonché le sue implicazioni a partire da una breve rassegna dei mutamenti storici del senso della parola, che testimoniano anche le trasformazioni intervenute nei rapporti tra uomo e donna, soprattutto con la svolta epocale degli anni Settanta del Novecento, in cui le lotte per il diritto all’autonomia e all’autodeterminazione delle donne hanno messo profondamente in discussione la nostra cultura. È formulata l’ipotesi che la diffusione massiccia di ‘porno soft’, definita anche ‘pornificazione di massa’, che ha caratterizzato negli anni successivi, oltre a film, stampa e pubblicità, anche le nascenti televisioni private, sia da ritenersi una reazione alla liberalizzazione dei costumi sessuali e alle spinte innovative emerse nella società. L’avvento poi della pornografia on line, accessibile da qualsiasi smartphone e gestita finanziariamente con enormi interessi economici, ha creato scenari imprevedibili esponendo anche i giovanissimi a contenuti dannosi per il loro sviluppo. L’attenzione alle opinioni, ai valori e agli atteggiamenti dei giovani che molto precocemente entrano in contatto con contenuti pornografici è stata così al centro del nostro interesse e ci ha riservato molte sorprese.
Un’analisi della diffusione delle odierne forme di pornografia
Capitolo 1 |
La pornografia
Pornografia e revenge porn
16 |
nel web chiude questo capitolo, con l’intento di restituire un’immagine complessiva del fenomeno e iniziare a comprenderne i meccanismi manipolativi che inducono a credere che la fruizione di pornografia sia ‘normale consuetudine’. L’industria pornografica on line, che ogni mese raccoglie in internet più visitatori di Amazon, Netflix e X (ex Twitter) messi insieme, utilizza, infatti, strategie di richiamo mirate che attirano, oltre agli adulti, anche un gran numero di giovani e giovanissimi che erroneamente cercano in questi siti risposte alle molte domande che la sfida di crescere propone.
1.1 | La pornografia nella storia
Il termine ‘pornografia’ ha una storia antica: se ne fa menzione in alcuni documenti della Grecia del II secolo d.C. ma probabilmente la sua origine è da collocarsi ancora più indietro nel tempo.
Abbiamo documentato le trasformazioni di senso che il termine ha subito nei secoli per comprendere come le idee e le convenzioni sociali che regolano i rapporti tra gli uomini e le donne siano cambiate nel tempo, influenzando il modo di intendere anche la pornografia.
L’opera enciclopedica di Ateneo di Naucrati, del II-III secolo d.C., I dotti a banchetto, è tra i primi reperti a citarla con il senso proprio di pornogràphos, cioè di chi scrive, descrive, disegna intorno alle prostitute, da rq´ toh (porne) = prostituta + cta{h´ (graphè) = disegno, scritto, documento. Peraltro, anche il verbo pèrnemi, da cui deriva porne e che significa vendere, vuol dire, in senso lato, prostituirsi. Nell’opera sono riportate minuziosamente le conversazioni dei maggiori eruditi del tempo invitati a un banchetto, unitamente a un elenco di pietanze servite agli ospiti, e con la parola pornogràphos l’autore fa riferimento a un’ulteriore offerta per compiacere i convenuti.
| 17
Capitolo 1
L’analisi storica del termine ‘pornografia’ dello scrittore Marcello Ravesi per l’Istituto Treccani ci ha fornito ulteriori importanti spunti: per esempio, già Aristotele, nella Costituzione degli Ateniesi, accenna alle funzioni di ordine pubblico svolte da commissari che avevano il compito di garantire il rispetto della legge circa le tariffe delle prostitute e che gestivano anche la pornografia legata a questa attività.
Nella società greca come in quella romana, la pornografia resta intimamente correlata alla prostituzione: entrambe erano diffuse nel tessuto sociale concentrandosi nelle zone più commerciali della città e non rinchiuse in una zona specifica. Un esempio di tutto ciò si trova nel sito archeologico di Pompei: gli affreschi sovrastanti i lupanari, cioè i bordelli, a mo’ di insegna segnalavano i luoghi della prostituzione, le caratteristiche delle ‘lupe’, le prostitute che vi si potevano incontrare, ed erano diffusi in tutto il contesto urbano. Più tardi si considerò l’idea di proteggere da questo spettacolo le donne delle classi alte, così l’imperatore Augusto impose l’accusa di lesione del pudore della donna. Sempre nel I secolo d.C., Dione Crisostomo descrive un tenutario di bordello come un mostro che costringe alla prostituzione giovani madri e fanciulli acquistati al mercato degli schiavi: è come se fosse maturato un maggiore senso di umanità.
Un’affermazione rivoluzionaria, per capire la quale è necessario ricordare che nella Grecia classica e poi nella cultura romana dell’età imperiale, donne, bambini e schiavi non erano considerati pienamente esseri umani e se ne poteva disporre a proprio piacimento. I bambini rappresentavano una forma di vita transitoria più vicina all’animale che all’umano. I maschi guadagnavano la dignità di essere umano quando a 7 anni entravano, con la separazione dalla madre e l’affidamento a tutori e pedagoghi, a far parte della polis grazie a una rigorosa disciplina e all’abilità nel combattere. Venivano cioè avviati, appena usciti dall’infanzia, a un’esistenza votata alla pratica e alla razionalità, ritenuta espres-
Pornografia e revenge porn
18 |
a un’esistenza votata alla pratica e alla razionalità sione massima del pensiero umano in quanto immune da passioni, emozioni e affetti. Comunemente essere razionali è considerato un pregio, mentre qui si vuole rimarcare un aspetto negativo dell’educazione di un tempo, che ‘violava’ il mondo affettivo dei bambini sin dalla tenera età.
Le femmine, invece, considerate variante difettosa della specie, equiparabile al cane domestico, fedele eppur inaffidabile, mai avrebbero raggiunto uno status pienamente umano, data la loro natura selvatica e passionale.
Saranno poi gli imperatori romani convertiti al cristianesimo, da Costantino a Teodosio, i più attenti a cercare di limitare o confinare ogni attività di pornografia e prostituzione in luoghi chiusi e circoscritti.
Dopo la caduta dell’Impero romano furono le autorità ecclesiastiche a chiedere all’autorità temporale un nuovo modello di austerità cristiana in tema di comportamenti sessuali, che si traduceva in forme di espiazione del peccato e allontanamento dal mondo, come la reclusione delle prostitute in monasteri o il loro confinamento in alcune zone della città. L’idea alla base di questa tendenza alla segregazione forzata delle prostitute era di circoscrivere il peccato e i peccatori; tuttavia sappiamo che anche nel Medioevo la prostituzione e la pornografia continuarono a caratterizzare il tessuto cittadino in Oriente come in Occidente, indipendentemente dal tipo di religione professata, ma in tutto questo ampio arco di tempo non si trova più traccia della parola ‘pornografia’, che sembra essere scomparsa da ogni documento scritto.
A determinare una svolta radicale fu, intorno al 1450, l’invenzione della tecnica dei caratteri mobili nella stampa che, riproducendo i libri in modo più veloce ed economico, permise la diffusione della cultura attraverso di essi, così che letteratura e immagini di esplicito carattere erotico e pornografico poterono raggiungere molti, creando un pubblico di lettori in fasce di popolazione prima escluse da qualsiasi contatto con simili opere.
| 19
Capitolo 1
Le autorità ecclesiastiche reagirono a ciò, sin dal Concilio di Trento, in piena Controriforma – rispetto allo scisma protestante –, imponendo una rigida censura anche al mercato librario, ritenuto potenzialmente peccaminoso.
A partire dal XVII secolo in poi, in Europa, una serie di provvedimenti disciplinari radicalizzò la tendenza al controllo e alla delimitazione, con l’intento di liberare gli spazi cittadini, istituendo l’internamento indiscriminato di anormali, folli e prostitute.
Il termine ‘pornografia’ ricompare nel 1769, in un libro dello scrittore francese Restif de la Bretonne inerente a un progetto di riforma e regolamentazione statale della prostituzione: in questo caso non si parlava più di peccato ma di pubblica igiene, di morale e di buona amministrazione.
Nel secolo della dea Ragione, della fiducia nella scienza, la prostituzione e la pornografia costituivano uno dei tanti problemi a cui veniva attribuita l’instabilità sociale delle città: erano considerate un inquinamento morale, come l’alcolismo, la trasmissione di malattie veneree, o qualsiasi forma di devianza rispetto a un modello di normalità ritenuto socialmente necessario.
Solo negli anni Quaranta dell’Ottocento fu il carattere ‘osceno’ di scritti e disegni a essere oggetto di attenzione così che, nel corso degli scavi di epoca borbonica a Pompei, la maggior parte degli oggetti e dei dipinti ritenuti osceni fu semplicemente distrutta.
Agli albori del Novecento il termine cambierà ancora di senso, per cui la pornografia non avrà più attinenza con qualcosa di proibito, osceno o peccaminoso, preambolo a un rapporto mercenario, bensì si andrà precisando la sua sola funzione di stimolare sessualmente il lettore e lo spettatore.
Si può dire pertanto che la pornografia intesa nell’accezione corrente sia un fenomeno relativamente recente: l’unico ruolo socialmente riconosciuto alle rappresentazioni esplicite dell’attività sessuale è quello della stimolazione genitale dei consumatori.
Pornografia e revenge porn
20 |
La pornografia si avvia così a diventare un prodotto prettamente commerciale, fabbricato per il consumo di massa: la sua industria utilizza immediatamente le possibilità offerte dalla fotografia e poi dall’invenzione del cinematografo per espandere il proprio mercato, quando tutto sembrava soccombere ai due conflitti mondiali.
Negli anni del secondo dopoguerra il clima sociale era cambiato, la vita delle persone era rivolta alla ricostruzione del paese e grazie alla speranza di un futuro migliore nascevano molti bambini. I figli del boom economico post-bellico, i cosiddetti boomers, intendevano ribellarsi all’ipocrisia e al conformismo della generazione che aveva prodotto la guerra, anche quella del Vietnam, e pensavano di realizzare una rivoluzione pacifista e libertaria che inneggiava all’amore libero. Poteva essere l’inizio di un nuovo modo di relazionarsi tra uomo e donna, più consapevole, ma serviva un pensiero diverso per fare cose diverse, una teoria sugli esseri umani che resistesse alla restaurazione che nella storia ha sempre reagito a ogni rivoluzione.
La rivendicazione di autodeterminazione femminile è stata definita il più grande sciopero della storia mai dichiarato apertamente, fu una possibilità per tutti, ma certamente destabilizzava la società patriarcale e infatti la maggiore libertà sessuale fu svuotata di senso, appiattita e sfruttata dall’industria pornografica, che ebbe in quegli anni un’espansione senza precedenti, trainata da quella dei settori cinematografico e televisivo.
I sostantivi composti con l’aggettivo ‘porno’ comparvero allora con i primi cinema porno, locali dedicati alla proiezione di film a luci rosse, il cui ingresso era interdetto ai minori: c’era stato un allentamento delle leggi censorie in seguito alla ‘rivoluzione sessuale’ portata avanti dai movimenti giovanili sessantottini.
L’aggettivo ‘porno’ sembrava essere diventato di uso comune: espressioni come ‘porno-shop’, ‘spettacoli porno’, ‘porno-fumetti’ e ‘porno-star’ rappresentarono un fenomeno linguistico ecla-
| 21
Capitolo 1
‘spettacoli porno’ tante, con il dilagare di un’offerta televisiva che negli anni Ottanta esaltava la dimensione divistica di attrici e attori porno; fece scalpore in quegli anni la porno-diva Ilona Staller, che ai microfoni di una radio privata alludeva all’organo genitale femminile con il termine ‘cicciolina’, finendo poi per identificare se stessa con il suo sesso. Era famosa per i suoi porno-show, cioè spettacoli pornografici che si svolgevano in locali notturni o in teatri, e in seguito verrà coniato per lei il termine ‘porno-deputata’, in quanto eletta nel 1987 nella decima legislatura del Parlamento italiano.
Sono gli anni in cui le nascenti TV private intrattengono con immagini ‘porno-soft’ le cene delle famiglie italiane, esibendo donne procaci e sorridenti a raccontare l’inganno di una raggiunta libertà sessuale. Le testate giornalistiche del tempo facevano a gara a coniare neologismi come ‘porno-festino’ o ‘porno-spettatore’, ma bisogna attendere la fine degli anni Ottanta per sentir parlare esplicitamente di ‘porno-consumatore’, oppure ‘pornodipendente’: un fenomeno nuovo.
La fase degli home video, iniziata negli anni Ottanta e culminata nel decennio 1990-2000 con i DVD, rappresenta una rivoluzione radicale nel consumo di pornografia: niente più costose produzioni su pellicola e niente più imbarazzanti sedute collettive in squallidi cinema a luci rosse, la pornografia diventa accessibile e domestica, quasi ordinaria e deprivata del suo aspetto trasgressivo. Porno-attori rilasciano interviste, parlano della loro carriera e della loro vita di successo ai porno-fan, che fanno il tifo per loro, così famosi e realizzati.
Ancora una volta le parole e il senso con cui sono impiegate ci offrono indizi di un mutamento culturale imposto. Il linguaggio si è affinato, transitando dall’‘osceno’ al ‘porno-chic’, a definire una tendenza alla moda estremamente provocante e allo stesso tempo elegante, piccante e sofisticata: lo sdoganamento della pornografia può dirsi totale. E in omaggio al neoliberismo che organizza il mercato e che rende ogni cosa merce, si parla di por-
Pornografia e revenge porn
22 |
E in omaggio al neoliberismo che organizza il mercato e che rende ogni cosa merce no-capitalismo ed è proposta una tassa sugli utili derivati dalla produzione e dallo sfruttamento commerciale di materiale pornografico, la porno-tax.
Sono anni in cui la tendenza della moda enfatizza il lusso ostentato dai porno-divi come emblema di successo, senza lasciar trasparire da dietro le quinte di questi set cinematografici notizie sulle pratiche degradanti e pericolose a cui gli attori ancora oggi si sottopongono per poter girare scene di sesso per ore. Un grande inganno a cui talvolta i ragazzi possono credere, facendo un confronto di immagine umiliante, sentendosi inadatti, non performanti, e che mina l’autostima in alcuni, i più sensibili, con conseguente ritiro dai rapporti, mentre altri cercano di emulare le prodezze degli attori finendo con avere rapporti sessuali confusivi se non violenti.
L’ultima frontiera comparsa nel processo di diffusione del porno è costituita dall’avvento di internet, per cui chiunque può disporre di materiale pornografico in maniera immediata, economica e del tutto anonima: questa modalità ne ha incentivato la propagazione raggiungendo utenti sempre più giovani. Secondo stime del 2022, l’Italia è fra i paesi che contano il più alto numero di consumatori di porno on line. La rivoluzione digitale, che ha caratterizzato la vita in primo luogo dei ragazzi, permette inoltre di creare e scambiare immagini porno autoprodotte, in cui è possibile identificarsi e rispecchiarsi senza fare confronti impietosi. Un’ulteriore trasformazione che fonde e confonde i termini ‘porno’ e ‘sesso’, in un tragico equivoco: si tratta di uno slittamento di senso che coinvolge non più solo gli adulti ma, grazie alle nuove tecnologie, moltissimi ragazzi e anche minori in età sempre più precoce, con conseguenze tutte ancora da studiare.
| 23
Capitolo 1
1.2 | La rivoluzione sessuale
Un po’ come fanno gli archeologi, proveremo a dedurre dai reperti di storia sin qui rinvenuti come gli esseri umani vivessero la pornografia e quali fossero le idee che sostenevano e determinavano i rapporti tra i sessi, sia nel privato che nelle organizzazioni sociali e culturali che si sono succedute nel tempo.
Osserviamo che nei secoli si è passati dall’acquisto temporaneo dei favori di una donna all’acquisto di immagini immateriali per realizzare un’eccitazione genitale, preambolo di un rapporto privato o di una masturbazione solitaria. Il filo conduttore resta la prevalenza di un pensiero al maschile, visto che nella storia erano solo gli uomini ad avere un ruolo sociale e a detenere il potere economico, escludendo le donne da qualsiasi espressione pubblica, impedendone ogni forma di aggregazione: un sistema che si è perpetuato e che ha sostenuto e giustificato gli stereotipi di genere. Dal negare il riconoscimento della propria umanità ad alcuni esseri umani in modo da poterli utilizzare come oggetti per ogni scopo, si è passati all’idea cristiana di esseri tutti uguali davanti a dio, uomini e donne, ma tutti peccatori rispetto alla legge divina, introducendo il tema della colpa, e quindi dell’espiazione nel castigo.
Nella storia, tuttavia, l’immagine femminile è molto cambiata grazie agli innumerevoli tentativi di opposizione all’egemonia del pensiero maschile, al miglioramento delle condizioni materiali di vita di parte della società, unitamente all’evoluzione del senso dell’umano; obiettivi le cui spinte evolutive sono state fortemente contrastate, talvolta in modo feroce.
La storia recente ha individuato un’accelerazione esponenziale di tale ribellione femminile mai sopita, per una concomitanza di eventi: i boomers, figli della classe media, avevano potuto studiare in un sistema di istruzione pubblica che aveva portato l’obbligo scolastico fino ai 14 anni, oltre la scuola primaria; molti, per primi
oltre la scuola primaria; molti nella loro famiglia, avevano accesso all’università, così anche il numero delle studentesse aumentò vertiginosamente e nel Sessantotto erano un terzo della popolazione universitaria italiana.
I giovani di allora volevano molte cose, rifiutavano il vecchio modo di intendere la vita, ma senza un’idea o una teoria per una nuova umanità: tentavano di esplorare una libertà nei rapporti uomo-donna mai esistita prima e la diffusione della pillola anticoncezionale, la legalizzazione dell’aborto, le nuove leggi sul diritto di famiglia e sul divorzio la rendevano materialmente possibile.
Spesso accade che le rivoluzioni siano fatte solo da una porzione apicale della società, ma in questo caso si verificò un effetto valanga: la prima rivoluzione a diffusione planetaria, in un tempo in cui non c’era internet, mossa dallo stesso vento di rivolta nato negli Stati Uniti d’America che coinvolse anche l’Italia, come tutto il mondo occidentale e non solo. Gli storici ne hanno descritto la valenza eversiva rispetto al potere politico, sottovalutando spesso le ricadute sul piano dei rapporti umani e della società tutta.
Nel nostro paese gli uomini, sia nelle campagne che nelle città, apparivano più conservatori di fronte a una rivoluzione nei rapporti tra uomo e donna e tra padri e figli che destabilizzava l’ordinamento precedente. Ciò che si vedeva allora in superficie era una maggiore libertà di rapporto tra i sessi e solo dopo emerse l’idea di una perdita di controllo sulle donne, un tempo ben ancorate al ruolo di mogli e madri, quindi a un destino legato ineluttabilmente alla biologia della procreazione.
Quando nella storia dell’umanità vi sono profondi cambiamenti di costume o di pensiero, sono spesso gli artisti a coglierne per primi la valenza innovativa e a documentarli attraverso la loro arte. Nei film di Michelangelo Antonioni è possibile percepire tutto il tormento, maschile quanto femminile, di fronte alla rivoluzione sessuale di quegli anni. Attraverso la sua ricerca filmica, cer-
24 |
Pornografia e revenge porn
cava di scoprire cosa ci fosse dietro e dentro ai fatti manifesti, i sentimenti e anche la malattia degli affetti, l’intenzionalità occulta dei gesti: cercava di vedere l’invisibile. Le sue immagini femminili non sono più le popolane o le maggiorate stereotipate del neorealismo, hanno figure sottili, sono seduttive, conturbanti e controverse. Era raccontata la necessità di confrontarsi con una nuova immagine femminile, mai comparsa prima, e la crisi dei sentimenti derivava dall’incapacità di sostituire vecchie categorie di giudizio e prendere atto delle modifiche storiche avvenute: i giornali di allora parlavano di ‘incomunicabilità’ tra uomo e donna.
Evitare la crisi, illudersi di poter tornare indietro: questo forse l’intento della cultura conservatrice complice della nascente industria pornografica, per annullare l’emergere di un’altra possibilità di rapporto tra esseri umani potenzialmente destabilizzante per la società. L’apparente normalità con cui era accettata e diffusa la pornografia, come elemento atavico e ineludibile della natura maschile, era considerata sintomo di modernità, superamento di falsi moralismi, ma ora è pensabile si sia trattato di una mancanza di fantasia e di coraggio che non immaginava un oltre alla crisi. L’intelligenza storica di quegli anni non era ancora arrivata a formulare l’ipotesi che questo cambiamento fosse un’opportunità, che ci fosse altro, che fosse possibile un rapporto umano trasformativo, perché si riteneva che il massimo dell’amore fosse l’accettazione incondizionata dell’altro per come è.
1.3 | La ‘pornificazione di massa’
Spenta la ‘rivoluzione’ del Sessantotto, gli echi degli ‘anni di piombo’, con il terrorismo e la diffusione della droga, avevano lasciato una moltitudine di ragazzi delusi e depressi a medicarsi ferite profonde e talvolta veri e propri fallimenti esistenziali.
Con l’avvento delle emittenti TV private si assistette a una cre-
Capitolo 1
| 25
scita esponenziale delle immagini femminili utilizzate dalla pubblicità e dai programmi televisivi in modo allusivo verso una sessualità disinibita e fatua: è il ‘porno soft’ di cui abbiamo parlato nelle pagine precedenti. Anche l’evoluzione dei supporti, dai film ai DVD, a internet, ha favorito la crescente industria della pornografia; tuttavia, colpisce la concomitanza temporale per cui gli anni della ‘pornificazione di massa’ in Italia e nel mondo occidentale coincidono e seguono le grandi trasformazioni sociali degli anni Settanta del Novecento. L’ipotesi è che, a fronte di una storica riflessione sull’identità femminile, che ha portato a una rivoluzione nei rapporti uomo-donna, la nostra cultura occidentale non sia stata in grado o non abbia voluto promuovere una corrispondente riflessione su quella maschile, che a tutt’oggi sembra ancora essere data per scontata e riproposta come immutabile.
A distanza di anni e nonostante tutto, come vedremo in seguito, ricercatori, insegnanti e psicoterapeuti concordano nel riscontrare un ampio cambiamento generazionale nel processo identitario adolescenziale femminile, mentre lo sviluppo identitario maschile si arrocca ancora in larga misura su stereotipi consolidati. È pensabile che questo divario sia alla base delle difficoltà nelle relazioni che oggi gli adolescenti sperimentano e che sembra inasprito dal mancato riconoscimento reciproco tra ragazzi e ragazze.
Alcuni autori ritengono necessario osservare in un continuum i vari aspetti culturali implicati nel rapporto tra i sessi per comprendere le dinamiche non coscienti, che esitano in alcuni casi in episodi di esplicita, estrema violenza, come i femminicidi, in cui la donna è considerata un oggetto di proprietà di cui disporre a piacimento, né più né meno di come viene rappresentata dalla pornografia.
Va osservato anche che lo sviluppo della pornografia nel web è in grado di radicalizzare e confermare questi stereotipi di genere, arcaici e che si esprimono prevalentemente come rivendi-
26 |
Pornografia e revenge porn
cazione rancorosa e violenta di una supremazia in declino, che svilisce e rende il partner un oggetto inanimato. La conseguenza spesso osservata è di rendere il consumatore di pornografia insensibile alla realtà umana dell’altro, riportandolo deliberatamente indietro di secoli laddove l’immagine femminile non si discosta molto, ma con rinnovata violenza, dall’immagine di donna della polis greca o di quella sottomessa al pater familias dell’antica Roma. Mentre però nelle società antiche l’immagine di donna e il relativo rapporto fra i sessi erano coerenti con il livello di pensiero storico raggiunto, nella società occidentale di oggi vi è una scissione perché l’accettazione razionale dei principi di libertà e parità di genere si accompagna talvolta a fantasticherie recondite di possesso e dominio su donne e figli, scissione che dobbiamo riconoscere come perdita di rapporto con la realtà umana propria e altrui e, quindi, come malattia del pensiero.
Se tutto ciò coinvolge giovani menti ancora non pronte a comprendere l’incontro sessuale, gli effetti del consumo di pornografia, di questa tragica menzogna, potrebbero essere devastanti perché le immagini sono in grado di veicolare una violenza ben più grave di quella fisica.
1.4 | Adolescenti e pornografia
La psicologia si è interessata relativamente da poco del binomio adolescenti-pornografia, nonostante non si tratti di un fenomeno così nuovo e nonostante che, come emerge da recenti ricerche, l’esposizione precoce alla pornografia abbia assunto proporzioni abnormi e non oggettivamente quantificabili, a causa della possibilità di accedere alle piattaforme digitali con lo smartphone che ogni ragazzino ha a disposizione. Ormai due generazioni di nativi digitali hanno facile accesso a questi contenuti potendo dichiararsi maggiorenni senza alcun controllo realmente efficace.
Capitolo 1
| 27
Pornografia e revenge porn
28 |
Oggi è molto difficile esprimere una posizione critica verso il fenomeno della pornografia, soprattutto per i giovani, perché è facile essere additati come sessuofobi, moralisti, bacchettoni, e la nostra società si divide fra coloro che danno per scontati e normali l’offerta e il consumo di pornografia e coloro che, non interessandosene, si limitano a considerarla qualcosa di deplorevole ma da tollerare in quanto questione privata di libertà individuale.
Forse, però, qualche segnale fa ben sperare, come l’intervista rilasciata dalla pop star Billie Eilish al programma radiofonico Howard Stern Show del dicembre 2021, molto popolare tra Stati Uniti e Canada, che ha fatto rapidamente il giro del mondo attraverso i social, in cui la cantante ha raccontato gli effetti di aver guardato così tanta pornografia dagli 11 anni. «Credo che mi abbia distrutto il cervello, mi sentivo devastata. Le prime volte che ho fatto sesso non dicevo di no a cose che non mi hanno fatto bene. Lo facevo perché pensavo di doverne essere attratta» ha ammesso, e tutto ciò le causava incubi notturni che poi sono tornati a perseguitarla nella sua vita sessuale da adulta.
Un altro dato su cui concorda la letteratura è la netta prevalenza maschile nel consumo di pornografia, anche se purtroppo recentissime ricerche effettuate nel periodo post-pandemia da COVID segnalano un incremento di presenze femminili di area lesbica.
La dottoressa Elena Martellozzo, membro del CATS (Centre for Abuse and Trauma Studies) e professore associato presso il Research Group at Middlesex University di Londra, che studia, oltre al rischio per i minori di abuso sessuale on line, ogni altra forma di danno in rete per i giovani, ha promosso una ricerca sul tema dell’impatto della pornografia on line su valori, atteggiamenti, convinzioni e comportamenti dei bambini. È inoltre tra le promotrici di una indagine quantitativa e qualitativa originariamente commissionata dall’NSPCC (National Society for the Prevention of Cruelty to Children) e condotta da un team della Mid-
| 29
Capitolo 1
convinzioni e comportamenti dei bambini dlesex University tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016, che ha costituito il più ampio studio sul modo in cui gli adolescenti rispondono alle immagini sessuali che hanno visto on line e tramite i social media. In quest’ultimo lavoro, che definiremmo di ricerca-intervento, voluto dal commissario per l’infanzia inglese, finalizzato alla promozione della salute dei giovani, i partecipanti alla ricerca, più di 1.000 ragazzi e ragazze tra gli 11 e i 16 anni, ovvero un campione rappresentativo della popolazione inglese, oltre a rispondere in modo anonimo e con la garanzia della non perseguibilità, hanno potuto esprimere idee ed esigenze, oltre che ottenere aiuto concreto in casi specifici.
Riportiamo alcune delle evidenze emerse: nel 2015 per la prima volta gli smartphone hanno superato il laptop come dispositivo più popolare per connettersi a internet nel Regno Unito (e in Europa) e solo ora iniziamo a capire l’impatto che ciò sta determinando sulla prima generazione di ragazzi con smartphone. La metà del campione intervistato dichiara di essere stata esposta a rappresentazioni degradanti e violente di sesso; solo il 28% dei ragazzi tra 11 e 12 anni riferisce di aver visto materiale pornografico, ma la percentuale sale al 65% tra i ragazzi che hanno 15 e 16 anni. La prima visione volontaria di sesso on line avviene per il 30% a casa di un amico e mediamente intorno ai 14 anni, i ragazzi sono decisamente più coinvolti nella ricerca attiva di materiale pornografico on line (60%) rispetto alle ragazze (22%). Tra coloro che hanno visto materiale pornografico, il 94% riferisce un misto di vissuti tra curiosità, disgusto e shock, e in alcuni casi un’eccitazione sessuale che li confondeva. I più piccoli riferiscono di esserne stati disturbati.
L’atteggiamento dei ragazzi nei confronti della pornografia include risposte contrastanti che in ordine decrescente sono: è realistica, eccitante, stupida, degradante, spaventosa; ma il gruppo di ragazzi più grandi è maggiormente positivo e afferma di volerne emulare i contenuti, mentre le ragazze più grandi mostrano
Pornografia e revenge porn
30 |
spaventosa; ma il gruppo di ragazzi più grandi è maggiormente positivo e afferma di volerne emulare i contenuti un atteggiamento negativo. Tuttavia, alcuni convengono che quella visione ha contribuito a far loro capire, se non in alcuni casi insegnato, i ruoli di genere e in particolare i ruoli che uomini e donne possono avere nei rapporti sessuali.
Un aspetto ritenuto preoccupante dai ricercatori è che i maschi formano sulle immagini del porno le loro aspettative sulle ragazze con cui poi interagiscono. Allo stesso modo i ricercatori esortano a prestare attenzione ai messaggi che le ragazze traggono dalla pornografia e al modo in cui possono essere influenzate all’interno di relazioni sessuali potenziali o reali. I giovani di entrambi i sessi hanno manifestato l’esigenza di maggiori informazioni sulla pornografia on line per acquisire una migliore competenza critica al di là di giudizi morali: vorrebbero dei corsi tenuti da personale esperto non scolastico, non giudicante, qualcuno esterno alla scuola per loro sarebbe meno imbarazzante, e sarebbero contenti di seguirli in gruppi di lavoro misti; potrebbero coinvolgere degli youtuber o influencer che sarebbero di ispirazione per molti adolescenti; hanno richiesto informazioni differenziate per età, oltre che di sapere chi contattare in caso di bisogno per un ulteriore aiuto, o un numero privato per fare domande specifiche in modo riservato. Coloro che avevano seguito a scuola corsi di educazione sessuale e avevano affrontato il tema del porno e i pericoli della condivisione di immagini, come il sexting, mostravano una maggiore consapevolezza e serenità.
Conoscendo quanto i media possano plasmare atteggiamenti, gusti, conoscenze e comportamenti delle persone – e questo è particolarmente vero nella fase di sviluppo fisico, cognitivo, affettivo e sociale degli adolescenti – va considerato che i giovani contemporanei sono così immersi nei media on line che sovente non considerano una separazione tra le loro esistenze reali e quelle virtuali. Non è pertanto possibile essere certi degli effetti che ciò avrà sul loro sviluppo futuro, così pieno di contenuti sessuali espliciti, facilmente accessibili ma soprattutto condivisibili,
Pornografia e revenge porn
32 |
bellissime e famose che mostrano ascelle non depilate per dire no alla depilazione intima intende opporsi a una moda ormai diffusissima, a detta dei centri estetici, che prevede la depilazione totale dei genitali, quest’ultima mediata dai film porno, tesa a far apparire il membro maschile più grande, e giustificata in nome dell’igiene intima per il sesso femminile, idea completamente smentita dai ginecologi che rilevano un incremento di infezioni dovute a questa pratica ormai diffusa. Resta invece solo un’ipotesi l’idea che i genitali depilati, soprattutto femminili, rimandino a una immagine infantile più rassicurante, irrealistica, almeno per la realtà caucasica.
La crescente discrepanza di atteggiamento tra ragazzi e ragazze che molte ricerche evidenziano rispetto al tema della pornografia si riverbera nei rapporti privati tra pari, con implicazioni potenzialmente preoccupanti per i comportamenti e le aspettative reciproche all’interno delle relazioni sessuali. Emerge che i giovani che dichiarano di essere abituali consumatori di pornografia stanno diventando più desensibilizzati, cioè hanno sviluppato una ridotta reattività emotiva a stimoli negativi dopo un’esposizione ripetuta al porno, così come a video musicali estremi: una sorta di appiattimento emotivo per contenuti che non vengono più percepiti come degradanti perché correlati alla possibilità di soddisfare l’eccitazione fisica. Dalle ricerche prese in esame emerge il tragico inganno con cui molti ragazzi affrontano le prime esperienze amorose confondendo la pornografia con la sessualità, con considerevoli conseguenze nello sviluppo dell’identità personale.
Si impone così la necessità di comprendere un mondo che non è più riconducibile al solo ambito della libertà individuale di un adulto, ma che impatta sui rapporti tra i sessi molto precocemente. Il gruppo che si dimostra più propenso ad assimilare quanto proposto dalla pornografia on line sarebbe situato tra i 13 e i 14 anni, età che peraltro è ideale ai fini di un intervento di prevenzione psicologica.
tribuisce a canalizzare il pensiero di molti. Ne è proprietaria una compagnia che ha sede in Lussemburgo con diramazioni in altri 15 paesi del mondo e che risponde al nome di MindGeek, operativa nel settore dell’informazione e della comunicazione oltre che in strategie e tecniche per l’elaborazione di dati.
Un modo per cominciare a esplorare l’entità del fenomeno pornografia on line è farne un’analisi di flusso: l’80% del traffico dei siti porno mondiali risponde proprio a quest’unica compagnia, il cui giro d’affari si disperde in centinaia di mutevoli società offshore con un modello di business che replica quello dei colossi del web come Facebook, Google, Apple. A livello mondiale l’indotto di questi modelli di gestione del porno rappresenta dall’1 al 3% del prodotto interno lordo nazionale.
Nello specifico, analizzando i numeri relativi agli accessi su Pornhub, si scopre che nel 2017 ha avuto 28,5 milioni di visitatori abituali e il trend è in continua crescita. Il peso dei video guardati è stato di oltre 10 milioni di gigabyte, che significa che ogni cinque minuti viene gestita una mole di dati pari a quella contenuta nei 50 milioni di libri della New York Public Library. Il 74% dei visitatori è di sesso maschile e l’età media è di 37 anni, anche se probabilmente quest’ultimo dato non è attendibile, perché esiste una grande porzione di sommerso relativa a giovanissimi che dissimulano l’età anagrafica reale.
Disegnare il quadro di intime e private difficoltà con i numeri della pornografia on line crea un orizzonte sociale preoccupante; in questi sistemi ogni visualizzazione genera ricchezza ed è studiata in modo da trattenere l’utente il più possibile collegato; inoltre, l’industria del porno gestisce finanziariamente le potenzialità della rete senza mai entrare in contatto con chi produce materialmente quei contenuti, dei quali pertanto non si ritiene responsabile.
Alcune analisi dei dati prodotti da tale enorme traffico evidenziano una vasta presenza di casi di pornodipendenti, presu-
34 |
Pornografia e revenge porn
nografia, una scoperta reciproca attraverso parole che fanno crescere: un fatto esclusivamente umano, il diritto di lasciarsi stupire dinanzi al volto dell’altro. «Il film è un lungo preliminare» dice la regista, ma purtroppo, spesso, gli adolescenti non sono aiutati in questa scoperta della sessualità: dove andare e come muoversi? La confusione può montare insieme alla rabbia e alla solitudine.
Oggi i social danno una parvenza di risposta a tutte le domande che ci si può porre, anche su sessualità e caratteristiche comportamentali di genere: ‘Cos’è? Come funziona? Qual è la verità?’. Pronta la risposta di Pornhub: ‘Te lo facciamo vedere noi e a raccontartelo saranno i nostri attori e i nostri psicologi’. È così che nasce la rubrica Ask Me Anything, nella quale si danno soluzioni dirette a interrogativi scottanti inviati dagli utenti, che spesso sono semplicemente persone sole, senza qualcuno in grado di dar loro ascolto e aiuto, che nell’anonimato trovano sollievo alla vergogna. L’obiettivo a monte di una simile offerta/pseudo-consulenza è quello di sfruttare questa solitudine per creare una forma di socialità alternativa ove parlare liberamente, cosa che accade, come vedremo, anche nei casi di revenge porn e della pedopornografia.
A rispondere alle molte domande sono chiamati in qualità di esperti anche attori porno, da sempre considerati come entità astratte, mitiche, o manichini irreali messi lì solo per la propria soddisfazione, i quali, partecipando al vissuto degli altri, assumono un’identità apparentemente reale, lasciando intendere una vicinanza, una possibilità di interazione diretta e di ingenua conoscenza, prima relegata al solo immaginario dell’utente. «Conosci gli ambasciatori del marchio Pornhub e guarda cosa succede davvero all’Hub nei nostri video dietro le quinte! Abbiamo filmati esclusivi di servizi fotografici, campagne di merchandising [...] e molto altro ancora!». Sono le parole che MindGeek delega a Pornhub e ai tanti siti paralleli di sua proprietà, enfatiche e allegre come in una campagna pubblicitaria ma con la differenza
38 |
Pornografia e revenge porn
quello delle fotocamere, perché è solo osservando abitudini, preferenze, messaggi, interazioni filmato per filmato e poi parole chiave di ricerca che questo colosso riesce a comprendere chi lo sta navigando per fidelizzarlo, esponendolo a pubblicità e contenuti sempre nuovi ma affini ai suoi interessi, ormai diventati a esso noti. Sui lati dello schermo compaiono infatti annunci per la vendita di integratori e pastiglie per aumentare l’erezione o ritardare l’eiaculazione, di gadget sessuali, sino a soluzioni per l’alterazione della conformazione fisica, per non parlare poi delle pubblicità imposte prima che parta un filmato, nelle quali vengono proposte chat per incontri sessuali di vario genere, tra l’altro ipotetiche trappole per fenomeni come l’estorsione sessuale che affronteremo nelle pagine seguenti. Dati come l’indirizzo IP, la presenza di un antivirus, il sistema operativo, il tipo di collegamento alla rete, l’area geografica di provenienza, i vari applicativi installati, la presenza o meno di una webcam sono solo alcune delle informazioni che vengono acquisite da chi apre le braccia elargendo istanti di momentaneo distacco dalla realtà.
Questa dinamica di controllo generalizzata strumentalizza aspetti di vulnerabilità personale, proponendo la dipendenza come facile soluzione a qualsiasi crisi identitaria attraverso un pensiero ripetitivo perché ancorato a un atteggiamento verso la vita ritenuto ineluttabile: il modello cui gli ingegneri del porno fanno riferimento è quello di un essere umano guidato nel suo agire dalla coazione a ripetere dinamiche consolidate, quindi facilmente prevedibile e manipolabile in funzione del mercato.
Le interazioni che le piattaforme di pornografia digitale registrano sono analizzate da professionisti della Princeton University e del Kinsey Institute dell’Università dell’Indiana, che le rielaborano passando da un’area di macro dati a una di micro dati, che divengono parte di quel patrimonio di informazioni commerciali utili per i mercati e anche per scopi inerenti alla sfera sociale.
40 |
Pornografia e revenge porn
gono i consumatori a rivelare i propri punti di vista, attitudini e propensioni. Un esempio pratico di questo ‘cavallo di Troia’ è ‘Forza Italia, we love you’, slogan che Pornhub dedicava al nostro paese in isolamento forzato per le pesantissime perdite di vite umane derivanti dai contagi da COVID-19, e che consentiva l’accesso gratuito e senza limiti all’intera gamma dei suoi contenuti previa registrazione, proponendo una panacea in un periodo difficile che aveva tutte le potenzialità per trasformarsi in una ‘accettabilissima’ forma di dipendenza utile all’aumento del fatturato aziendale, oltre che per acquisire informazioni relative a momenti di crisi.
1.6 | Rappresentazione o realtà?
Probabilmente, per comprendere cosa accada davanti a una videocamera prima, dopo e durante le scene che Pornhub propone, è necessario rifarsi alla relazione informativa della commissione d’inchiesta discussa nel Parlamento francese nel 2022. Intitolata L’inferno in scena, ha indagato su una trasformazione invisibile ai più, avvenuta in questo orizzonte parallelo: si tratta di attrici improvvisate e giovanissime, che accettano di girare qualsiasi scena pur di guadagnare denaro e sfuggire alla povertà nei paesi di origine, innalzando al contempo la mole di contenuti disponibili. Sono spesso ragazze ingaggiate con un contratto fasullo per girare solo scene concordate, contratto che poi viene totalmente disatteso: i video documentano quello che si configura come uno stupro reale, con pratiche degradanti e in alcuni casi crudeli, seguite dal ricatto economico nel caso la vittima si opponga alla pubblicazione del video. In riferimento alla pornografia virtuale, la commissione ha concluso così: «È un’industria che genera violenza sistemica contro le donne [...], è la macina del genere fem-
42 |
Pornografia e revenge porn
] minile». Questa drammatica considerazione comprende sia le attrici che prima, durante e dopo le riprese subiscono varie forme di violenza, sia le donne in genere che tramite quelle immagini vengono degradate e deumanizzate.
Gli autori del report riferiscono che i produttori dell’industria pornografica ufficiale, come Dorcell, lamentano l’avvento di portali tipo Pornhub, che avrebbero alterato irreparabilmente il mercato dell’hard, oltre che per motivi economici legati agli interessi dei colossi produttori dei film, anche per i danni provocati alle attrici e quelli derivati dall’accesso a contenuti pornografici non regolamentato per i minori. Per quanto riguarda questi ultimi, il pericolo sostanzialmente sta nel fatto che per i contenuti a cui accedono non è richiesto un pagamento, non esistendo più la barriera di controllo che in origine era legata all’età e alla sottoscrizione di un contratto che richiedeva la disponibilità di una carta di credito.
Il concetto è che non tutti gli utenti realizzano cosa ci sia dietro la pornografia perché l’offerta di contenuti è legata alla prototipazione dell’utente. Uno scenario distopico, fondato sullo sfruttamento dei bisogni di chi fa uso di pornografia e che può crescere sino ad arrivare a tradursi in violenza manifesta e aggressione all’integrità psicofisica di qualcuno che non è più un attore: in un video porno, una donna che digrigna i denti o che piange non è detto che stia fingendo. Potrebbe essere davvero una donna che sta soffrendo, e spesso queste ragazze non hanno il denaro per impedire la pubblicazione di ciò che è stato filmato: non è che l’inizio, perché la diffusione delle immagini attraverso internet è potenzialmente mondiale.
Le pornostar di un tempo sono state lentamente dimenticate e sostituite da volti sconosciuti, sempre più conosciuti: una migrazione ‘democratica’, di fatto una deregolamentazione con enormi vantaggi economici. Spariscono i set cinematografici più classici per lasciare spazio ad ambienti comuni, reali, spesso ca-
Capitolo 1
| 43
mere d’albergo affittate per cambiare facilmente scenografie; al contempo nascono nuovi modi di ripresa, che mostrano il punto di vista maschile per creare l’impressione di essere dentro il rapporto. Spariscono i sottofondi musicali distraenti e la narrazione della storia non ha più senso perché la pornografia ha assunto la sua veste più autentica, quella di strumento utilitaristico reciproco: economico per chi la fa, collusivo per chi la usa e finalizzato alla masturbazione, ovvero alla soppressione di stati mentali dolorosi che per suo tramite semplicemente si assopiscono ma non si risolvono mai.
È così che si propaga anche un’altra nuova frontiera: la pornografia amatoriale, che peraltro risponde perfettamente alla richiesta dei suoi utilizzatori, ovvero quella di delegare agli altri ciò che loro non riescono a fare ma che vogliono guardare, senza più impietosi confronti con attori professionisti iperdotati e performanti.
È un genere che di fatto non è più così nuovo ma che si rinnova, all’interno di un mercato che non si ferma mai e che trova in un altro colosso del web uno dei suoi principali supporter: OnlyFans, diverso da Pornhub ma per certi versi a esso strettamente legato. Si tratta di una piattaforma social nata nel 2016 con l’intento di offrire uno spazio personale a creatori di contenuti di vario genere. Non ha mai avuto come scopo unico quello di promuovere la pornografia ma in pochissimo tempo è diventata la bacheca di singoli creatori di video che hanno saputo interpretare a loro utile la possibilità di rendere pubbliche le proprie performance, attraverso una piattaforma con regole di utilizzo a maglie molto larghe.
Il suo funzionamento è diverso da quello dei portali di pornografia, perché l’attenzione è diretta al singolo interprete. È una sorta di vetrina divisa per categorie con contenuti di ogni genere e tipo (non solo pornografici) e anche per interpreti. È divenuto così famoso perché molti ‘artisti’ dei più svariati campi hanno
44 |
Pornografia e revenge porn
creato lì un proprio profilo per essere vicini ai loro fan, messi al corrente di quello che li riguarda, favorendo anche l’emulazione di molte altre persone che in breve lo hanno reso pandemico. Oggi, infatti, OnlyFans conta più di un milione di creatori di contenuti e oltre 50 milioni di iscritti. Nell’ambito della pornografia, la sua particolarità è quella del contatto diretto con gli attori, per stabilire una relazione in grado di vendere qualunque contenuto personalizzato, come una foto, un video, addirittura commenti e giudizi sul proprio aspetto fisico o un audio-messaggio per gli auguri di compleanno in cambio di un ulteriore pagamento.
È qui che tutti quei nuovi volti si esibiscono. Ma questo portale non contiene solo foto osé o pratiche solitarie. Al suo interno vi sono infatti coppie reali che nella vita vivono a tutti gli effetti una relazione, soprattutto giovani con i quali è facile identificarsi e che non esitano a vendersi vicendevolmente. Rilasciano anche interviste e alcuni di loro hanno raccontato la propria idea di sessualità in importanti piazze di divulgazione, come TEDx. Al pubblico sembrano esattamente dei ragazzi della porta accanto, perché lo sono. Non hanno nulla di speciale, incarnano la degradazione della sessualità, confortano e confondono, dissimulano e guadagnano, sfruttano le performance artefatte di cui sono capaci, che rimandano a una condizione, che può essere ambita da alcuni, di essere ‘veri uomini e vere donne’: un sesso prestante, scisso dalla dimensione affettiva, ove ognuno è solo con se stesso e con gli spettatori ma non con l’altro, che contemporaneamente agisce la stessa dinamica. È un incontro di corpi che si replica in filmati fatti per la soddisfazione altrui, l’unica da appagare laddove il partner, in quel momento, altro non è che uno strumento: non esiste. Un’assenza non percepibile ma reale, proprio come dicevamo nelle pagine precedenti e come ci ha raccontato Cristina, una creator di OnlyFans che abbiamo intervistato:
Capitolo 1
| 45
Il segreto per aumentare il guadagno, che è l’unico interesse dietro a questi scambi, è quello di restituire al cliente la percezione di un interesse nei suoi confronti, quasi a fargli pensare che esista come uomo reale per noi che facciamo questo lavoro, mentre è semplicemente una forma di guadagno. Io mi vendo per vivere, non vivo per vendermi e non incontrerei mai quelle persone, a meno che non si tratti di eventi dove pubblicizzare la mia immagine.
La possibilità di monetizzare è resa esponenziale dalla collaproprio come dicevamo nelle pagine precedenti e come ci ha raccontato Cristina borazione che questa piattaforma ha instaurato con Pornhub e siti similari, ove i vari interpreti di pornografia self-made pubblicano degli estratti di loro video, studiati per incuriosire l’utente e condurlo sulla pagina del profilo ufficiale, in cui sottoscrivendo un abbonamento sarà possibile vedere il loro volto.
Racconta ancora Cristina:
Mia figlia ha poco più di 20 anni, ha un ragazzo con cui è andata a convivere e non ha un lavoro. Lei sa cosa faccio. Mi ha detto che vorrebbe aprire anche lei un profilo OnlyFans. Chiaramente le ho detto di no, ma che la vita è sua. Se vuole può farlo, ma le cose non stanno come pensa. La mia è una vita che cessa di esistere in ogni momento perché devi costantemente vendere il tuo prodotto. Poi se non interagisci in tempo perdi i fan e i guadagni si abbassano. Certo, mia figlia è molto bella e potrebbe avere successo, ma poi? Se poi ti stanchi e vuoi cambiare? Se trovi un lavoro vero e ti vuoi inventare una vita nuova? Se poi ti innamori di uno che non è disposto a vedere in vendita la tua privacy? Una volta che su internet ti sei venduta è difficile tornare indietro. Poi i social ti richiedono di apparire anche in filmati non propriamente pornografici nei quali devi recitare una sorta di quotidianità all’altezza dell’immagine che proponi e quindi sei costantemente tenuta a confermare l’idea che la gente si è fatta di te: è come se ti sottomettessi ogni giorno un po’ di più a qualcosa che si cristallizza e che ti impedisce di cambiare idea liberamente. Un tempo, se una ragazza faceva degli scatti per delle riviste pornografiche, aveva modo di scrollarsi di dosso quella parte di passato che magari, nell’evolu-
46 |
Pornografia e revenge porn
zione della sua vita, poteva voler rifiutare per cambiare e diventare altro, perché le pagine si ingiallivano, i giornali venivano abbandonati, ne uscivano di nuovi e cambiavano i volti: insomma, si veniva dimenticati in una sorta di oblio che permetteva una certa libertà. Oggi, invece, con la rete internet non è più così. Bisogna essere in grado di scegliere bene per se stesse prima di fare un passo così grande, perché fare certe cose e renderle pubbliche è come tatuarsi. Si può sempre recuperare se lo si vuole, ma penso si tratterebbe di un’impresa titanica che magari non è all’altezza di tutti. Io, ad esempio, oggi assumo psicofarmaci e mi rendo conto di essere terrorizzata da molte cose, soprattutto dagli altri.
E così, come il giovane che intuiva la differenza tra l’eiaculazione per la masturbazione e l’orgasmo conseguente a un rapporto sessuale sentito, anche Cristina tocca un punto importante, quello della privacy che viene meno nel caso della videoregistrazione per la divulgazione di un rapporto sessuale che avviene tra partner nella vita reale, ma vissuto come una rappresentazione in favore di telecamera, senza coinvolgimento affettivo, di fatto una complicità masturbatoria.
Ancora differente è il caso di ragazzi che emulano questi professionisti: si riprendono in modo esplicito perché ritengono di vivere un rapporto di solo sesso, con poche implicazioni affettive, e con la stessa anaffettività poi condividono quei video con altri, come fosse una goliardia, senza valutare le conseguenze sul partner e su loro stessi. La facilità di condivisione offerta dallo smartphone rende tutto questo facilissimo, mentre si assottiglia sempre di più il confine tra libertà individuale e reato nel coinvolgimento di persone anche molto giovani.
Capitolo 1
| 47
La grande diffusione dello smartphone e le sempre maggiori potenzialità offerte dalla tecnologia e dalla rete hanno realizzato uno scenario sociale e culturale forse inimmaginabile sino a qualche anno fa, consentendo a giovani e giovanissimi di accedere facilmente a contenuti pornografici che un tempo interessavano prevalentemente gli adulti. Questo passaggio, per tutti gli aspetti che convergono e si ramificano nella e dalla pornografia, ci costringe a riflettere sul concetto di libertà personale, quindi di capacità di intendere e volere, nel caso in cui si sia chiamati a rifiutare o aderire al coinvolgimento in pratiche della sfera sessuale che potrebbero travalicare il grado di sviluppo fisico e psichico dei più giovani.
In questo capitolo affronteremo temi cruciali legati alla condivisione di immagini sessualmente esplicite nelle loro varie declinazioni. L’intervista a un magistrato della procura minorile di Milano ci aiuterà a comprendere per esempio il senso e le conseguenze del revenge porn, ovvero della pubblicazione in rete di immagini compromettenti per vendetta personale, che può provocare gravi conseguenze in chi lo subisce come in chi lo agisce, deformando ciò che è nato nell’intimità di coppia in pornografia. Mostrando doverosamente le differenze con quest’ultima, analizzeremo poi il fenomeno della pedopornografia studiandone le origini e scoprendone le evoluzioni recenti, che sfociano nella pratica del child grooming, ovvero l’adescamento on line di minorenni.
Capitolo 2 |
La libertà personale e l’illecito
Una serie di indicazioni pratiche, su cosa fare quando ci si sente in pericolo, concludono il capitolo, insieme all’individuazione di strumenti di prevenzione utili per non incorrere in terribili avventure. Il racconto di alcune esperienze emerse in psicoterapia intende infine offrire una comprensione più immediata di aspetti talvolta complessi.
2.1 | Il consenso. Quando il no significa No
Un tempo era impossibile pensare che un neonato o un bambino ancora nella fase preverbale potessero ‘proporre’ un rifiuto. Oggi è stato mostrato come sia invece possibile esprimere un No senza parole nelle fasi più precoci della vita. Lo sanno bene i genitori di bambini che per esempio rifiutano caparbiamente il cibo, per ‘dire’ no, in realtà, alla dinamica di rapporto che si è instaurata tra loro in quel momento ‘pretendendo’ dall’adulto che abbia la sensibilità necessaria per comprendere questa rivolta espressa senza pensiero verbale.
La sensibilità dell’adulto che è in grado di accogliere e rispondere all’esigenza di rapporto del bambino confermerà la sua sensibilità interumana, che si svilupperà diventando sempre più certezza di sé e dell’altro. La sensibilità del bambino, che ha la propria matrice nel rapporto con il liquido amniotico, va oltre quella derivata dalla percezione dei cinque sensi: è una ‘sapienza’ interna indefinita, una sensazione di benessere e di totale corrispondenza; essa ci guiderà poi nelle relazioni della vita adulta, costituendo quelle fondamentali intuizioni che ci orienteranno anche in situazioni nuove, mai affrontate prima, un po’ come fa un neonato che non sa nulla del mondo quando viene alla luce ma manifesta una naturale tendenza a cercare il rapporto rivolgendosi spontaneamente verso un altro essere umano.
50 |
Pornografia e revenge porn
È per questo che spesso la maturazione fisica della pubertà e lo sviluppo adolescenziale sono detti ‘seconda nascita’: un processo di sviluppo che può sconvolgere un giovane alle prese con un mondo di rapporti nuovi e di emozioni sconosciute che ha una risonanza non cosciente con sensazioni vissute nei primi anni di vita. Esiste, proprio grazie a questa sensibilità originaria, una capacità umana di intuire la bellezza o percepire il pericolo nelle relazioni che può, tuttavia, essere messa in crisi proprio in adolescenza per la comparsa della sessualità, che aggiunge una complessità tutta nuova.
La teoria della nascita di Massimo Fagioli, a cui ci riferiamo parlando di sensibilità psichica umana, ci permette di fare due considerazioni fondamentali: il bambino, fino alla completa maturità puberale non esprime alcuna sessualità, che, al contrario, impegnerà l’adolescente nella ricerca di una nuova coerenza e armonia tra mente e corpo e nella scoperta del nuovo sé sessuato. Pertanto, un bambino non ha strumenti mentali per cogliere il senso del rapporto sessuale, anche qualora ne abbia avuto percezione visiva o, purtroppo, esperienza.
Anche i comportamenti di un bambino di pochi anni che appaiono simili alla masturbazione non hanno nulla di sessuato, sono un’autostimolazione messa in atto come risposta a una crisi infantile in occasione di un evento critico vissuto come minaccioso che richiede, come vedremo più avanti, una sorta di rassicurazione nella conferma materiale di sé.
L’avvento della pubertà è quindi l’inizio di un processo che chiama in causa aspetti psicologici, sociali e culturali, e cimenta l’identità precedentemente realizzata a colmare eventuali disarmonie evolutive tra aspetti fisici e psichici, che nella complessità della nostra cultura possono protrarsi a lungo. Il passaggio graduale dal bambino al giovane dovrebbe portare a maturazione l’identità soggettiva con la consapevolezza di sé, requisito che ci consentirebbe di esprimere il nostro consenso o, per contro, il
Capitolo 2
| 51
per contro nostro rifiuto, come peculiarità indissolubilmente legata alla libertà personale, prerogativa di ogni individuo che abbia realizzato un rapporto valido con la realtà.
Sono cruciali nella nostra ricerca i temi della maturazione del pensiero, della possibilità di esprimere un consenso o di poterlo rifiutare, tenendo sempre conto delle variabili individuali all’interno di ogni categoria.
Se nel primo capitolo ci siamo occupati della pornografia che di norma si rivolge a persone ritenute adulte, in grado di compiere scelte che si riferiscono alla libertà individuale di soggetti di maggiore età, va precisato che i casi di consumo abnorme di materiale pornografico sono comunemente considerati come condizioni patologiche di dipendenza, che possono essere affrontate clinicamente e che spesso, ma non sempre, esitano in una diagnosi.
Lo scenario attuale, invece, pone problematiche completamente nuove visto il diffuso e incontrollato accesso alla pornografia on line da parte di giovanissimi e anche di bambini, reso ancora più semplice dalla diffusione degli smartphone.
La legge, se da un lato non ammette ignoranza, dall’altro è, e deve essere, uguale per tutti, definendo una regola condivisa che tenga conto dell’uguaglianza degli esseri umani nel rispetto delle differenze, innanzitutto d’età, che è un limite strettamente connesso al concetto di consenso, ovvero lo spartiacque tra lecito e illecito, tra un rapporto sessuale e una violenza, aspetto che dal punto di vista giuridico è necessario chiarire.
Esiste infatti un periodo della vita, che legalmente si conclude con il compimento dei 18 anni, in cui il legislatore ha collocato, per esigenze giuridiche di certezza e uguaglianza, la fine di un graduale passaggio da una fase di maturazione a una di maturità, nella quale si comprende appieno il valore etico e sociale di ciò che si fa, quindi di ciò che si vuole accettare o rifiutare. È per questo che le leggi sulla repressione dei reati di abuso sui minori pre-
52 |
Pornografia e revenge porn
quindi di ciò che si vuole accettare o rifiutare vedono sanzioni differenti a carico di chi li commette in base alle fasce d’età di chi li subisce, così come i reati compiuti dai minorenni hanno risposte giudiziarie differenti a seconda della loro età anagrafica. Questa suddivisione deriva da considerazioni di natura psicologica e biologica che si rivolgono alla sussistenza o meno della capacità di intendere e della capacità di volere: qualità che sollevano o responsabilizzano un soggetto nel proprio coinvolgimento in determinate dinamiche di rapporto interumano, ad esempio in quelle sessuali.
Sul fronte dei reati commessi dai minori, in Italia, si esprimono gli articoli 97 e 98 del Codice penale, per i quali, da una certa età in poi e salvo alcune eccezioni, si presume che tutte le persone abbiano maturato la capacità di intendere, delineando così due insiemi distinti: quello di chi non ha ancora compiuto 14 anni e quello di chi ha un’età compresa tra 14 e 18 anni. La differenza sostanziale tra loro si fonda su un’altra capacità: quella di volere, cioè di accettare/acconsentire o rifiutare/dissentire su una certa cosa, che al di sotto dei 14 anni è considerata assente e al di sopra, sino a 18 anni, sfuma gradualmente verso la completa maturazione.
Nella sfera sessuale, vivere un rapporto è definibile come l’autorizzazione che si dà a qualcuno di agire su di noi un certo influsso, ovvero di coinvolgerci e coinvolgersi in dinamiche relazionali, anche fisiche, con le quali siamo concordi e delle quali sintetizziamo alcuni punti che, a nostro parere, se soddisfatti, compongono questo ‘sì’: è fondamentale che si sia compreso ciò che ci viene proposto o che proponiamo; per comprendere ciò che si propone o che ci viene proposto è necessario collocare quel particolare invito all’interno degli standard sociali di riferimento, laddove ogni cultura è diversa per abitudini, punti di vista e soprattutto per l’esistenza di molte cose date per scontate e che magari scontate non sono, specie sul tema della sessualità; è fondamentale avere la capacità di formulare un pensiero critico sulle
Capitolo 2
| 53
punti di vista e soprattutto per l’esistenza di molte cose date per scontate e che magari scontate non sono conseguenze pratiche e umane dei nostri gesti e, nel caso, ipotizzare delle alternative che nel dialogo trovano linfa che accomuna e che mai divide; è fondamentale sapere e soprattutto sentire che l’altra persona è onesta, ossia che comunica, non solo verbalmente, le proprie intenzioni.
Quest’ultimo è un aspetto molto complesso, che si basa sulla capacità empatica di ognuno di noi e che trova una valida bussola nella sensazione che la relazione ci dà in quel preciso istante: in caso di qualunque dubbio, meglio fermarsi e chiarire, capire se l’altra persona è davvero d’accordo nel concedersi al rapporto. Esistono dei casi, infatti, in cui l’altro può accettare determinate richieste per il solo fatto di non saper esprimere una titubanza o perché vuole accontentarci, magari per il timore di essere considerato inadeguato qualora non lo facesse. Nel caso ci si accorgesse di questa accondiscendenza forzata è doveroso fermarsi per parlarne, e solo se è il caso proseguire; occorre acquisire la capacità di prendere una decisione legata al momento che si sta vivendo, caratteristica che deriva dalla certezza di se stessi, del proprio sentire e pensare: espressione dell’aspetto identitario totale di ciascuno di noi.
Tutto questo ha valore anche nelle relazioni a distanza, che non comportano quindi un rapporto fisico in presenza, ma sono consentite e correlate all’attuale diffusione dei mezzi di comunicazione istantanea, che ad esempio hanno permesso e reso diffuso il fenomeno del sexting, ovvero l’invio di testi o immagini sessualmente esplicite tramite app di instant messaging. Si tratta di un comportamento ascrivibile alla libertà di ognuno, quindi lecito, almeno finché rimane confinato all’interno di una relazione privata. Tuttavia, anche in questi casi, il tema del consenso si rivela centrale; la richiesta di immagini sessualmente esplicite, infatti, può talvolta forzare le resistenze del partner e trovare una vulnerabilità nell’inesperienza, nel timore del giudizio o nella paura di perdere il rapporto con la persona verso la quale
54 |
Pornografia e revenge porn
può talvolta forzare le resistenze del partner e trovare una vulnerabilità nell’inesperienza si prova un trasporto qualora ci si rifiutasse di soddisfarne le richieste.
Talvolta, invece, è per il brivido della complicità nel rapporto di coppia, in cui i partner cercano un’intimità anche solo virtuale, che si realizza lo scambio di queste immagini o addirittura di rapporti sessuali da loro stessi videoregistrati in precedenza, ponendo di fatto ipotetiche basi per tristi fenomeni quali la sextortion e il revenge porn.
A volte, quando si inviano o si ricevono comunicazioni intime in vario grado, può anche prevalere l’ingenua convinzione di non essersi addentrati in un reale coinvolgimento emotivo, per via della distanza fisica dall’altro, correndo il rischio di perdere il contatto con l’altrui realtà umana, che si perverte in fantasticheria solipsistica.
Come in molti altri contesti, le parole delle chat possono essere private del loro senso, e i silenzi e i ritardi nel visualizzare o rispondere a un messaggio ingenerare incertezza e sofferenza, determinando reazioni di sadomasochismo che fanno ammalare il rapporto sino a condurlo alla rottura. È in questa evenienza che spesso si scatenano le crisi più gravi: inutile ricordare la libertà di scelta, per la quale l’altro non è mai una nostra proprietà, a prescindere dall’interesse che nutre nei nostri confronti; è fondamentale riconoscergli sempre una totale libertà di movimento nel rapporto, anche di allontanamento, qualunque sia il senso e la profondità che quella relazione ha per noi.
Tanti buoni intendimenti di colpo sembrano scomparire di fronte a incomprensioni e a errori di interpretazione, che possono alimentare un pensiero fallace, di tipo masturbatorio, che non permette più di orientarsi nella relazione, quando la delusione e la separazione impongono di fare i conti con una verità diversa da quella che si era creduta.
Spesso in questa fase può verificarsi il fenomeno della sextortion, quando quei messaggi e quelle immagini così intime scambiate tra due ragazzi in un momento non sospetto della relazione
Capitolo 2
| 55
si trasformano in arma di ricatto per impedire o per ottenere qualcosa in cambio del silenzio. L’efficacia ricattatoria ottenuta mediante l’uso improprio di quei contenuti sta nella possibilità di poter ledere l’immagine pubblica dell’altro, di esporlo a commenti degradanti in grado di generare dolore e disprezzo. Questa minaccia non ha una valenza simmetrica tra ragazzi e ragazze, per una diversa e opposta concezione culturale in merito alla sessualità: colpisce prevalentemente l’identità della donna, per la quale la libertà sessuale è ancora ritenuta inappropriata e inaccettabile, mentre è considerata vanto virile tra maschi. Per questo, il solo minacciare di esporre a occhi svilenti e predatori, inclini al sarcasmo e al disprezzo, ciò che era stata l’intimità del rapporto distrugge le barriere difensive tra vita privata e immagine pubblica, realizzando una violenza psicologica che è amplificata per le ragazze, perché fondata sulla consapevolezza che la diffusione di immagini così private può annientarne l’autostima e l’identità, esponendole alla solitudine e alla disapprovazione collettiva.
Qualora dalle minacce si passasse ai fatti, le applicazioni delle chat consentono facilmente di dare forma aggressiva e violenta a questo tipo di condivisioni, determinando nella vittima il rischio di non reggere la violenza che deriva dalle reazioni di sconosciuti in una vera e propria ‘tempesta tecnologica’ che fa scempio di affetti o forse intime debolezze.
Questo passaggio all’atto forma lo snodo centrale per il quale in un istante si potrebbe passare dall’espressione della propria libertà individuale vissuta nel rapporto di coppia a una condizione per cui un individuo diventa colpevole di gravi reati contro la persona, che possono giungere, qualora coinvolgano soggetti giovanissimi, addirittura ad alimentare l’enorme mole di dati a disposizione di pedofili che agiscono nella rete.
In merito, il legislatore ha rivisto e aggiornato l’articolo 600 ter del Codice penale inerente alla pedopornografia, estendendo la sanzione anche alla sola utilizzazione di un minore nella rea-
56 |
Pornografia e revenge porn
lizzazione di questo genere di materiali, a opera di chiunque e a prescindere dall’età. In sostanza, l’illecito si compie già nel momento in cui si induce un minore a scattarsi e farsi spedire delle foto con l’intento di divulgarle, violandone il consenso originario che era esclusivamente espresso in una sfera di rapporto duale.
Una presa di posizione netta al riguardo e con specifica attenzione verso i più piccoli è quella espressa nella sentenza delle Sezioni unite della Cassazione del 28 ottobre 2021 n. 4616 la quale, sul tema dell’abuso sessuale su minori, sancisce che anche se un minore di 14 anni prestasse il proprio consenso nella produzione self-made di autoscatti sessualmente espliciti, questo non potrebbe assumere in alcun modo rilevanza ai fini della non punibilità di colui il quale vi compartecipa o li richiede. La motivazione della sentenza si basa sul riconoscimento a livello primario dell’esigenza di tutela della sanità psicofisica del minore, che nel singolo caso di specie non rappresenta solo se stesso ma un bene giuridico meta-individuale che coinvolge l’identità collettiva delle giovani generazioni.
2.2 | Il revenge porn
«Mi sembrava un incubo. Non ho mai pensato che mi potesse accadere una cosa del genere. Mi sentivo in un film che non ero in grado di guardare». Questa è una delle tante dichiarazioni che è possibile sentire in un’aula di tribunale, durante un’udienza penale per stabilire le responsabilità inerenti a un comportamento costituente reato: la diffusione in rete, senza il consenso della persona ritratta e a scopo di vendetta, di immagini sessualmente esplicite, comunemente definita come revenge porn. È un fenomeno definito come NCP, acronimo di ‘pornografia non consensuale’, di cui in Italia un primo caso è emerso agli inizi degli anni Duemila: la condivisione non autorizzata, compiuta da un ragaz-
Capitolo 2
| 57
numero di download e di eventuali condivisioni: questione di ore, massimo di pochi giorni.
Un altro grande problema nel far fronte al contrasto di NCP consiste nella sottovalutazione da parte delle vittime della sua gravità e forma delittuosa, a favore invece del senso di colpa verso se stessi per la lesione di immagine che ci si è cagionati, che porta a sottacere l’evento e ad agire da soli, chiedendo di rimuovere il file a chi lo ha condiviso in origine, senza interpellare le forze dell’ordine o restando immobili per il timore di una fuga di notizie.
| Il magistrato risponde
Vista la grave forma delittuosa di questo fenomeno e le ripercussioni alle quali può condurre, focalizzando la nostra trattazione sui più giovani, ci siamo rivolti all’esperienza maturata sul campo da Sabrina Ditaranto, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Milano, attiva da anni in un confronto diretto con vittime e autori di reato.
In qualità di donna di legge, cosa ci può dire su ragazzi, pornografia e revenge porn?
È noto che i giovani d’oggi in molti casi considerano il cellulare come un’estensione di loro stessi e tramite questi apparecchi si relazionano con amici coetanei, in una loro socialità che è ricerca di autonomia dal mondo degli adulti, che a volte può essere opprimente. Del resto, come non capirli? La distorsione che può derivare da questa esigenza di autonomia sta nell’utilizzo deviato che se ne fa. Capita infatti che vengano registrati filmati o scattate fotografie all’insaputa di altri in momenti di intimità, o durante atti vessatori, come nel caso del bullismo. Fortunatamente non sono molti i ragazzi interessati a questi eventi. La stragrande maggioranza di loro, infatti, vive in modo più sano la fisiologica crisi di sviluppo [...]; eppure capita, alle volte, che i loro cellulari contengano foto osé, se non francamente pornografiche. Queste possono
Capitolo 2
| 63
essere condivise con il lucido e agghiacciante intento di danneggiare l’altro, spesso al termine di una relazione di coppia, oppure con superficialità, senza che perfino la persona in esse ritratta, una volta scoperta la divulgazione non autorizzata, realizzi di essere vittima di reato. Il legislatore, per far fronte a condotte delittuose di questo tipo e non solo, ha emanato la legge 69 del 2019, meglio nota come ‘Codice rosso’, che tutela le vittime di violenza domestica e di genere e, nello specifico, ha introdotto l’art. 612 ter del Codice penale, che punisce la diffusione non consensuale di immagini sessualmente esplicite a scopo di vendetta, il revenge porn per l’appunto. La norma, «salvo che il fatto non costituisca più grave reato», definisce due distinte condotte: la prima, contemplata nel comma 1, prevede che l’autore della diffusione dei contenuti ne sia anche l’autore materiale o che se ne sia impossessato fraudolentemente sottraendo le immagini alla vittima (cosa quest’ultima che costituisce un’aggravante), e in merito recita: «Chiunque, dopo averli realizzati o sottratti, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate, è punito con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da euro 5.000 a euro 15.000». La seconda, contemplata nel comma 2, prevede che la persona che diffonde i contenuti sessualmente espliciti non ne sia l’autore materiale, ma li abbia ricevuti o acquisiti a sua volta senza sottrarli alla parte lesa, e in merito, ancora, recita: «La stessa pena si applica a chi, avendo ricevuto o comunque acquisito le immagini o i video di cui al primo comma, li invia, consegna, cede, pubblica o diffonde senza il consenso delle persone rappresentate al fine di recare loro nocumento». È quindi necessario, per la contestazione di questo reato, che si verifichi il dolo specifico, ovvero l’intenzione di danneggiare la persona rappresentata in quelle immagini. Ecco, quindi, la connessione tra la parola revenge, vendetta, nella descrizione del reato, e la perseguibilità di ciò che è accaduto, secondo la norma stessa. Quella che viene punita è la violenza subdola, intenzionale e diretta del gesto per il quale, visti i tristi e noti fatti di cronaca che ne sono derivati, è stato doveroso adottare provvedimenti ad hoc che non escludo possano essere ulteriormente adattati e affinati. Esistono poi delle aggra-
64 |
Pornografia e revenge porn
vanti aggiuntive, previste dal terzo e quarto comma dell’articolo 612 ter del Codice penale che stabiliscono una maggiorazione di pena «se i fatti sono commessi dal coniuge, anche separato o divorziato, o da persona che è o è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa, ovvero se i fatti sono commessi attraverso strumenti informatici o telematici; oltre che, se i fatti sono commessi in danno di persona in condizione di inferiorità fisica o psichica o in danno di una donna in stato di gravidanza».
E cosa accade, in pratica, a chi è vittima di revenge porn?
Accade che questi giovani tentino di correre ai ripari. E, come è ben noto, per procedere sarà necessario sporgere querela presso l’autorità giudiziaria o le forze dell’ordine, salvo nei casi per i quali vi è procedibilità d’ufficio, ovvero a prescindere dalla volontà della vittima, come quando è minorenne o in condizione di inferiorità fisica o psichica o una donna in stato di gravidanza (condizione quest’ultima che deve essere esistente all’atto della condivisione dei contenuti e non al momento di registrazione delle immagini). In merito, la tempistica per chiedere l’attivazione della giustizia è di sei mesi dalla data di presa di consapevolezza. Questo margine è stato appositamente dilatato, perché il tempo, per persone che subiscono una cosa del genere, è importante: sia per avere la possibilità di elaborare quanto è accaduto, chiedere aiuto e dare il via a un intervento di concerto con tutte le figure qualificate che devono intervenire a supporto, sia sotto l’aspetto dell’azione per il contenimento del danno.
Quello che ci chiedono? Principalmente vogliono che vengano rimossi dalla rete i contenuti, ma non è cosa semplice e sempre fattibile in maniera definitiva. La realtà è che allo stato attuale è necessario prevenire per evitare che si verifichino fatti del genere e, laddove accadano, è importante reagire rapidamente, quantomeno per limitarne la massiccia diffusione. Questi sono fatti che stiamo cominciando a vedere negli ultimi anni, altro non possiamo fare che ben sperare nel futuro e nella creazione di strumenti sempre più efficienti per il loro contrasto. I nostri giovani devono essere informati e devono essere responsabilizzati su temi come questo. Possedere un cellulare e utilizzarlo in maniera impropria
Capitolo 2
| 65
I nostri giovani devono essere informati e devono essere responsabilizzati su temi come questo può essere assimilato alla detenzione di un’arma. La lesione dell’immagine pubblica di un individuo ha conseguenze importanti anche per la sua salute mentale, soprattutto in una condizione di vulnerabilità dovuta alla giovane età. Lederla con immagini aggressive e denigranti può quindi comportare tutta una serie di reazioni alle volte imprevedibili e anche irreversibili. Noi adulti dobbiamo prendere confidenza con dinamiche del genere. Dobbiamo considerare che questi comportamenti sono espressione di un malessere montante in persone che in quanto minori non sono pienamente responsabili delle loro scelte. Stanno costruendo la loro identità in una società retta da una cultura che in questo senso li spinge. È necessario un cambio di direzione, magari da agire proprio con loro.
Pensa ci sia consapevolezza sul proprio comportamento in chi agisce il revenge porn?
Penso che gli autori se ne rendano conto nel tempo. Quando subiscono le perquisizioni e il sequestro del cellulare, che sono atti con i quali non hanno confidenza e che spaventano, si accorgono della generica gravità di quanto agito. Penso che la presa di consapevolezza della gravità del fatto, che detta un vero punto di svolta, consista nella fase d’indagine denominata ‘incidente probatorio’. È un atto giudiziario che si svolge in un contesto protetto e adatto per lasciarsi andare in modo spontaneo al racconto dei fatti e consiste in un’anticipazione della testimonianza della parte lesa, assunta prima del processo vero e proprio, per consentire la fuoriuscita immediata dalla ‘macchina giudiziaria’. Qui le vittime di reati sessuali sono protette dall’incontro in presenza con l’indagato. Parlano infatti con un solo interlocutore: il giudice. È a lui che raccontano quanto successo; non vedono nessun altro, neanche il pubblico ministero che sostiene l’accusa, neanche il cancelliere d’udienza. La loro testimonianza viene vista e ascoltata in diretta, da remoto, in un’altra stanza, dagli altri partecipanti al processo, tramite un sistema di videocamere a circuito chiuso. Vi sono anche gli autori dell’insano gesto che possono ascoltare la deposizione della vittima. Possono entrare in empatia con lei e rendersi conto della sua difficoltà nel parlare di quanto è accaduto,
66 |
Pornografia e revenge porn
degli effetti devastanti che può aver subito. Possono sentirne il pianto, il singhiozzare, possono rendersi conto di quanto sia viva, di quanto sia lontana dall’essere un mero oggetto. Spesso mi capita di veder passare negli occhi di questi giovani indagati lampi di autentico pentimento. Molti di loro, infatti, a distanza di mesi, mi diranno che non si erano resi conto di quanto male potessero aver fatto. Ciò che ne deriva ci si augura sia un cambiamento verso una crescita. Comunque, senza dubbio, agiti di questo genere manifestano delle grandi lacune dal punto di vista emotivo, psicologico direi, e una lezione didattica sull’accaduto, e su ciò che è giusto fare o no, non è sufficiente. Dobbiamo domandarci da dove proviene quell’atteggiamento mentale che conduce a simili fatti. Bisogna tornare indietro e ripartire dal punto di rottura per spezzare le catene che legano le vite di alcuni ragazzi a modelli di comportamento stereotipati. Non è una cosa delegabile. La società ne è responsabile e per impedire che si ripeta dobbiamo fare prevenzione. Sempre.
In base alla sua esperienza, cosa ci può dire sulle reazioni delle vittime? Posso dire che queste sono gravissime conseguenze sulle quali mi è capitato di dover intervenire. Ricordo un tentativo di suicidio posto in essere da una giovane che era stata oggetto di diffusione non consensuale di immagini intime. Mi rimase particolarmente impresso perché la situazione, già di per sé pesante da reggere per chiunque, era aggravata da un ulteriore aspetto. Sì, perché la ragazza, appartenente a una famiglia molto legata al valore della verginità femminile, da lì a breve sarebbe stata avviata al matrimonio con un connazionale. Ricordo bene anche le loro ristrettezze economiche, che contraendo matrimonio avrebbero potuto trovare un certo miglioramento. Dopo quel fatto, dopo quella assurda condivisione di fotografie, il matrimonio era divenuto infattibile. Quello che la società alla quale questa giovane apparteneva considerava era che l’‘onore’ era stato leso, e l’immagine pubblica devastata completamente. Il tutto poi era vissuto nella più totale solitudine, tranne che per il momento in cui la giovane riuscì, con il sostegno dei genitori, a chiedere aiuto all’autorità. Tentò il suicidio comunque, non ci riuscì ma i danni che ne derivarono furono
Capitolo 2
| 67
devastanti. È necessario stigmatizzare comportamenti aggressivi come quelli posti in essere nel revenge porn. È necessario creare un’inversione di tendenza e condurre i giovani a esprimere un rifiuto immediato verso altri ragazzi violenti in questo senso. E la famiglia può fare molto. Può fare molto prima, con la prevenzione, e può fare molto dopo. Può sentire la fragilità di un figlio in difficoltà, fare quadrato intorno a lui, agire per tutelarlo e non per condannarlo.
Da magistrato, ritiene che chi compie simili reati possa cambiare? C’è una speranza?
Sì, assolutamente sì. Io, come anche i miei colleghi per i quali sento di poter parlare, siamo certi che ci possa essere una virata verso nuove rotte, lontane da comportamenti simili. Tutto il rito giudiziario minorile è costruito su questo presupposto, su questo pensiero, e cioè che il minore è ancora materia fortemente plasmabile, come poi, del resto, lo siamo tutti. Nessuno è condannato a una vita fissa e ineluttabile e per favorire questi cambiamenti, queste evoluzioni, sono fondamentali i rapporti. Rapporti d’amicizia, rapporti di fiducia, la famiglia e la scuola. Queste ultime possono fare davvero la differenza. Potrebbero essere il luogo di un più fisiologico sviluppo. Come fare? Promuovendo una cultura in cui l’affettività non sia disgiunta dallo sviluppo di un’identità sessuata consapevole e libera da qualsivoglia stereotipo. La legge non può bastare.
2.3 | Dal plagio alla pedofilia
Per comprendere le insidiose sfumature della pedopornografia sarebbe necessaria un’ampia trattazione del tema della pedofilia, che è una grave malattia mentale, antica e complessa. Ci limiteremo a indicarla come una parafilia che si sostanzia nella credenza da parte di un adulto di nutrire un’attrazione sessuale verso i bambini prepuberi: sintesi che, peraltro, non trova riscontro in
68 |
Pornografia e revenge porn
peraltro senso stretto nell’attuale terminologia giuridica, che non distingue la fantasia, attributo della sanità mentale, fatta di idee creative nel rapporto con gli altri, dalla fantasticheria, che è una convinzione erronea e violenta perché espressione delirante, ovvero totalmente scollata dalla realtà, che in quest’ambito non considera la condizione dell’altro essere umano al quale si rivolge, il bambino.
Il pedofilo non è un criminale comune, perché mira ad attaccare specificamente la fantasia, la possibilità e lo sviluppo di una sana identità sessuata in chi è vitale, per trascinarlo nella sua stessa condizione di ‘morte psichica’.
Diversi decenni fa, dal punto di vista giuridico, la pedofilia, senza mai assumere questa dizione, era contemplata dall’articolo 603 del Codice penale intitolato ‘Plagio’, il quale poneva bambini, giovanissimi, giovani e adulti tutti sullo stesso piano, senza rimarcare le differenze fisiologiche delle diverse età, fondamentali per riconoscere che il bambino non è ancora coinvolto nello sviluppo sessuale.
Oggi è ben noto che un bambino, sin dal momento della nascita, ha piena identità umana e solo a partenza del processo di trasformazione innescato dalla pubertà in poi realizzerà una identità sessuata compiuta. Un percorso complesso e delicatissimo che coinvolge aspetti culturali, sociali, oltre che emotivi e fisiologici individuali che richiedono un tempo variabile, a volte protratto, prima che l’adolescente si disponga al rapporto intimo e sessuale.
Le statistiche ci dicono che un’enorme percentuale di abusi di tipo pedofilico avvengono in ambito domestico. Spesso sono gli stessi pedofili ad avere alle spalle un’infanzia di abusi ripetuti nel tempo: violenze subite nella complice o cieca incredulità degli adulti di riferimento che attaccano alla base la fiducia nell’umanità. Sono la sintesi di vissuti e accadimenti che hanno estirpato la loro fantasia e hanno solidificato la peggiore delle malattie. Hanno personalità psicopatiche, sono manierati, dissimulano
Capitolo 2
| 69
sono manierati l’obiettivo reale di sopraffazione attraverso comportamenti spesso apparentemente ineccepibili.
La rete internet, ad esempio attraverso il grooming, consente a questi individui di intercettare giovanissimi senza correre il rischio di un coinvolgimento diretto e reale con la potenziale vittima oppure, per l’esistenza di enormi bacini di dati criminali di difficile estirpazione, permette di attingere a immagini sempre diverse derivate anche dal fenomeno del revenge porn in ambito giovanile.
2.4 | La pedopornografia non è pornografia: è un reato
La parola ‘pedopornografia’ origina dall’unione delle parole ‘pedofilia’ e ‘pornografia’. In Italia concretizza una fattispecie di reato prevista dall’articolo 600 ter del Codice penale che la descrive come «ogni rappresentazione, con qualunque mezzo, di un minore degli anni 18 coinvolto in attività sessuali esplicite, reali o simulate, o qualunque rappresentazione degli organi sessuali di un minore di anni 18 per scopi sessuali». Riguarda tutti quei tipi di contenuti informatici, videocassette, fotografie, carta stampata o audioregistrazioni, di cui fanno uso persone affette da disturbo pedofilico che, abbinandovi pratiche masturbatorie, consentono loro di soddisfare l’emersione di pulsioni psichiche distruttive.
Trattare un argomento così complesso significa porre attenzione primariamente alle parole, ed è per questo che abbiamo colto l’invito dell’Organizzazione internazionale della polizia criminale, meglio nota come Interpol, al riguardo della cura necessaria sulla terminologia da utilizzare.
Gli organi ufficiali per il contrasto della pedopornografia, infatti, concordano nel sostituire questa parola con l’acronimo CAM, child abuse material, cioè materiale d’abuso sui minori, per-
70 |
Pornografia e revenge porn
cioè materiale d’abuso sui minori ché capace di descrivere più adeguatamente il fenomeno che si ramifica in due grandi zone nere: la prima, definita CSAM, child sexual abuse material, ovvero materiale di abuso sessuale su minori, consiste in quelle immagini che li coinvolgono nel compimento di atti sessuali; la seconda invece, definita CSEM, child sexual exploitation material, ovvero materiale di sfruttamento sessuale di minori, si riferisce a tutti quei contenuti sessualizzati che non ritraggono un rapporto ma pose sessuali o immagini chiaramente allusive alla sfera intima o sessuale. L’indicazione di usare tale terminologia non è solo un invito conseguente ad approfondimenti tecnici e giuridici, ma una vera e propria sollecitazione mirata a chiarire e riconoscere le dinamiche psichiche retrostanti questo problema. La parola ‘pedopornografia’, infatti, rischia di essere fuorviante e confusiva, perché il termine ‘pornografia’ rimanda a un coinvolgimento volontario e consensuale tra adulti in atti sessuali documentati e successivamente divulgati. I minori ritratti in tali contenuti, invece, sono vittime di abusi che non possono e non devono essere confusi con alcun aspetto di complicità.
Il legislatore, dinanzi a uno scenario inquietante come quello sino a questo punto descritto e che viene costantemente monitorato dal Ministero dell’Interno – Dipartimento della Polizia criminale –, ha dovuto studiare e implementare norme finalizzate alla prevenzione e repressione di comportamenti inerenti alla realizzazione e scambio di immagini d’abuso sessuale sui minori, affrontando anche quei casi in cui il pedofilo entra digitalmente nelle stanze dei bambini ai quali, attraverso il child grooming ad esempio, può chiedere di realizzare video e foto sessualmente espliciti da farsi spedire.
Per concretizzare i propri intenti, il legislatore si avvale primariamente dei professionisti della sicurezza digitale: gli operatori del CNCPO, il Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia on line della polizia postale e delle telecomunicazioni
Capitolo 2
| 71
parola child, bambino, indica il fenomeno di adescamento on line di un minore di 16 anni.
Consiste in una serie di comportamenti collaudati compiuti da un adulto che, approcciando un bambino o un ragazzo con argomenti di carattere generale, induce in lui una condizione di confusione e di inibita reattività, allo scopo di circuirlo con intenti di depravazione sessuale.
È un adescamento che può svolgersi in molti luoghi digitali, tra cui social network e chat room di gaming on line frequentate dai ragazzi, per poi trasferirsi solitamente su applicazioni di messaggistica istantanea, dove la relazione può farsi più intima ed è più facile passare alle vie di fatto.
In Italia, tra il 2020 e il 2022, i casi venuti alla luce di adescamento on line ai danni di minori d’età inferiore ai 13 anni sono stati 866, mentre nel panorama mondiale, secondo Telefono Arcobaleno, sembrano essere 71.806 i siti che consentono contatti di tipo pedofilico, di cui il 73% sarebbe localizzato in Europa. L’articolo 23 della Convenzione del Consiglio d’Europa per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e gli abusi sessuali, comunemente detta Convenzione di Lanzarote, precisa che, affinché si configuri il reato di adescamento on line, è fondamentale che il groomer si spinga oltre l’instaurazione della relazione, giungendo almeno a una vera e propria richiesta di immagini sessualizzate. In merito, il nostro legislatore, con lo scopo di neutralizzare il rischio di un intervento tardivo, ha potenziato questo strumento normativo estendendolo alla fase antecedente alle richieste di condivisione di contenuti.
Infatti, l’introduzione dell’articolo 609 undecies del Codice penale intende colpire già l’adescamento in sé, ovvero quella dinamica relazionale ingannevole, basata su un falso interesse per l’altro, prevenendo ogni agito di natura psicopatologica.
Ma come fa un adescatore a far breccia nella vita di qualcuno che ha identificato come suo bersaglio? Sfruttando argomenti
74 |
Pornografia e revenge porn
che individua come efficaci per la costruzione di una relazione, proponendosi con abilità chirurgica quale riferimento valido su temi di interesse della sua vittima, facendo leva sulla sua vulnerabilità o offrendo ascolto alle sue esigenze di essere compreso, talvolta dando consigli su tematiche di cui in famiglia non è facile parlare, altre volte facendo leva sui sensi di colpa che instilla nel giovane parlando della propria solitudine per apparire come vittima.
Nello specifico, si tratta di una pericolosa forma di manipolazione lucidamente protratta nel tempo ed efficace nei confronti di ragazzi soli e privi delle necessarie risposte relazionali che, specie in adolescenza, sono fondamentali per un sano sviluppo del sé, per quanto comportamenti di questo tipo si possano riscontrare anche tra gli adulti in dinamiche relazionali nocive e orientate al controllo dell’altro, ove, sfruttando una sua forma di cecità o carenza di fiducia in ciò che sente, lo si disorienta al fine di renderlo gestibile nel proprio interesse. Comunque, il grooming, dato l’ambito dal quale origina, rientra nel campo di interesse clinico delle parafilie, come il disturbo pedofilico.
L’esperienza maturata sullo specifico fronte da parte di operatori specializzati ha consentito, al fine di riconoscere l’adescamento ma anche di consentirne la prevenzione, di identificare le quattro fasi ricorrenti che lo compongono e che di seguito riportiamo.
Fase 1. Il contatto: ‘Hai una nuova richiesta di amicizia’
L’adescatore invia una richiesta di contatto al ragazzo, potenziale bersaglio. La scelta di chi colpire si basa fondamentalmente su due criteri: il primo è il genere, l’età e l’immagine corporea, il secondo è dettato dalle informazioni di cui è riuscito a entrare in possesso tramite profili personali o cose dette in chat room maggiormente affini a quello che è il suo intento finale:
Capitolo 2
| 75
Mi chiamo Francesco e ho 14 anni. Volevo fare il pilota d’aerei militari perché mi piacevano il senso di squadra, le avventure, i colori delle uniformi. A scuola è un disastro, con i compagni va male e mi capita di prendere le botte durante l’intervallo. Anche mio fratello mi considera uno da poco. Quando torno a casa non mi va di parlare di quello che mi succede. Ho voglia di staccare, di andare via, di pensare a come sarà un domani...
Fase 2. Approccio e costruzione della relazione: ‘Puoi contare su di me’ Una volta stabilito il contatto e quindi la possibilità di dialogo, l’età e l’immagine corporea l’adescatore tenta di creare un rapporto di amicizia basato sullo scambio di messaggi inerenti agli interessi del ragazzo. È una fase potenziale, un modo per sondare il terreno, che può durare anche un lungo periodo e in cui non vi è un vero e proprio focus della comunicazione: si parla di videogame, sport e musica, ad esempio, procedendo a circoscrivere gradualmente ambiti di natura privata ma tendenzialmente non ambigui, come passioni personali, andamento scolastico, desideri professionali e difficoltà amorose. L’unico intento è quello di stabilire una condizione di fiducia, diventando per il ragazzo un punto di riferimento per dar voce a sentimenti e pensieri con un nuovo amico fidato:
Nessuno crede che sarò in grado di fare ciò che mi piace: è troppo complesso per uno come me. Poi ho incontrato Claudio. Lui sì che è uno forte. È un esperto di cose militari. Insieme giochiamo on line a videogame di guerra, Warcraft è il nostro preferito. È più capace di me ma pensa che potrei diventare un bravo stratega. Ci siamo scambiati il numero di cellulare e abbiamo iniziato a chattare. Dalla foto di profilo ha visto che alle mie spalle c’è un poster delle frecce tricolori. «Me l’hanno regalato quelli veri» gli ho detto.
Gli piaceva, e io mi sentivo compreso.
Fase 3. Valutazione dei rischi: ‘Descrivimi ciò che non posso vedere’ Il groomer, forte della credibilità acquisita e delle informazioni precedentemente assunte, si trova ora nella condizione di avan-
76 |
Pornografia e revenge porn
zare domande di natura pratica e orientate alla propria sicurezza. Questo è il momento in cui per la prima volta dovrebbe destarsi un sospetto, perché chiaro è il cambio di interesse, che si discosta notevolmente dalla dimensione di rapporto precedente. Le richieste mirano a ottenere informazioni su terze persone, i genitori o altri membri della famiglia, verificare l’esistenza di una forma di controllo da parte di qualcuno, l’ubicazione all’interno delle mura domestiche dello strumento usato per la chat, il numero di persone che solitamente sono nella stanza e la condivisione con altri del device. Se le risposte ricevute lo faranno sentire al sicuro, il groomer proseguirà nella sua strategia, altrimenti si ritirerà facendo perdere le proprie tracce:
Mi ha chiesto se in famiglia ci fosse qualcuno che fa il militare. Gli ho risposto di no, che è una cosa tutta mia. Si stupiva di come potessero lasciarmi tenere appeso quel poster. Diceva che non è comune. Gli ho risposto che è in camera mia, dove faccio quello che voglio. Che per adesso è la parte del mondo più sicura per me, dove non devo dar conto a nessuno. Mi capiva, e ne era felice. Lui da ragazzo non era così fortunato, non ha mai potuto avere una stanza tutta per sé...
Fase 4. L’esclusività dell’amicizia: ‘Teniamo il segreto’
In questa fase l’adescatore diviene più propositivo, passando da una posizione fondamentalmente di ascolto a una più attiva, ove pone nell’altro delle responsabilità relative a ciò di cui si parla e a ciò che anche il groomer racconta di sé e che non è detto siano sempre false informazioni: spesso si tratta di persone che hanno ben realizzato quanto il proprio trascorso sia stato difficile e quanto sia efficace metterne a conoscenza la vittima per spingerla verso una condizione di accoglienza e disponibilità. La propria storia diviene un’arma per indurre in chi ascolta sentimenti di tenerezza e maggiore empatia, rafforzati da una graduale stretta finalizzata a indurre nell’altro la responsabilità di un’amicizia rara, unica e sulla
Capitolo 2
| 77
rafforzati da una graduale stretta finalizzata a indurre nell’altro la responsabilità di un’amicizia rara quale il groomer dice di contare. In sostanza viene chiesto al malcapitato di mantenere il riserbo su ciò che i due si dicono, trascinandolo in un profondo coinvolgimento sulle tematiche trattate, spesso molto intime. È plausibile che il giovane non riesca a cogliere immediatamente il senso della comunicazione e ad avere chiara l’immagine di quello che sta succedendo. È questa la leva sulla quale un malintenzionato agisce: indurre nell’altro un senso di immobilità che lo trattenga, e per farlo serve ‘prendersi cura’ della relazione, investendovi tempo e dedizione con l’obiettivo di capovolgere i ruoli: ‘Ora sei tu che devi ascoltare me’. Il dialogo si addentra in argomenti sempre più sessualizzati che diventano vere e proprie notizie-strumento da usare come arma di ricatto. La segretezza dell’amicizia fidata nella quale si erano riposte speranze e confidenze si tramuta nell’esercizio del controllo di chi ha informazioni personali e potenzialmente dannose. Non è insolito che vengano rivolte al giovane delle dichiarazioni d’amore, promesse di regali o richieste prove di fiducia. Velati e chiari riferimenti a precedenti dialoghi compromettenti si scontrano con smiles sorridenti che divengono il ghigno su un volto diverso da come lo si immaginava: quello di una relazione soffocante e predatoria.
L’adescatore confonde, propone al ragazzo una certezza di rapporto simulando contemporaneamente la propria fragilità e titubanza, come se fosse lui a dover essere rassicurato, per poi insinuare sensi di colpa ma al contempo elogiando la sua vittima, su cui dice di poter contare. Si struttura una dinamica di rapporto su un doppio messaggio contraddittorio che, mentre richiede affetto e comprensione, in verità paralizza ogni possibilità di rifiuto e disorienta: è una tecnica che può far breccia in una giovane vita alla ricerca di conferme del proprio sentire psichico e fisico.
È possibile che la vittima, avvertendo malessere nella relazione, si ponga interrogativi su come muoversi e intuisca che c’è qualcosa che non va: se questa sensazione di disagio sa diventare allontanamento dal pericolo intuito, la capacità del rifiuto si tra-
78 |
Pornografia e revenge porn
muta in sapienza di sé, di saper dire ‘No’. Oppure può accadere di negare la propria sensibilità e dubitare di se stessi: ‘Non può essere... mi sto sbagliando’. Da non sottovalutare è il peso di sentirsi in colpa pensando di aver fallito un’esperienza di rapporto interumano della quale si pensava: ‘Mi posso fidare’, specie se il mondo di relazioni reali non è soddisfacente, oltre che, per assurdo, provare il timore di deludere il proprio interlocutore. Inoltre, il peso percepito delle confidenze fatte e la paura di affrontare eventuali ripercussioni in famiglia, nel caso divenisse imperante l’esigenza di chiedere aiuto e quindi confessare il pregresso, possono indurre a prendere tempo, a cercare di mediare pensando di potercela fare da soli. È possibile, ma difficile e rischioso:
Ha iniziato a mandarmi video strani. Alcuni erano molto violenti, in altri c’erano delle donne nude. Non capivo bene. A me piaceva volare, non fare quel genere di cose. Ho cercato anche di dirglielo ma mi ha risposto che la vita è difficile, esattamente come lo è la scuola. Che a certe cose ci si deve abituare in fretta, che lo sanno tutti e che se l’avessi capito anche io le cose poi sarebbero andate meglio con gli altri. Diceva che mi avrebbe insegnato lui, che la nostra amicizia era importante anche per questo. Poi mi ha chiesto se avessi mai fatto sesso. Io non l’ho mai fatto. Mi ha chiesto se sapessi come si faceva. Gli ho detto che l’avevo visto fare perché a scuola con dei compagni ho guardato dei video porno. Era contento, rideva e ha iniziato a mandarmene alcuni. Non lo riconoscevo più, sembrava un altro, era cambiato. Non sapevo come fare per andarmene e non ferirlo, e poi quei video mi catturavano. Ne ero come ipnotizzato. Diceva di volermi bene, che si era affezionato. Abbiamo chattato di queste cose. Aveva le nostre conversazioni, mi mandava gli screenshots di quello che ci eravamo detti per ricordarmi delle promesse che ci eravamo fatti. Mi inquietava. Sono arrabbiato con me stesso. Non so cosa fare.
Com’è evidente nell’esempio che abbiamo riportato, la manipolazione che il groomer ha realizzato è riuscita a circuire la vit-
Capitolo 2
| 79
tima, ponendola in una condizione di sudditanza necessaria a soddisfare le sue future richieste: è esattamente qui che il legislatore è intervenuto, riconoscendo l’esistenza della violenza psichica esercitata, prodromica al passaggio alla fase successiva, la manifestazione dell’obiettivo reale: ‘Fammi vedere’.
Siamo quindi nel momento in cui l’adescatore tenta di concretizzare il proprio intento. Ha circuito la sua vittima, l’ha isolata legandola a sé e ora può agire. Richieste di carattere sessuale, come l’induzione a realizzare foto o video da spedirgli, sono l’obiettivo principale, che può anche sconfinare in vere e proprie richieste di appuntamenti reali.
La giurisprudenza sancisce che in questo caso l’adescamento si è concluso per far spazio a un agito di maggiore gravità: l’abuso vero e proprio che, in base alle risposte del minore, si configurerà come reato tentato o consumato.
Chiaramente non è possibile esprimersi in maniera categorica al riguardo: le dinamiche da considerare in queste situazioni sono molte e ogni caso necessita di disamine che vengono accertate nell’iter giudiziario che ne scaturisce, ma in termini generali può essere collocato nell’area contemplata dall’articolo 609 ter del Codice penale che punisce tutte quelle condotte nelle quali il minore è stato ‘utilizzato’ per la creazione di contenuti pedopornografici.
Anche qui il linguaggio adottato è fondamentale, perché il termine ‘utilizzato’ sancisce la condotta illecita: in tal senso si sono espresse le Sezioni Unite della Cassazione con la sentenza 28 ottobre 2021 (dep. 9 febbraio 2022), n. 4616, che tiene conto del contesto di riferimento, dell’età, maturità, esperienza, stato di dipendenza del minore, quali elementi coinvolti nella forma di coercizione o di condizionamento della volontà che ha indotto alla realizzazione e condivisione di contenuti pedopornografici self-made, come conseguenza del grooming.
Può anche accadere che la vittima, nel tentativo di concludere
80 |
Pornografia e revenge porn
la relazione, magari rifiutandosi di assecondare le richieste o di continuare in tal senso, venga colpita da dick pic, ovvero la ricezione indesiderata di foto di parti intime del malintenzionato, allo scopo di generare un senso di shock, una sorta di sfregio che aggravi lo svilimento nell’altro palesando l’utilizzo dei contenuti che ha realizzato e spedito.
Poi mi ha chiesto di mandargli delle foto, tipo di me nudo, cose del genere. Non ci capivo più niente. Gli ho mandato delle foto pensando di risolvere la cosa e che mostrandomi accondiscendente sarebbe tornato quello di prima ma mi sono spaventato subito dopo. Quando ha visto che ho provato a cancellarle dalla chat mi ha detto di averle già salvate. Poi ne voleva altre. Diceva che era come il battesimo del fuoco. Se non l’avessi fatto avrebbe girato le nostre conversazioni a tutti i miei amici. Io mi fidavo. Ora ho solo paura.
Una campagna di prevenzione sul tema della pedofilia on line a cura della Polizia di Stato sottolineava che «il silenzio di un bambino può essere la voce del pedofilo», tuttavia questa manipolazione, molto spesso, comporta nella vittima una serie di alterazioni comportamentali di cui è possibile accorgersi e quindi consentire l’intervento.
È probabile, infatti, che l’adolescente soggiogato non trovi il coraggio e le parole per raccontare quello che sta vivendo, anche in conseguenza della distanza che l’adescatore ha posto tra lui e la sua cerchia di rapporti reali: il grooming non va considerato come un fatto a sé, scollegato dalla vita reale di chi lo subisce, perché è in grado di penetrare le barriere domestiche e mira all’isolamento. Le conseguenze osservabili possono essere stati d’ansia, attacchi di panico, chiusura al dialogo e ritiro sociale, eccessivo tempo trascorso on line e risposte di nervosismo e fuga.
Allora genitori e figure di riferimento devono possedere, oltre alla sensibilità per riconoscere questi segnali, anche gli strumenti per intervenire: fondamentale è la prevenzione che si fonda sulla
Capitolo 2
| 81
oltre alla sensibilità per riconoscere questi segnali creazione di un clima familiare di dialogo consono a impedire che il giovane vada a cercare risposte altrove. Un rapporto di fiducia e rispetto che riesca a declinarsi con l’esigenza di autonomia dei ragazzi è un grande baluardo della prevenzione: mai dubitare anche di un vago accenno in un momento di confidenza o sottovalutare la sensazione di allarme che si percepisce di fronte a un repentino cambiamento nell’umore e nel rapporto.
Utile, in ogni modo, può essere un’efficace azione di controllo sulle attività on line che, se mossa da intenzioni di tutela, non rappresenta una violazione della libertà, ma è una condizione necessaria per stare al passo con i tempi.
2.6 | Se ti accorgi di essere in pericolo
Con questo paragrafo ci rivolgiamo direttamente a chi è in difficoltà, perché sappia che quello che gli sta succedendo non è un caso unico e che quindi, anche se può sembrare, non si è mai soli e ci sono persone formate per affrontare una situazione che, per quanto possa apparire difficile e dolorosa, è superabile.
Se ti accorgi che qualcuno ha condiviso in rete e senza il tuo benestare delle immagini sessualmente esplicite che ti riguardano, è bene che tu sappia di essere vittima di un reato. Devi agire in fretta perché si può ancora fare molto. Anche se sei stato tu a produrre e a spedire quei contenuti non significa che chi li ha ricevuti fosse autorizzato a farne ciò che voleva.
Se hai intessuto una relazione tramite internet con qualcuno che senti minaccioso, che ti fa richieste non gradite, o se provi un malessere riconducibile a quello che vi dite, fermati e rivolgiti a persone vicine, che conosci direttamente, che ti possano affiancare nel far fronte a quanto sta accadendo.
Non mettere in discussione ciò che senti: anche se non è detto che una sensazione trovi riscontro immediato, merita sempre di
82 |
Pornografia e revenge porn
essere ascoltata, fidati di te stesso. Se è fondata, sappi che la fiducia tradita è la tua, non sentirti in colpa.
La prima cosa che viene da fare in simili casi è eliminare la chat che ha generato il problema: non farlo, anche se può sembrare un modo per prendere le distanze da questa storia.
Custodisci ciò che è stato scritto, fai subito degli screenshots e il backup della conversazione. È un modo per ‘conservare la prova’.
Se avverti un comprensibile senso di ribrezzo, tale da non riuscire neppure più a rileggere quella chat, sappi che questo è proprio il momento in cui prendere tutte le cautele necessarie e delegare a persone competenti le attività da mettere in atto immediatamente. Più sarai rapido nel chiedere aiuto, maggiori saranno le possibilità di risolvere questo pasticcio. Se sei minorenne, parlane con i tuoi genitori, racconta quanto ti sta succedendo. Ricorda che nessuno ha il diritto di chiederti di visionare foto o video, non sei tenuto a farlo. Gli unici che hanno il dovere di acquisire quei dati sono gli esponenti delle forze dell’ordine, che li tratteranno a norma di legge e nel pieno rispetto dei tuoi diritti. Se sei minorenne e non te la senti di affrontare l’argomento da solo con i tuoi genitori, puoi coinvolgere figure di riferimento con le quali hai stabilito un rapporto valido: un tuo insegnante, lo psicologo dello sportello psicologico della tua scuola, un’amicizia fidata; oppure puoi contattare le tante associazioni a favore dei diritti e della tutela dei più giovani, come Telefono Azzurro, ad esempio, raggiungibile ai numeri telefonici 114 e 1.96.96; puoi addirittura farlo in chat, o chiedere a mamma e papà di raggiungerti presso un ufficio delle forze dell’ordine ove confidare l’accaduto. La presenza di figure formate in merito consentirà anche ai tuoi cari di comprendere meglio la situazione e restituirà maggiore sicurezza a tutti. Sporgi immediata denuncia/querela per quello che stai subendo; polizia e carabinieri ti chiederanno di fornire informazioni sul percorso che ha condotto alla condivisione dei file con i quali oggi sei ricattato o che sono stati divulgati,
Capitolo 2
| 83
ovvero la piattaforma di chat/social utilizzata per l’invio, la data in cui è avvenuto, l’utenza cellulare che hai utilizzato e quella del destinatario, il nome del suo profilo ecc. Specifica se lo conosci direttamente o solo attraverso la rete. Produci una sua foto di profilo e la vostra conversazione. Quest’ultima è importante perché rappresenta a tutti gli effetti lo strumento principale per procedere legalmente contro il tuo aggressore, oltre che per stabilire parametri utili per rimuovere da internet quelle immagini.
Non temere, le persone che raccoglieranno la tua denuncia sono formate per farlo e non c’è giudizio da parte loro; potrai parlare con un agente di sesso femminile, se lo preferirai. Si attiveranno per supportarti, informando immediatamente un magistrato che prenderà rapidi provvedimenti.
Dopo potrai contattare associazioni attive nel contrasto al fenomeno del revenge porn, come “Permesso Negato” di Milano, o rivolgerti direttamente al garante per la privacy, al quale chiedere l’eliminazione di quei contenuti: puoi contattarlo all’indirizzo internet www.garanteprivacy.it. Ciò che devi sapere è che esistono figure capaci di affrontare quello che è successo, puoi fidarti, è la loro missione. Quanto è uscito dal tuo controllo non sarà da loro visionato, la tua tutela è garantita. Assegneranno a quei file un nome univoco con il quale andranno alla ricerca dei luoghi nei quali si trovano per eliminarli laddove possibile.
Agisci in fretta. È normale che ti senta giù per quanto ti è successo ma fai un passo, chiedi aiuto e delega ad altri ciò che è giusto fare bene; sono azioni che anche tu sai essere necessarie in questo momento, dopo ti sentirai meglio. Ci sarà tempo per pensare all’accaduto, per adesso reagisci; proteggi i tuoi sentimenti ma non restare solo. Senso di vergogna e difficoltà di dialogo sono piuttosto comuni ma è bene che tu sappia che a sbagliare non sei tu, tutelati.
84 |
Pornografia e revenge porn
2.7 | Sensibilità e intuizione: la prevenzione e l’osservazione
In alcuni momenti può sembrare difficile proteggere i propri sentimenti e combattere il senso di solitudine, ma per poter resistere a una bruttezza angosciante in cui qualcun altro ci ha precipitati, magari perché ha tradito la nostra fiducia con l’inganno, è importante non perdere la certezza che possiamo ancora riporre speranza in altri rapporti sinceri. Perdere indistintamente questa fiducia negli altri può farci sentire profondamente soli nella delusione, vivendo un senso di colpa per non aver colto o negato le avvisaglie di qualcosa che non andava: è questo che a volte impedisce di chiedere aiuto.
Nel primo capitolo abbiamo accennato come nella cultura greca antica e oggi, nella nostra cultura, da essa derivata, sia posto in primo piano il pensiero razionale come culmine dello sviluppo mentale umano, svalutando come primitivo quell’altro modo di pensare, detto non razionale, in cui sensibilità corporea, affetti e immagini mentali compongono un rapporto intuitivo con la realtà, soprattutto con la realtà dei nostri simili.
In una fisiologica evoluzione psicofisica, i due modi di pensare dovrebbero coesistere armonicamente anche nella vita adulta per una pienezza dell’esistenza, invece la nostra cultura spinge a scinderli, proponendo la svalutazione del pensiero non cosciente, tenuto nascosto come una Cenerentola da una matrigna ostile.
Le immagini e gli affetti su cui si struttura il pensiero non cosciente si fondano su un sentire diffuso, che percepisce e dà senso all’esperienza vissuta anche di fronte a qualcosa di nuovo e sconosciuto. Il nostro corpo, in questo caso, è esso stesso strumento di conoscenza: prestare attenzione alle sensazioni provate in rapporto a una realtà nuova può diventare intuizione e intelligenza che distingue ciò che è valido per noi da ciò che non lo è.
Riportiamo a seguire la storia di Paolo, nella speranza che
Capitolo 2
| 85
possa rendere evidente e più accessibile questo processo di pensiero complesso: molte volte nella nostra vita ci difendiamo da una violenza psicologica con l’intuito.
Paolo non si confonde
Marta, la madre di Paolo, ha richiesto una psicoterapia da quando lei e il marito hanno deciso di separarsi; nonostante la separazione tra i coniugi non sia conflittuale ma caratterizzata da una reciproca collaborazione per il figlio, lei teme che questo evento, oltre a metterne in crisi l’equilibrio, influenzi lo sviluppo del bambino che ha 11 anni ed è in una fase delicata di crescita. Lei e Paolo si sono trasferiti da poco in un nuovo quartiere, così lui ha affrontato la prima media con una classe completamente nuova.
Un pomeriggio di giugno, quando ormai la scuola si avviava al termine, Marta, in terapia, esprime molta preoccupazione per Paolo: racconta che è sempre stato un bambino riflessivo, riservato e forse un po’ chiuso, ma finalmente aveva scoperto che uno dei compagni con cui aveva stretto amicizia a scuola era anche vicino di casa e lei, un pomeriggio, gli aveva concesso di raggiungerlo da solo, nel breve tratto di strada che li separava. Al rientro Paolo era rabbuiato in volto, si era infilato dritto in camera senza dire una parola. All’inizio Marta aveva pensato a un litigio tra i due, ma la sua inquietudine non si placava e attendeva il momento opportuno per sapere di più di questo repentino cambiamento di umore. A cena Paolo era ancora molto arrabbiato, ma poi si è confidato: mentre giocavano in camera, il compagno gli ha mostrato sullo smartphone immagini molto esplicite di un rapporto sessuale; tra le lacrime Paolo esclama: «Ma perché mi ha fatto questo? Credevo che fosse mio amico!».
La reazione di Paolo non sembrava direttamente legata al contenuto pornografico delle immagini, bensì alla violenza insita nel gesto del compagno, come se ci fosse una bruttezza esibita per scandalizzare, in una strana legge dell’uguaglianza psichica, per la quale chi ha subito uno sfregio crede di sentirsi meglio facendolo subire ad altri.
Fortunatamente Paolo era sostenuto da genitori affettuosi e attenti,
86 |
Pornografia e revenge porn
con cui si poteva confidare, percependoli come sicuro punto di riferimento e protezione.
È possibile affermare che l’assetto dei genitori di Paolo, con il loro rapporto attento e rispettoso dello sviluppo del figlio, seppure con le personali divergenze che hanno portato alla separazione ma non all’odio reciproco, realizzi un processo che si può definire di ‘promozione della salute’ che salvaguarda la sanità originaria del bambino.
È pensabile quindi che ragazzi vissuti in un ambiente familiare in cui prevale il rispetto reciproco tra genitori e figli possano sviluppare un’immagine di sé valida e non provino attrazione per scene di rapporti aberranti tra un uomo e una donna che svilirebbero in primo luogo loro stessi.
Naturalmente un buon clima familiare può comportare una confidenza reciproca che è anche autoprotezione e accordo condiviso sull’uso della rete: un genitore che sappia verificare la cronologia dei siti visitati o inibire anticipatamente l’accesso dello smartphone a portali a luci rosse potrebbe garantire un monitoraggio che non scada nell’invadenza della privacy, mantenendo il rispetto.
Rivolgendoci poi all’ambito della socializzazione, le ricerche prese in esame e riportate in questo lavoro hanno tutte la caratteristica di rivolgersi ai giovani e giovanissimi per promuovere una riflessione sulla sessualità, sull’affettività e anche sulla pornografia, fenomeno sottaciuto e purtroppo ritenuto normale specie per i maschi, ma soprattutto sottovalutato nelle sue conseguenze. L’alterazione dell’immagine e del senso del rapporto tra i sessi, veicolata dalla pornografia, non lascia lividi sul corpo, ma genera piaghe dolorose nelle relazioni che confondono l’amore con l’odio e fanno ammalare la fantasia, propria e del partner, in una sorta di contagio emotivo.
I programmi scolastici attenti a questa prospettiva svolgono
Capitolo 2
| 87
un prezioso lavoro di prevenzione primaria, come vedremo meglio in seguito, e la nostra speranza è che anche questo libro (come questa collana) possa offrire spunti di riflessione in tal senso. Gli anni a ridosso della pubertà sono quelli cruciali in cui intervenire: quelli in cui l’emergere della sessualità mette in crisi ogni consapevolezza precedentemente raggiunta. Avere strumenti e sostegno per trovare un’integrazione tra l’esperienza dell’infanzia e la nuova condizione vissuta consente di ritessere una coerenza interna e arricchire ulteriormente quella sensibilità interumana che ci ha guidato sin dalla nascita. Anche nella vita adulta, infatti, un contatto epidermico o una stretta di mano dovrebbero fornirci indizi sul nostro interlocutore e sul tipo di relazione che si sta instaurando, indizi che poi si comporranno in un’immagine mentale sempre meglio definita che potrà confermare o smentire una prima immediata intuizione. È nel gergo comune l’espressione ‘A pelle questa situazione non mi convince’ per dire di una prima impressione intuitiva che utilizza il proprio corpo come strumento di conoscenza della realtà umana.
Un ragazzo o un bambino non dovrebbero essere lasciati soli in questa sfida di crescere sani, come talvolta accade: le incomprensioni tra genitori e figli ci sono sempre state, ma si sono amplificate nelle ultime generazioni per l’accelerazione impressa nelle nostre vite dalla rivoluzione digitale che ha realizzato scenari sociali e culturali totalmente nuovi.
Affrontare efficacemente queste sfide può portare anche meravigliose novità, per cui i giovani di oggi forse potrebbero riuscire in ciò che è stato difficile o impossibile alle generazioni precedenti: realizzare la giusta pretesa di rapporti migliori, diventando essi stessi agenti di cambiamento.
88 |
Pornografia e revenge porn
Box 1 Le forze dell’ordine tra i banchi di scuola: il progetto VIEPI
La potenza delle immagini che veicolano un pensiero è anche uno strumento utilizzato per ottenere un’alleanza protettiva a favore dei più giovani a tutela da eventuali soprusi. È il caso di un progetto di prevenzione messo a punto dalla Polizia di Stato, da sempre attiva nella lotta alla pedofilia e agli abusi sui minori ad ampio raggio, in questo caso nella persona di Giovanni Ippolito, oggi primo dirigente della seconda divisione del Servizio di psicologia della direzione centrale di sanità della Polizia di Stato, con la collaborazione di Maria Michela Gambatesa, psicologa e logopedista, che hanno saputo collegare l’esperienza pluridecennale nel contrasto a questi reati alla spontaneità della reazione agli stimoli visivi che specie nei bambini trova la sua forma espressiva più autentica. Il metodo messo a punto è denominato VIEPI, acronimo di ‘verbalizzazione involontaria evocata per immagini’: un progetto nato nella provincia di Foggia con la collaborazione degli istituti di formazione primaria della provincia, per restituire ai più piccoli le parole che certi vissuti possono aver rubato loro. Alla base di questo metodo semplice ed efficace si collocano due aspetti fondamentali: quello dell’ampliamento delle conoscenze degli insegnanti e quello di una buona e sensibile relazione tra adulti e bambini. Il progetto VIEPI, infatti, vuole rompere il silenzio partendo da una formazione professionale strutturata, anche di natura giuridico-procedurale, di tutte le persone che hanno a che fare con i più piccoli, per riconoscere sempre meglio gli indicatori di abusi e disagi che possono patire, promuovendo la collaborazione tra il corpo docente e le forze di polizia per approfondire e definire l’emersione di eventuali racconti/segnalazioni. Insegnanti e investigatori, in un clima familiare, attento e aderente alla complessità degli argomenti affrontati, presentano alla classe delle cards, ovvero dei disegni che sono a tutti gli effetti un «linguaggio iconico calibrato sull’utenza alla quale si rivolgono», che sintetizzano varie casistiche di esperienze nocive con l’intento di sollecitare il potenziale ricordo, o
Capitolo 2
| 89
consentire la verbalizzazione di un vissuto nel quale riconoscersi, spesso appunto in modo involontario, perché mossi dalla spontaneità della risposta in un dialogo gruppale. È così che, ponendosi in una condizione di osservazione per rilevare eventuali comportamenti che possono destare sospetto, o restando in ascolto delle interazioni che provengono dai banchi di scuola, si sviluppa un dialogo continuo, dinamico e diversificato in base alle esigenze del momento.
A oggi il sistema VIEPI è studiato per bambini della scuola primaria, dai 5 ai 10 anni, ma potrebbe essere esteso anche a utenze di età superiore. Casi di abuso, violenze domestiche e altri agiti di natura lesiva vengono spesso taciuti dai bambini perché sono confusi, ma questo strumento, che trae la sua forza dalla collettività dei partecipanti e dal clima amicale e di fiducia con adulti di riferimento, permette di svelare scenari partendo da frasi come ‘è successo anche a me’, oppure ‘mio papà lo fa’ e ancora ‘anche un mio amico mi ha raccontato che...’. Anche un solo dettaglio, dunque, consente un approfondimento consapevole in un successivo confronto tra insegnanti, forze dell’ordine e psicologi, che si incammineranno sulla strada più giusta da percorrere.
Questo tipo di osservazione-ascolto intende far emergere precocemente, in contesti protetti, situazioni di abuso che coinvolgono i bambini, per poter intervenire nel modo più celere e ridurre al minimo possibile la sofferenza psichica conseguente.
90 |
Pornografia e revenge porn
Cosa significa crescere e diventare uomini o donne oggi? Che ruolo hanno gli stereotipi di genere nello sviluppo della personalità soprattutto nell’età adolescenziale? Gli stereotipi sono infatti preconcetti, pericolose scorciatoie della conoscenza che, dando per scontate le caratteristiche di qualcuno solo perché appartiene a una categoria di persone, possono determinare errori nel rapporto con gli altri, provocando da un lato difficoltà di sviluppo personale e dall’altro dolore in chi li subisce e non si sente né visto né compreso.
Ma noi non crediamo affatto che la violenza invisibile che genera queste sofferenze sia insita nella natura umana e perciò ci siamo interrogati sulle sue radici culturali, nello specifico sulla violenza di genere descritta nei capitoli precedenti, sfatando luoghi comuni e scoprendo nuove chiavi di lettura proposte da chi, con la ricerca, ha inteso trovare alternative alla cultura delle nostre società occidentali patriarcali. La spregiudicatezza di alcuni linguaggi musicali e il successo di giochi interattivi violentemente misogini, che dimostrano l’osmosi tra pornografia digitale e mondo reale, vogliono essere ribellione al conformismo degli adulti o sono una espressione esasperata di una cultura pornificata? Film, teen drama e serie TV ci hanno fornito elementi per delineare un’immagine maschile nuova, in grado di ribellarsi senza violenza e resistere alle pressioni che ogni ragazzo si trova ad af-
Capitolo 3 |
L’adolescenza oltre gli stereotipi
teen drama e serie TV ci hanno fornito elementi per delineare un’immagine maschile nuova frontare: è avanzata l’ipotesi che gli stereotipi che strutturano la mascolinità riproposta dalla pornografia on line in modo anacronistico comportino gravi danni al ‘sesso forte’ e che anche gli uomini ne possano restare prigionieri e vittime. Le possibilità di contrastare le potenti lobby del porno paiono ancora lontane, ma la scuola potrebbe avere un ruolo cruciale di sensibilizzazione e prevenzione, come mostreremo con alcuni esempi italiani ed europei di classi che affrontano i temi della sessualità, degli aspetti psicologici e sociali che sostengono i ruoli di genere, delle emozioni che caratterizzano le relazioni, anche quelle virtuali, e che vengono formate all’uso consapevole dei dispositivi tecnologici e dei social network. Il capitolo si chiude con un’intervista a una collega psicoterapeuta impegnata da anni in progetti scolastici su informazione alla sessualità e affettività per alunni della scuola secondaria di primo grado.
3.1 | Come viene percepita la pornografia
Addentrarsi nel mondo della pornografia e dei vari aspetti correlati ha reso evidente come la percezione di questo fenomeno non sia univoca ma cambi a seconda della cultura di riferimento e della fase evolutiva dell’individuo. Con l’avvento della rivoluzione digitale su scala globale ci troviamo di fronte a scenari inediti caratterizzati dalla nascita di molteplici ambiti culturali che nel web condividono atteggiamenti e valori a volte differenti rispetto alla cultura più generale in cui si vive. Talvolta, per effetto degli algoritmi che gestiscono la comunicazione in rete e individuano specifici interessi degli utenti, si assiste anche al fenomeno della polarizzazione delle opinioni di fronte a una informazione univoca che non prevede contraddittorio. Il filosofo del linguaggio John Searle, nel suo saggio del 2010 dal titolo Creare il mondo sociale. La struttura della civiltà umana, spiega come sia possibile
92 |
Pornografia e revenge porn
utilizzare la comunicazione, soprattutto nel web, per ‘creare’ una realtà, facendola credere già esistente e dandola per acquisita e condivisa da tutti, o almeno da chi si riconosce in quella comunità. La realtà quindi sarebbe una costruzione sociale: un modo di parlare e comportarsi che si genera anche nella ‘realtà’ del web, che poi trova espressione nella vita concreta delle singole persone e si riverbera a livello sociale.
La storia di Gessica ne è un esempio.
Gessica e TikTok
Un’amica le ha consigliato di andare da uno psicoterapeuta quando l’ha vista piangere in palestra: Gessica ha 17 anni, è venuta ad abitare in città dalla sorella maggiore per allontanarsi da una madre che descrive come svalutante e invadente, che l’accusa di essere stupida come suo padre, un uomo schivo e silenzioso che se ne è andato proprio quando è nata lei. Ora pensava di poter stare tranquilla, lontana dai bulli del suo paese che la prendevano in giro perché era troppo alta e in sovrappeso: è dimagrita moltissimo con un autocontrollo ferreo e ha una relazione con un ragazzo delle sue parti, più grande di lei. Ha cercato dei lavoretti per non dipendere in tutto dalla sorella e dal fidanzato, ma ha trovato impieghi saltuari e senza tutele, in ogni caso per lei importanti per fare esperienza. Purtroppo li ha lasciati presto: non sopportava i soprusi e le attenzioni volgari del capo. Inoltre il suo ragazzo, che la esibisce, orgoglioso, come un trofeo, manifesta una gelosia esasperante, arrivando a spiare gli sguardi degli sconosciuti che la osservano quando insieme a lui va a fare shopping. Spesso, quando Gessica torna a casa, scontenta della sua relazione e scoraggiata dalle prospettive di realizzazione lavorativa, si masturba guardando video pornografici.
Racconta di questa sua abitudine alla psicoterapeuta e, notando il suo sguardo interrogativo, aggiunge: «Ma è normale! Mica è una malattia, no? È normale come anche l’uso di qualche giocattolo per ragazze: lo dicono anche su TikTok!».
Capitolo 3
| 93
Per sapere cos’è di moda, cosa pensano gli altri ragazzi e come affrontano i loro problemi, l’universo parallelo dei social offre soluzioni facili, che fanno sentire connessi e danno sollievo dalle amarezze, dalle delusioni, seminando però rassegnazione. Non è comune che i ragazzi si aprano in modo così diretto come Gessica, perché di solito molti di loro temono di esporsi al giudizio degli adulti, che sentono distanti culturalmente, ma possono essere più disponibili, se incontrano uno sguardo realmente interessato a entrare nel loro mondo per cercare di comprenderli. Emerge, in questi casi, il paradosso percettivo di cui abbiamo parlato, per cui chi fa uso di pornografia si sente parte di una comunità virtuale ed è fermamente convinto che sia ‘normale’, che lo facciano tutti, supportando l’idea che si tratterebbe di una realtà non più soggetta a falsi moralismi e che la masturbazione sia un tranquillante naturale, un diritto al benessere, un amore per se stessi.
Chi invece rifiuta la pornografia lo fa perché, al più, la ritiene noiosa e ripetitiva; tende a non interessarsene o a sottostimarne l’odierna diffusione, considerandola un fenomeno sempre esistito, qualcosa di privato, riconducibile a una fase transitoria di curiosità adolescenziale, o ravvisabile solo in alcune persone. Nel linguaggio comune, apostrofare qualcuno come dedito alla masturbazione allude ancora a un’impotenza, a un’incapacità relazionale, mentre parlare di masturbazione mentale evoca il senso di un pensiero che rimugina in modo autoriferito: una fantasticheria senza rapporto con la realtà.
Addentrandoci in questa ricerca abbiamo riscontrato come gran parte delle pubblicazioni, dei saggi e dei documenti che abbiamo rintracciato sul tema della pornografia sia a firma di autrici, come se ci fosse un particolare interesse da parte delle donne, siano esse insegnanti, scrittrici, filosofe o psicoterapeute, nel fare ricerca su un fenomeno che le statistiche indicano come prevalentemente maschile che però, estensivamente, coinvolge tutta
94 |
Pornografia e revenge porn
la nostra società occidentale, definita spesso maschilista e patriarcale. Ci siamo chiesti se questa attenzione alla questione maschile possa essere un tentativo di coinvolgere i ragazzi in una riflessione critica su un’immagine stereotipata di uomo a cui la nostra cultura li spinge. Sappiamo bene che una diffusa tendenza attuale cerca di superare la visione dicotomica tra maschi e femmine, proponendo il riconoscimento di un’identità di genere come libera scelta individuale indipendente dalla realtà del corpo; alla luce di questo abbiamo ipotizzato che la definizione gender fluid, così popolare tra i giovani, sia anche un tentativo di sottrarsi a un conflitto con uno storico potere maschile che fa soffrire ed è ritenuto superabile solo eludendolo o con una speculare inversione di ruoli. Vorremmo proporre invece un’altra direzione di ricerca, senz’altro più ardua, per cercare una nuova possibilità di rapporto tra esseri umani, pur nelle diversità: un modo per crescere insieme nella conoscenza, senza giudizi valoriali stereotipati tra uomini e donne, per trovare una socialità e un’intimità dialettica non distruttiva.
3.2 | ‘Vere donne e veri uomini’
All’inizio degli anni Settanta, periodo in cui l’orizzonte culturale mutava radicalmente, un saggio di Elena Gianini Belotti dal titolo Dalla parte delle bambine, edito da Feltrinelli, fece grande scalpore in Italia perché, mettendo radicalmente in discussione l’idea che il ruolo sociale della donna di allora fosse espressione di una condizione naturale, mostrava quanto fosse invece il risultato di condizionamenti sociali e di stereotipi di genere proposti fin dalla nascita. Alle bambine si regalavano bambole e non i Lego, aspettandosi da loro gentilezza, accondiscendenza, responsabilità, empatia, bellezza e compostezza.
Ma le ragazze di allora, per la prima volta, potevano decidere
Capitolo 3
| 95
per la prima volta se e quando diventare madri, programmare un corso di studi, ambire a una realizzazione professionale, pianificare la loro vita senza legarla ineluttabilmente alla procreazione e alle cure familiari: insomma, potevano scegliere più o meno liberamente.
Lo scenario odierno ci parla di una progressiva trasformazione in questo senso. Ne è dimostrazione un’analisi degli attuali libri di testo delle scuole elementari italiane che rivela quanto le immagini femminili proposte oggi ai bambini tra 6 e 10 anni travalichino gli stereotipi culturali tradizionali. Naturalmente non tutte le donne hanno saputo cogliere l’opportunità di una maggiore libertà per strutturare un’identità nuova, mai esistita prima nella storia, pur essendosi creati i presupposti per tale possibilità. L’aspetto interessante, in linea con la nostra ricerca, è che mentre nei libri di testo le donne vengono presentate anche in ruoli totalmente innovativi, ciò non accade per la rappresentazione dei ruoli maschili.
Ci è nata così la curiosità di vedere cosa sia successo e come la società e la cultura condizionino la crescita di un adolescente maschio e come siano mutati i rapporti tra ragazze e ragazzi in conseguenza di queste trasformazioni. Un prezioso contributo è stato lo studio sugli stereotipi di genere della psicologa Chiara Volpato, docente di Psicologia sociale all’Università degli Studi di Milano-Bicocca, che da sempre si interessa ai temi degli stereotipi, della disuguaglianza, della deumanizzazione e del sessismo.
Il sostantivo ‘stereotipo’ è formato da due termini greci (stèreos, solido, rigido, e typos, modello, immagine) e indica un modello di codificazione della realtà per cercare di comprenderla rapidamente: un’interpretazione generalizzata e categorizzante, difficile da cambiare, una credenza che, proprio in quanto rigida, non è sottoponibile a critica. Qualsiasi eccezione a queste convinzioni date per scontate è infatti letta come conferma della regola nota e immutabile. Per esempio, la rappresentazione sociale che incide di più sulla vita di moltissime persone è l’immagine
96 |
Pornografia e revenge porn
Per esempio di un uomo forte, potente, e di una donna bisognosa di protezione; l’esistenza di esempi di donne indipendenti e autonome è considerata un caso che non scalfisce l’immagine stereotipata.
Dalle analisi della studiosa emerge che nelle ultime due generazioni, mentre per le ragazze è cambiato il modo di affrontare l’adolescenza, i modelli maschili ricalcano invece i vecchi stereotipi tradizionali, sostanzialmente patriarcali, non essendosi diffusa una riflessione critica sul ruolo maschile nella nostra società. Sono sotto lo sguardo di chiunque le importanti differenze culturali e sociali che accompagnano lo sviluppo adolescenziale di ragazzi e ragazze. Infatti, fin da quando i bambini sono piccolissimi, ai maschi è richiesto dai modelli sociali di essere ‘veri ometti’ dimostrando forza e resistenza, alle femmine, invece, di essere calme e tranquille. Sarà capitato a tanti di sentir dire a un bambino: ‘Non piangere, non fare la femminuccia!’, mentre si esorta una bimba troppo vivace a non fare ‘il maschiaccio’. Sottilmente, oltre che di aderire a modelli precostituiti, si richiede a un maschietto di nascondere le proprie emozioni per dimostrare di poter raggiungere una tempra del carattere, mentre le ragazze sono indirizzate a un’accettazione di qualità ritenute intrinseche alla loro natura, pur esplorando nuovi modi di declinarla socialmente. Rispetto alle differenze di sviluppo adolescenziale tra i due sessi, risulterebbe quindi che la nostra società pretenda molto di più dai maschi di essere all’altezza del modello del ‘vero uomo’ fin da piccoli, spingendoli ad autodifferenziarsi dalle bambine per dimostrare una chiara mascolinità: il focus è su di loro.
Di conseguenza, abbiamo indagato se e in che misura gli stereotipi e le credenze che vogliono forgiare questa ‘vera’ identità virile, con la conseguente pressione sociale che si crea attorno a tali idee, possano avere una correlazione con quanto emerge dalle ricerche pubblicate nel tempo da studiosi autorevoli, che concordano sul fatto che ragazzi e uomini costituiscono la stragrande maggioranza dei consumatori di pornografia.
Capitolo 3
| 97
A questo proposito abbiamo trovato molte risposte nel lavoro della giornalista Monica Lanfranco che, replicando in Italia una ricerca della scrittrice britannica Laurie Penny, ha dato voce ai ragazzi, lasciandoli liberi di esprimersi in modo anonimo e di confrontarsi in seguito in una riflessione collettiva, che ha dato luogo a un allestimento teatrale portato in molte scuole. La giornalista ha posto ai ragazzi domande del tipo: che cosa significa per te essere virile? Che cos’è per te la sessualità? La pornografia influisce, e come, sulla tua sessualità? Pensi che la violenza sia una componente della sessualità maschile più che di quella femminile? Queste domande costituiscono l’asse portante della ricerca, che ha svelato, tra l’altro, che per la quasi totalità dei ragazzi intervistati l’unica fonte di apprendimento e ispirazione per la propria sessualità è la pornografia on line: un risultato che dovrebbe farci riflettere. Lo studio è stato realizzato in contesti scolastici italiani che si sono dimostrati disponibili ad affrontare questi temi, pur non esistendo tutt’oggi in Italia alcun obbligo di occuparsi di sessualità a scuola. Dagli anni Settanta dello scorso secolo in poi ci sono stati molti tentativi di affrontare l’argomento nelle ore curriculari ma, come vedremo meglio in seguito, moltissimi progetti hanno incontrato pesanti opposizioni nella loro applicazione e ogni iniziativa per l’istituzione di incontri a carattere locale è stata lasciata nelle mani di dirigenti scolastici o insegnanti.
Mentre scriviamo, sulla scia emotiva provocata dall’ennesimo femminicidio e da stupri di gruppo a opera di giovanissimi, è stato presentato al Parlamento un progetto per introdurre l’‘educazione alle relazioni’: 30 ore di lezioni che si potrebbero svolgere nel doposcuola su base volontaria rivolte agli studenti delle superiori, per far prendere loro «coscienza dei propri atteggiamenti» e delle conseguenze, anche penali, che possono comportare.
I precedenti disegni di legge proposti hanno incontrato molte resistenze e non sono stati mai approvati dal Parlamento italiano.
98 |
Pornografia e revenge porn
Il riferimento attuale è nella discussa legge chiamata ‘La buona scuola’, approvata nel 2015, in cui è stato inserito un passaggio, il comma 6, che assicurava l’attuazione dei principi di pari opportunità, promuovendo l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni. Purtroppo, nella pratica, le iniziative in tal senso sono ancora sporadiche e l’Italia è uno dei pochissimi paesi dell’Unione Europea in cui non è obbligatorio affrontare questi temi nelle scuole. In genere, quest’onere è rimandato al contesto familiare, ove spesso è difficile parlare di sessualità con i genitori, non per un’opposizione manifesta ma per un tacito accordo e imbarazzo reciproco.
3.3 | ‘Essere virili’
Quasi tutte le società possiedono dei riti di passaggio in cui chiedono ai loro componenti maschili di dimostrarsi coraggiosi e forti, di comportarsi da uomini, come se la virilità fosse una caratteristica da raggiungere abbandonando ogni traccia della vulnerabilità infantile e da dimostrare alla comunità intera. Nella ricerca della giornalista Lanfranco, citata in precedenza, alla domanda ‘Cosa significa per te essere virile?’, più di 1.000 ragazzi delle scuole italiane tra i 16 e i 19 anni hanno dato risposte quanto mai disparate. ‘Virilità’ non è una parola utilizzata nei discorsi quotidiani, soprattutto dai giovani, anche se è ben compresa nel suo senso di elemento fondativo: l’essenza, culturalmente intesa, della loro identità sessuale. L’idea di virilità è difficile da esprimere, ma nelle risposte evoca immediatamente immagini di forza, superiorità, vigore, ed è percepita come un valore interiorizzato connesso all’identità personale di tutti gli uomini in genere, che si tramanda di generazione in generazione. La visione che i ragazzi raccontano nelle loro risposte può essere sintetizzata così: ‘Essere virili significa essere uomini, quindi maschi, quindi muscolosi’, e il proprio
Capitolo 3
| 99
quindi muscolosi’ grado di validità sociale si misura principalmente sul livello di virilità che si esprime nel gruppo dei pari. Per sinonimi di ‘virile’ i ragazzi usano parole come ‘valoroso’, ‘campione’, ‘paladino’, ‘combattente’, ‘protagonista’, ‘virtuoso’: termini derivati dall’idealizzazione di nobili valori cavallereschi che tuttavia nella storia sono stati strumentalizzati dalla retorica militare nel senso del predominio, dell’antagonismo, e che si rifanno a un retaggio del patriarcato, un fardello pesante da reggere per chi dalla fanciullezza si sta affacciando alla vita adulta.
Secondo quest’ottica, la qualità che dovrebbe maggiormente definire un uomo è l’assenza di una presunta arrendevolezza e remissività attribuite per contrasto al femminile, ritenuto naturalmente dotato di disponibilità, devozione, dolcezza e fragilità. Lo stereotipo relativo alla virilità, che i ragazzi riportano nelle risposte, allude a un’immagine per cui gli uomini veri, quelli davvero virili, evitano ogni gesto che implichi tenerezza, attenzione all’altro, nel senso di un’eccessiva gentilezza. Virilità che peraltro deve essere continuamente dimostrata, per non essere considerati deboli o pavidi, soprattutto in una fase così vulnerabile com’è il periodo adolescenziale, dove questa performance socialmente attesa può trasformarsi in ansia e incertezza di sé e dove, per realizzare questo processo di costruzione della mascolinità, ai ragazzi è implicitamente richiesto di farsi rispettare e anche di esprimere una certa dose di aggressività o violenza, se necessario, il tutto per difendere l’onore. E poi, resta il solito problema delle misure, per cui la virilità è associata ad attributi fisici che nelle risposte dei ragazzi occupano un ruolo centrale, senza mai menzionare aspetti relazionali e affettivi. Le aspettative che forgiano questo modello maschile impongono una sorta di impassibilità come sintomo di forza, in grado di nascondere le emozioni e le ferite, dissimulando i sentimenti. Questa visione sembra sfidare il tempo, generazione dopo generazione, creando una condanna che grava sulle spalle del genere maschile che spesso, dietro a un at-
100 |
Pornografia e revenge porn
creando una condanna che grava sulle spalle del genere maschile che spesso teggiamento di apparente spavalderia, cela un diffuso senso di inadeguatezza che causa disagio e senso di solitudine.
Ad aggravare tutto ciò è il prevalere della tecnologia digitale nei rapporti interpersonali, che ha accentuato questo sentirsi soli, anche se paradossalmente, oggi, è possibile vivere l’esperienza di essere in contatto con tante persone di tutto il mondo in ogni momento. Dunque, tecnologia delle comunicazioni, relazioni mediate da cellulari e infine social network, che propongono immagini di ogni tipo, possono determinare fenomeni di emulazione o confronti impietosi. È comune provare un sentimento di invidia di fronte alla perfezione estetica esibita come valore assoluto, oppure vergogna per la ‘sindrome da spogliatoio’ che ha avuto un pesante effetto su molti. Per questo motivo, non sorprende che i ragazzi facciano ricorrente riferimento a Christian Grey, personaggio di romanzi porno-soft, o a Rocco Siffredi, noto attore porno italiano: due icone superdotate sempre presentate in una cornice di lusso che mira a rafforzare il nesso fra prestanza fisica nella pornografia e ricchezza economica, come unici valori della realizzazione personale. Se fosse necessaria una conferma dell’idea che la pornografia, ben lungi dall’essere trasgressiva come vogliono far credere, svolge in verità un ruolo di appiattimento emotivo, basterebbe sottolineare che proprio Rocco Siffredi si propone oggi come paladino dei valori della famiglia tradizionale, riqualificandosi professionalmente come ‘coach di coppia’. La miseria affettiva della pornografia è spacciata come strada verso la capacità di realizzare relazioni intime. Questa confusione tra ciò che nel video si vede e ciò che è reale determina uno smarrimento che può influire sulla qualità dei rapporti, fin dalle prime esperienze. Per esempio, i ragazzi intervistati dalla giornalista Lanfranco spesso si dicono convinti che le donne si aspettino che gli uomini siano sempre prestanti, soprattutto dal punto di vista sessuale, concentrando su tale aspetto il senso e il valore di un uomo. A causa di questa idea è possibile provare timore di fronte a ragazze che pa-
Capitolo 3
| 101
concentrando su tale aspetto il senso e il valore di un uomo iono ‘sveglie’ sino alla prepotenza, giudicanti o potenzialmente manipolatrici, senza tuttavia scalfire lo stereotipo di una femminilità comprensiva e angelicata nella mente di molti uomini. Nell’ambivalenza tra realtà e idealizzazione, come vedremo in seguito, il pericolo è ritrovarsi disorientati nel reagire ‘collezionando’ relazioni superficiali di scarso spessore umano.
Un altro aspetto che vorremmo sottolineare è che la necessità di crescere e trovare se stessi, allontanandosi progressivamente dall’influenza dei genitori, socialmente cimenta i ragazzi più che le ragazze perché, nella percezione collettiva, lo sviluppo di queste ultime è considerato una questione individuale, qualcosa di più attinente alla sfera privata. Dai maschi invece ci si aspetta che assumano un ruolo nella società e l’irruenza giovanile, con la nascente forza fisica, li porta anche a misurarsi più apertamente sui temi di validità e virilità, per questo sono percepiti come imprevedibili e incontrollabili.
L’ombra lunga di Edipo che uccide il padre influenza ancora lo sguardo della società sui suoi giovani e nell’immaginario collettivo i ragazzi sono spesso considerati un gruppo sociale potenzialmente destabilizzante il potere costituito e le sue regole. Patrizia Dogliani, docente di Storia e cultura dell’Europa contemporanea, dimostra come questi temi siano stati trascurati a lungo dalla storiografia politica e sociale, suscitando solo recentemente interesse. Da sempre, nella storia, i giovani cercano con passione una ribellione ed è comune la considerazione che l’irruenza giovanile sia correlata all’emergere della sessualità che, se non controllata in modo proficuo o se non scaricata e depotenziata, è avvertita come socialmente pericolosa. Anche in questo caso si tratta di uno stereotipo, ma chi è più in contatto con l’attuale realtà giovanile racconta di molti casi che assomigliano a quello di Gessica nell’atteggiamento verso le sfide della vita: adolescenti che non si avventurano in un sano rifiuto di ciò che non va per cercare una realizzazione. Talvolta sembrano invece
102 |
Pornografia e revenge porn
accondiscendenti con i loro genitori, cercando affannosamente di incarnare le loro aspettative, abbattendosi quando pensano di non riuscirci.
I fattori coinvolti in questi cambiamenti generazionali sono molteplici e tutti ancora da studiare, specie perché la rivoluzione digitale di cui si intravedono gli effetti nella vita quotidiana e nelle relazioni gioca senz’altro un ruolo importante nel modellare gli atteggiamenti. Il pensiero che nella nostra società sia la rete a offrire primariamente risposte indiscriminate alla curiosità umanissima di tanti adolescenti, o coltivi l’odio di genere in adulti frustrati, deve spingere ad agire con urgenza. Nello specifico della nostra ricerca, per esempio, confondere la prestanza genitale esibita nella pornografia con la virilità, o addirittura la violenza manifesta con la sessualità umana, che è invece capacità di rapporto, sensibilità, intelligenza, è deleterio per la crescita psicologica.
Per contro, indizi provenienti da altri ambiti della cultura giovanile fanno invece intravedere ragazzi preparati e consapevoli che realizzano una sana ribellione all’esistente anche proprio sfruttando le opportunità offerte dalla rete: il loro essere ribelli a schemi ormai vecchi o agli stereotipi di una cultura patriarcale non è sempre evidente, non avviene in modo distruttivo, ma si manifesta come una ricerca di un nuovo modo di essere autentici nel mondo e con la realizzazione di rapporti più sani tra uomini e donne, capaci di nutrirsi delle differenze.
Una simile evoluzione culturale è stata anticipata dal film Diavolo in corpo, con la regia di Marco Bellocchio e la collaborazione dello psichiatra Massimo Fagioli, dove è rappresentata una storia d’amore in cui il desiderio e la sessualità non sono confusi con la sopraffazione o il controllo, ma hanno il potere travolgente di trasformare l’identità dei due protagonisti nella ribellione a un destino già scritto. Riteniamo particolarmente significativa per la nostra ricerca l’immagine maschile proposta, quella di un ragazzo appassionato e ribelle senza distruzione.
Capitolo 3
| 103
Box 2 Ribellarsi senza distruggere il padre: il film Diavolo in corpo
Negli anni Ottanta comparve sugli schermi italiani un film controverso: Diavolo in corpo di Marco Bellocchio. Il regista intendeva ispirarsi liberamente al romanzo omonimo di Radiguet, in cui la tragica storia d’amore tra un sedicenne e una giovane donna sposata finisce con la morte di lei, un esito scontato come una condanna per coloro che, in virtù di un amore passionale, sovvertono l’ordine borghese.
Presto le iniziali intenzioni di Bellocchio mutarono: nonostante il bel volto e la risata contagiosa della protagonista, le riprese non progredivano e solo con l’intervento sul set dello psichiatra Massimo Fagioli la storia originaria fu totalmente sovvertita. La nuova storia raccontata nel film parlava di una giovane borghese, promessa sposa a un terrorista in carcere, pentito e divenuto cattolico, che a breve sarebbe stato liberato.
Mentre con la futura suocera fervono i preparativi del matrimonio, accade che Giulia, la protagonista, vive un amore clandestino con Andrea, un ragazzo che si sta preparando per la maturità: da una parte l’ex terrorista che aspira alla normalità dei pranzi della domenica con tutti i parenti, dall’altra l’amore giovane, travolgente e imprevedibile. Il padre di Andrea, psicoanalista, lo mette in guardia: «È una matta, inaffidabile, è bella ma non si rende conto di niente, ti manderà al manicomio!». Ma il ragazzo rivendica una sua autonomia di giudizio e una sua identità, arrivando a dire a Giulia: «Mi sono innamorato... di te», determinando una crisi nella donna, che forse aveva perduto internamente la possibilità o la speranza di vivere un rapporto sincero e profondo e aveva pensato alla relazione con il giovane come semplice parentesi alla noia della vita quotidiana. Come nella storia di Amore e Psiche, il rapporto tra loro subisce una battuta d’arresto: lei perde l’armonia del sentire, scende in fondo alla crisi, senza però guastare quel bel volto, e sarà l’opposizione e il rifiuto del ragazzo a obbligarla a superare la sua anaffettività, sino ad accettare un’immagine nuova di uomo, inconsueta, che le propone un rap-
104 |
Pornografia e revenge porn
porto senza secondi fini, che pretende che lei sia bella e intelligente. La scena finale del film resta mitica per noi, perché coglie l’evidenza di una ritrovata capacità di amare, che il rapporto tra i due è stato capace di realizzare: Giulia, con le guance rigate dalle lacrime, assiste al colloquio d’esame di maturità del ragazzo, commossa dall’identità e dalla libertà con cui lui, così giovane, si sottrae ai tentativi dei professori di identificarlo con categorie stereotipate. La scena risulta lievemente sfuocata, un errore nelle riprese che lo psichiatra in fase di montaggio ritenne perfetto per restituire la visione di chi nel pianto ha ritrovato gli affetti per un uomo: forse un rimando alla visione sfuocata di un neonato di fronte al volto della madre e la ricreazione di quel momento in cui lo sguardo innamorato dice: ‘Il tuo volto è la mia immagine interiore’.
Paradossalmente il film fece molto scalpore per le riprese di una fellatio che, rappresentata nella verità di un rapporto uomo-donna, era tuttavia ben lontana dall’essere una scena pornografica: i giornali di allora parlarono di un film che aveva spostato il comune senso del pudore, oltrepassando il confine di ciò che poteva essere accettabile rappresentare. A distanza di molti anni, si può dire che questo film ha spostato il comune senso dell’umano, ha proposto un’idea di amore che sia crescita reciproca e interesse per l’altro. Stare assieme, non come controllo e dominio, ma come riconoscimento di un rapporto nuovo tra uomo e donna, in cui il desiderio non è legato allo sfogo o alla soddisfazione del principio del piacere bensì alla realizzazione dell’identità sessuata di entrambi. Nella fellatio della protagonista non vi è alcuna pornografia, è, al contrario, rappresentata la possibilità di ricreare, nella mente di ognuno, la fantasia di un’esperienza remota: l’immagine di un bambino al seno che si abbandona al rapporto nella certezza fiduciosa della sostanza dell’altro, latte che nutre, sperma valido che dà la vita e, più profondamente, interesse e amore per un altro essere umano. Questa proposizione di una possibilità d’amare nuova, più matura, fu forse un’utopia per molti nel 1985, quando il film uscì nelle sale, ma fu anche faro su una nuova rotta possibile da percorrere ribellandosi a vecchie
Capitolo 3
| 105
idee, per poter stare insieme, uomini e donne. Queste immagini proponevano il superamento della crisi dell’uomo e della donna descritta da Antonioni negli anni precedenti, che vedeva un uomo disorientato e impotente di fronte al mutamento femminile: era comparsa un’immagine maschile nuova che aveva rifiutato l’identificazione con i padri realizzando l’immagine di una donna originale e attiva nel rapporto di desiderio.
3.4 | Come resistere a una cultura pornificata?
Parlare del primo innamoramento evoca memorie intense, emozioni forti e al contempo contrastanti, come arrossire per uno sguardo o soffrire la vergogna per parole sferzanti di rifiuto: paura e speranza di fronte a qualcosa che è ignoto e al contempo misterioso e affascinante, quando provare il desiderio acuisce tutti i sensi e amplifica ogni percezione. Ci si scruta, si sogna a occhi aperti e si spera di riuscire a essere notati e a conquistare l’altro. Ogni adolescente si trova ad affrontare queste montagne russe per realizzare un’identità sessuale che è vertice dello sviluppo umano. A volte gli insegnanti, osservando i loro studenti al rientro in classe alla fine dell’estate, notano in alcuni di loro grandi cambiamenti, nell’espressione del volto, nella postura, una sensazione generale di essere di fronte a una maggiore identità, frutto magari di un incontro amoroso alla base di questa trasformazione.
emerges in the newborn, instead in the adolescent becomes mental identity in the research of a relationship with another person, still unknown., while for the adolescent it becomes mental identity in the search for a relationship with another still unknown. Falling in love pro-
106 |
Pornografia e revenge porn
prio di un volto tra tanti, riconoscerne l’unicità, potrebbe realizzare l’occasione per spazzare via gli stereotipi culturali che ci hanno accompagnato sin da piccoli facendoci credere cose non vere gli uni degli altri. È una sfida difficile però sostenere un rapporto senza che ci sia ancora una conoscenza dell’altro, talvolta oscillare tra l’illusione e la fiducia, e le storie degli amanti divenute famose in letteratura raccontano di incomprensioni, reciproche illusioni e delusioni con repentini cambi di umore, crisi, sbandate e poi di quando non ci si comprende più, non ci si piace più, e ci si confonde sulla realtà propria e su quella dell’altro, realizzando uno sconfortante fallimento della conoscenza.
Come abbiamo visto, stereotipi o idee false possono ancora entrare in campo quando non si comprende appieno l’altro e sono spesso causa di errori di rapporto perché conducono alla lettura della realtà in una sorta di ‘via breve’ del pensiero, per cui le caratteristiche personali di un individuo si perdono ed esso viene assimilato a ciò che si ritiene caratteristico di un intero gruppo. Ad esempio, un profugo, uno zingaro, un clochard, un ragazzo sono percepiti in quanto esponenti di una categoria e non primariamente come individui. In questo fenomeno c’è una radice ideologica che si ritrova anche nelle giustificazioni del razzismo culturale, del razzismo di genere e nel sessismo, per cui si legittima una credenza erronea e la relazione di potere che ne deriva: talvolta tale atteggiamento, purtroppo, trova adesione passiva anche in chi questo potere lo subisce.
Avevamo cominciato a parlare di amore, quando l’altro riecheggia il nostro essere più profondo e ci troviamo costretti a cercare strumenti per resistere e reagire al dolore per il fallimento di un rapporto e della realizzazione di una identità sessuata e matura. Per riuscire a comprendere cosa possa accadere di invisibile in un rapporto, ci hanno fornito elementi gli studi psicosociali della dottoressa Volpato, che evidenziano come le relazioni tra uomo e donna possano rivelarsi molto contraddittorie perché basate su
Capitolo 3
| 107
ci hanno fornito elementi gli studi psicosociali della dottoressa Volpato differenze di potere e contemporaneamente su una intimità fisica e psicologica: un miscuglio in grado di determinare la coesistenza nelle stesse persone di atteggiamenti ambivalenti, sia ostili che benevoli. Se la bilancia del potere ha quasi sempre privilegiato la condizione maschile, si sono rese necessarie ideologie che giustificassero tale assetto, per evitare o limitare al massimo il risentimento di chi è soggetto al potere, per creare un equilibrio tra questo dominio e le esigenze di vicinanza affettiva e convivenza. Tutto ciò è stato definito ‘sessismo benevolo’, ovvero un atteggiamento che, stimolando sentimenti di lealtà, mette insieme dominio e affetto, consentendo di mantenere in equilibrio il rapporto: chi esercita il potere è convinto di provare un genuino affetto per l’altra persona, nonostante o a causa di un supposto minor valore umano e di ruolo, trovandosi magari a sorridere teneramente o a commuoversi di fronte a delle manifestazioni di incompetenza, come si può fare con un bambino piccolo. Paradossalmente l’adesione di uomini e donne all’ideologia di un sessismo benevolo porta a essere più soddisfatti della propria vita, perché induce l’idea che tutto questo sia naturale e legittimato nella storia dalla tradizionale superiorità maschile.
Il sessismo benevolo, tuttavia, appare come una contraddizione in termini perché descrive le donne come creature preziose da proteggere e al contempo ne nega le qualità e il valore umano: uno strano ibrido tra una figura materna accudente e una infantile da proteggere, in entrambi i casi non rispondenti alla verità della partner. Si tratta di una versione moderna del vecchio paternalismo, che giustifica i propri privilegi come ricompensa per l’uomo che si assume una pesante responsabilità nel sostentamento della famiglia. Esso si manifesta anche in forme storicamente più consolidate, come quelle del ‘sessismo ostile’, che percepisce le donne come avversarie, che cercherebbero di indebolire e controllare gli uomini, mettendone in dubbio la potenza e limitandone la libertà attraverso le armi della sessualità o della competizione.
108 |
Pornografia e revenge porn
Ci è sembrato importante comprendere se l’atteggiamento degli adolescenti odierni possa ancora essere influenzato da assetti culturali di questo genere e le risposte dei ragazzi intervistati dalla giornalista Lanfranco, alla domanda ‘Pensi che la violenza sia una componente della sessualità maschile più di quella femminile?’, sono concordi nell’affermare che nei maschi sia certamente più presente. L’enfatizzazione della forza fisica, della massa muscolare e in generale di attributi tutti esterni e visibili compone l’immagine virile del maschio Alfa, molto citato in tutte le risposte, con una forza fisica che è implicitamente associata alla violenza. Altri tipi di forza, come quella morale, la forza d’animo, quella della competenza e del sapere, della conoscenza o dell’intelligenza, come abbiamo visto, non sono menzionate, anzi, sovente nelle risposte dei ragazzi è riportata la convinzione che le donne siano per natura più capaci di affrontare i problemi con le parole, mentre gli uomini sarebbero più propensi a farlo naturalmente con la forza. Dalle risposte dei ragazzi raccolte nella ricerca si evince che sarebbe normale che un uomo usi le mani, perché gli uomini sarebbero più interessati al potere e al controllo ed è per questo che l’uso della forza come violenza è ritenuto necessario per affermare il proprio pensiero e ottenere rispetto.
La differenza tra forza e violenza appare ben compresa dagli intervistati, che le distinguono in senso generale, ma di fronte a questioni di potere, controllo, rispetto, nello specifico del rapporto con le ragazze, è come se manifestassero un’area cieca della comprensione. Verrebbe da pensare che ciò che i ragazzi forse non dicono ma percepiscono bene è che le ragazze hanno iniziato a realizzare una certa emancipazione da stereotipi culturali schiaccianti, ottenendone un’evoluzione e una maggiore libertà, mentre forse solo ora può comparire una analoga riflessione critica e diffusa sull’identità maschile, che per questo andrebbe favorita.
Lo stereotipo del maschio Alfa, di storica memoria, è ripreso da molta cultura giovanile, per esempio nella musica trap ma non
Capitolo 3
| 109
è ripreso da molta cultura giovanile solo, è esibito con un linguaggio mediato dal porno, attraverso un maschilismo che rende ridicoli, deboli, sbagliati tutti coloro che in quelle parole non si riconoscono. È necessaria una grande dose di ‘carattere’ per contrastare tanta protervia, anche a costo di rischiare di essere isolati dal gruppo, considerati privi di un’identità e in fondo ‘strani’, nel senso di non conformi. Questa difficoltà di resistere alle pressioni culturali della nostra società, in un’età in cui prevale l’incertezza di sé, non risparmia neanche le ragazze che si discostano dalle stigmatizzazioni di genere e che per questo sono definite acide, arrabbiate, incapaci di vivere serenamente la propria femminilità, accusate di perseguire il sopravvento sugli uomini: le loro qualità personali sembrano sparire, al più sono percepite come capaci, valide, ma fredde emotivamente. Soccombere a questi preconcetti ha portato spesso uomini e donne a una ‘complicità negativa’ in cui i rapporti si reggono sull’ambivalenza tra amorevolezza e svalutazione, sino ad atteggiamenti di palese violenza reciproca, come vedremo in seguito nel capitolo dedicato alla clinica.
Fortunatamente si vedono tanti adolescenti che, cercando di mantenere la loro originalità, il loro modo di fare e di pensare, si trovano a resistere a una violenza particolare: la delegittimazione. Si tratta di un atteggiamento svilente e ostile che aggredisce mentalmente e si esprime in forme più o meno gravi, e in estremo può arrivare alla cosiddetta ‘deumanizzazione’ dell’altro. Una violenza mentale di cui si trova traccia in fenomeni dalle radici antiche che persistono nella nostra modernità; infatti, rimangono pensieri ed espressioni verbali che ci preoccupano non poco. Per esempio, quando l’altra persona viene descritta e definita (e alla fine pensata) come un animale o a volte addirittura una cosa, come accade in certi contesti dove le donne vengono tranquillamente associate a immagini di animali: gatte, conigliette o civette in alcune circostanze, per trasformarsi in tigri o in lupe in altre, per diventare galline o cagne in altre ancora. Ovviamente è facile
110 |
Pornografia e revenge porn
immaginare quanto le metafore animali regnino sovrane anche nel mondo della pornografia.
Un’altra forma di deumanizzazione alla quale siamo talmente assuefatti da non soffermarci più a considerarla nella sua gravità è l’’oggettivazione’, la cui tipologia più frequente è proprio quella a sfondo sessuale, utilizzata comunemente in modo soft nella pubblicità, in cui corpi perfetti e ammiccanti sono ornamento di un oggetto in vendita, per veicolare un’idea di piacere e successo facilmente acquisibili. L’oggettivazione rende l’altro solo corpo, cioè realizza la convinzione (delirante) che l’altro o l’altra non sia che uno strumento per i propri scopi, come nella visione pornografica, un oggetto da usare senza umanità, senza autonomia di pensiero, interscambiabile con oggetti simili della stessa categoria e che può essere regalato, acquistato, venduto, prestato, come quando vengono scelti e condivisi filmati porno indicizzati on line per categorie: le bionde, le more, quelle con la quinta, le negre, le orientali, le bambine...
Ciò che accomuna tutte queste dinamiche, dal sessismo all’oggettivazione, è la progressiva perdita di affettività, di calore umano, per cui alla deumanizzazione dell’altro corrisponde una deumanizzazione di se stessi, laddove, nel gelo della mente, restano solo percezioni corporee, sensazioni che sono scaricate nella masturbazione e non diventano mai un movimento verso la conoscenza di sé, verso una fantasia trasformativa, ma consolidano un vuoto di pensiero.
L’attuale realtà per cui sempre più precocemente i giovani sono esposti a contenuti sessualizzati pone la necessità di interrogarsi su come questo aspetto possa influire sul pensiero e l’atteggiamento nelle relazioni di coloro che non hanno conosciuto la sessualità nei rapporti diretti e concreti, bensì ne abbiano assorbito una visione distorta attraverso l’uso della pornografia che, come abbiamo visto, veicola una cultura profondamente maschilista. Un primo aspetto tragico del maschilismo è quello che tra-
Capitolo 3
| 111
veicola una cultura profondamente maschilista duce atteggiamenti di dominanza maschile in comportamenti di oggettivazione, mercificazione, violenza, che possono arrivare all’annichilimento fisico e psichico dei partner, soprattutto quando dal virtuale si passa a rapporti reali. Ancora più tragico di tutto ciò, è che possa accadere che alcuni ragazzi credano erroneamente che il dominio faccia parte della loro natura e che per tutta la vita debbano esercitare un ferreo controllo razionale su di essa. Anche per questo innamorarsi può spaventare, può far temere di perdere il controllo, come nella vicenda narrata nel romanzo Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde. Non riuscire a contrastare questi stereotipi potrebbe far sentire soli, non apprezzabili, colpevoli di non provare affetti validi, di non saper/poter investire su rapporti che diano un senso alla propria vita. Il paradosso è che degradare l’immagine femminile comporta una uguale se non peggiore degradazione dell’immagine maschile: la cultura maschilista alla base dell’industria pornografica si rivolge prevalentemente a un pubblico maschile e propone un’immagine di ‘uomini stantuffo’ altrettanto oggettivati, prigionieri in un tragico deserto emotivo. Anche per le ragazze una sessualizzazione esibizionistica della propria vita per emulare i modelli proposti dalla pornografia rappresenta un problema che si riverbera ben oltre l’aspetto fisico, coinvolgendo l’immagine di sé, sia che si tratti di proporsi come oggetto vuoto e accondiscendente, sia credendo di esercitare un potere di seduzione per dominare gli altri.
Un esempio di uscita da questo labirinto di incomprensioni reciproche ci pare essere ben rappresentato nel film Don Jon, in cui il protagonista coniuga pornografia e masturbazione seriale con la confessione cattolica: è la versione giovane, apparentemente moderna e libertina di suo padre, che invece è ormai ben saldo a capotavola nel suo ruolo di pater familias. Lo spavaldo protagonista sarà vittima di una manipolazione femminile: una violenza subdola che lo spingerà con il ricatto sessuale a studiare, non per migliorare se stesso ma per rendersi conforme alle aspet-
112 |
Pornografia e revenge porn
tative di una ragazza, bellissima quanto anaffettiva, di diventare un marito in grado di garantirle un futuro agiato. A rompere questo ipocrita conflitto sottosoglia, fatto di fiocchi rosa e rabbia scaricata nella pornografia e nella masturbazione, interviene una donna che ha l’umanità di proporre al ragazzo un altro tipo di rapporto: glielo fa capire con dolcezza, senza giudizio, come fosse normale che la sapienza nei rapporti possa passare dall’uno all’altro, per la gioia della realizzazione di entrambi.
Appare evidente come avere cura dei propri pensieri, affetti ed emozioni sia fondamentale per realizzare se stessi in un rapporto sano con gli altri.
Dalle numerose risposte dei ragazzi alle ricerche prese in esame, una tra tutte ha riacceso la nostra speranza e ci piace citarla per esteso: «Da un mese a questa parte ho smesso di vedere porno perché mi sono accorto che non ti rende vivo, che non vivi davvero, che rischi di tralasciare le relazioni vere, quelle che contano nella vita. Penso che alla nostra età ci sia ancora tanta gente che invece resta attaccata ai porno per masturbarsi e non capire».
3.5 | Dal virtuale al reale: l’ideologia occulta della pornografia
In questo paragrafo vorremmo portare lo sguardo a quel passaggio permeabile per cui le convinzioni e gli atteggiamenti che nel web hanno ampia diffusione, diventando verità nel privato di molti, trovano poi espressione concreta nella vita sociale e pubblica. Attinente al nostro tema è il caso del cosiddetto ‘neoporn’, ovvero il movimento culturale che intende la pornografia come liberatoria e principale frontiera antimoralista, trasformandola in un argomento culturalmente legittimo, alla pari della teologia o della puericultura. Espressione di questa visione sono per esem-
Capitolo 3
| 113
alla pari della teologia o della puericultura pio i flash-games per adulti, i giochi elettronici interattivi campioni di incassi le cui situazioni, pur variando nel genere, hanno caratteristiche pornografiche spesso molto cruente. Per ideatori e distributori si tratta di forti guadagni regolati esclusivamente dalle leggi del profitto e del libero mercato, non è loro interesse considerare gli effetti psicologici che immagini violente possono determinare, perché si appellano alla libertà individuale degli acquirenti.
Altri aspetti che affiorano come fenomeni culturali dalla realtà virtuale hanno reso evidente che la diffusione di internet, che in origine è stata pensata come strumento di condivisione democratica, con grandi possibilità di sviluppo umano attraverso la comunicazione, ha permesso anche fenomeni imprevisti, quali l’emergere di gruppi che, appellandosi a una assurda libertà di pensiero e di parola, vantano come identità l’assunzione di ideologie acritiche e negazioniste. Nel campo di nostro interesse ne sono un esempio i siti incel, nome che deriva da involuntary celibate (celibe involontario). Si tratta di forum on line, considerati parte dell’ecosistema suprematista maschile, frequentati prevalentemente da uomini eterosessuali che ritengono la libertà delle donne causa della loro mancanza di opportunità sessuali, ritenute peraltro un proprio diritto. La teoria a cui si rifanno sostiene che i principali fattori di successo in una relazione sentimentale sarebbero la forma fisica, la ricchezza e lo status, ovvero la fama sociale. I frequentatori di questi siti criticano le connotazioni affettive dell’amore, che è visto piuttosto come un evento chimico dell’organismo, finalizzato al proseguimento della specie. In questo avallano il credo cristiano per cui i rapporti sarebbero finalizzati alla procreazione, in analogia all’accoppiamento animale. I temi e il linguaggio della pornografia emergono prepotentemente in questi forum, i cui frequentatori sostengono una visione rivendicativa e misogina: un atteggiamento che dalla realtà virtuale approda drammaticamente a rapporti reali con la ferma convin-
114 |
Pornografia e revenge porn
zione che attribuisce al femminile la colpa della loro infelicità. Una cultura libertaria consentirebbe alle donne di preferire maschi Alfa con alto indice di bellezza, denaro e fama, privando loro, maschi Beta, dei diritti sessuali: è stimato che a aderire a questa ideologia siano centinaia di migliaia di persone in svariati paesi del mondo. Nel 2022, i forum incel hanno generato allerta nel National Threat Assessment Center, una sezione dei servizi segreti americani, che ha definito il fenomeno una minaccia seria per la sicurezza nazionale a seguito di episodi di terrorismo misogino.
Un altro fenomeno culturale che dalle private frequentazioni del web si diffonde nella società più generale ed emerge alle luci dei riflettori è rintracciabile nel successo della musica trap. Un genere musicale derivato dalla rivolta delle minoranze afroamericane nei ghetti americani e che in Italia assume un linguaggio riconducibile alla sottocultura marginalizzata delle periferie. La trap è una musica che propone il culto dello sballo con l’utilizzo di droghe, alcol e farmaci, caratterizzata dall’oggettivazione della donna esibita come simbolo di successo, da un forte narcisismo, un perfezionismo estetico del corpo e dall’esibizione della ricchezza e del successo. Nei testi di questo tipo di canzoni compare, tra gli altri, il tema di una sessualità predatoria in cui l’interlocutore è l’altro maschio, lasciando alle donne il ruolo di trofeo. Il desiderio espresso è quello di ostentare ricchezza materiale come espressione del successo ottenuto, come riscatto dalla marginalità sociale, dalla precarietà, dalla solitudine e dalla mancanza di rapporti interumani validi, trasformando il corpo, che in adolescenza è così importante, in un manichino perfetto su cui indossare abiti griffati. Chi studia il fenomeno per comprenderne la presa sui più giovani ritiene che più che una ribellione o una trasgressione sembrerebbe un’avanguardia esasperata, nel senso che il riferimento a droghe, violenza, slang scurrili e linguaggio mediato dal porno sarebbero le tematiche specchio del mondo
Capitolo 3
| 115
violenza degli adulti e di una cultura del narcisismo, dell’individualismo, espressione acuita di una società dei consumi. Nella trap la proposta di una potenza maschile come potere che si esprime con l’oggettivazione sistematica della donna che diviene corpo da mettere in mostra, utile a soddisfare l’eccitazione sessuale, non sembra essere colta nella sua gravità, come se fosse priva di senso reale o soltanto un atteggiamento esibito. La musica trap sembrerebbe esprimere una cultura non solo derivata dalla pornificazione di massa, ma anche dall’attuale diffusione della pornografia tra i giovani, che sfocia in un maschilismo che ricalca le posizioni di alcuni genitori, come fosse una involuzione.
Un corpo di sola apparenza fisica rimanda negli adolescenti a una costante sorveglianza del loro aspetto, accompagnata, come vedremo meglio in seguito, da vissuti ansiosi e depressivi, con bassa autostima, disfunzioni sessuali, disordini alimentari dissimulati e spesso vissuti in solitudine. L’edonismo materialistico espresso dalla musica trap è quello di chi ce l’ha fatta a uscire dal ghetto e ora si rivolge a chi ancora lo abita, a chi vive il divario tra ciò che è e ciò che vorrebbe essere, come ogni adolescente impegnato a crescere. I ragazzi che seguono questo genere musicale sostengono che si tratti di un modo di atteggiarsi che copre ben altro: la necessità di esorcizzare le difficoltà di diventare grandi, la paura di non farcela nella vita o la paura di innamorarsi, che dicono essere cosa da ‘sfigati’ ma che, in fondo, desiderano tutti. In effetti l’unico legame emotivo vivido che spesso emerge nei testi è con la madre, una figura che si strugge di preoccupazione ma che è sempre presente, che tutto accetta del figlio anche quando la fa soffrire. Probabilmente ciò che turba oltre misura è l’incertezza dei rapporti, la possibilità di non riuscire a realizzare felicemente una relazione che faccia crescere, il timore di un rifiuto, di un abbandono. La madre invece è sempre presente e tollerante in questo passaggio tra l’essere bambino e diventare un adolescente triviale. Nei testi delle canzoni, e probabilmente
116 |
Pornografia e revenge porn
nell’esperienza di vita reale, non c’è alcun riferimento alla figura paterna.
Le donne in questo genere musicale sono naturalmente poco rappresentate, ma bisogna ricordare autrici come Chadia Rodriguez, che pare esprimere una reazione femminile a tutto questo: in Bitch 2.0, una canzone del 2018 famosa nel panorama trap femminile, manifesta un atteggiamento di disprezzo nei confronti del genere maschile complementare a tanta misoginia. Nel video è ripresa una ragazza seminuda, sempre un po’ sballata (o che si finge tale), che pensa di sfruttare cinicamente la ‘miseria maschile’.
Grazie che faccio montagne di soldi con il 2.0 [...]. Vendevo foto del culo in coppia con la mia ex socia, non sanno niente di nuovo questi sbirri dei social, yeah. [...] Attenti che ho conservato tutto dentro all’iPhone, Chadia, più amara di tutti i vostri Moët & Chandon.
Tutti che vogliono un pezzo di me, poi sono pezzi di merda. Tutti che vogliono un pezzo da me, poi fanno i concerti in caserma. Impara che non devi fare il balordo con quelli balordi davvero, non fare la stronza con una stronza 2.0.
Ma in seguito sembra mutare atteggiamento in una nuova canzone, Bella così, del 2020, in cui canta:
Senza trucco, senza smalto e crema io mi piaccio così (sì) e se mi va di farlo faccio così (sì). In fondo le parole sono parole e un giorno spariranno senza rumore. Con i capelli fuori posto, senza vestiti belli addosso, anche al buio c’è una luce che ti illumina perché tu sei bella così. [...] C’è sempre qualcuno che ti aspetta
Capitolo 3
| 117
ed ai suoi occhi sei perfetta ed un giorno capirai quanto eri stupida perché sei bella così.
Federico Tonioni, psichiatra e psicoterapeuta dell’Area dipendenze del Policlinico Gemelli di Roma, in un’intervista del 2018 ha riportato le seguenti dichiarazioni per “Adnkronos Salute”:
Oggi il profilo cognitivo dei giovani che assumono droghe è cambiato: non è più teso alla ricerca del piacere, ma a manipolare i propri stati d’animo, magari anche in base a musiche e compagnie diverse. I ragazzi hanno una loro regia molto attiva, e il poliabuso risponde al bisogno di programmazione degli stati emotivi. Questo perché a far paura agli adolescenti oggi sono le emozioni, che non si possono controllare. Gli stati emotivi alterati in modo programmato sono surrogati di ciò che fa loro più paura, come ad esempio l’innamoramento.
Portando inoltre lo sguardo dalla realtà italiana a quella internazionale in un mondo iperconnesso, si incontrano scenari molto simili; da numerose ricerche parrebbe che l’attuale utilizzo di droghe e di pornografia abbia due comuni obiettivi: rilassare e far vincere la noia, e poi rilassarsi e ‘tirar sera’.
Alcuni ritengono che i governi dovrebbero dotarsi di una legislazione analoga a quella adottata in merito alle sigarette per mettere in guardia contro i danni arrecati dal consumo precoce di pornografia e dalla visione di immagini violente in essa contenute, ma non risulta che esistano movimenti rilevanti di cittadini che si mobilitano a questo scopo. I danni derivati dal fumo sono fisici e ben visibili, gli effetti dell’esposizione alla pornografia non sono così visibili agli occhi, pur essendo reali e manifestati a livello psichico e affettivo e dunque relazionale. I pornografi negano di continuo il danno provocato dalla loro industria, danno per chi ne fa uso e per chi non ne fa, dato che a subirne le con-
118 |
Pornografia e revenge porn
seguenze non è solo il singolo bensì, come vedremo, anche i partner ed estensivamente la società.
Ci fa ben sperare, però, l’iniziativa del sindaco di New York, Eric Adams, che nei primi mesi del 2024 ha annunciato che la sua amministrazione ha intentato una causa contro alcune delle più grandi società di social media, come Meta, Google, Snap e TikTok. La denuncia sostiene che le aziende abbiano utilizzato la ricerca psicologica per spingere i giovani utenti a passare sempre più tempo sulle loro piattaforme e su contenuti inappropriati alla loro età. Questo avrebbe portato a depressione, ansia, autolesionismo e persino suicidio tra gli adolescenti. L’iniziativa richiama un analogo procedimento intentato nel 2022 in California. Nell’attesa che queste iniziative abbiano successo riteniamo necessario alimentare il dibattito culturale e la prevenzione soprattutto nei più giovani.
La pornografia infatti rischia di diventare in talune persone terreno fertile ove coltivare una violenza invisibile che si fomenta anche in chi, pur conservando un rapporto adeguato con la realtà materiale, di fatto non è più in grado di percepire l’umanità di un altro essere umano: una violenza che va oltre l’odio e la rabbia, che diviene incapacità di comprendere la gravità dell’aggressione insita per esempio nella condivisione non consensuale di materiale privato (sextortion, revenge porn ecc.). Coloro che studiano questi fenomeni sostengono non trattarsi di fatti emergenziali, bensì sistemici e strutturali, dovuti alla cultura patriarcale e misogina della nostra società che si esprime in forme nuove e di rinnovata virulenza.
Nel tentativo di trovare una definizione condivisa internazionalmente e anche una legislazione comune per affrontare la situazione, due ricercatrici britanniche, Clare McGlynn ed Erika Rackley, hanno proposto l’espressione IBSA, image-based sexual abuse (abuso sessuale basato sulle immagini), da applicare a un fenomeno che può palesarsi in varie forme, purtroppo in rapida
Capitolo 3
| 119
da applicare a un fenomeno che può palesarsi in varie forme evoluzione. Il focus, ad esempio nei casi di revenge porn o sextortion, è posto sul concetto di consensualità di cui vengono private le vittime, sulla continuità con gli abusi sessuali realizzati materialmente e i conseguenti sessismo e maschilismo che si celano dietro tali atti virtuali. Questo punto di vista nasce dall’esigenza di comprensione e contrasto di attività ancora ampiamente sottostimate e confinate al mondo virtuale, mentre è evidente come invece le ripercussioni sulle vittime di tali abusi avvengano a livello reale, psicologico, sociale e lavorativo. Come evidenziato dalla maggior parte delle normative adottate nei diversi paesi, gli abusi sessuali virtuali violano, parimenti a quelli tradizionali, la dignità umana e alimentano una repressione dell’esperienza sociale. Il cambio concettuale proposto è che l’abuso sessuale basato sulle immagini, analogamente allo stupro e alla violenza sessuale materiale, sia considerato una violenza che lede i diritti umani e l’immagine privata e pubblica della vittima.
Tale evoluzione del pensiero collettivo è forse alla base di cambiamenti che fanno ben sperare: recentemente nel Regno Unito una compagnia telefonica, la Vodafone, ha bloccato l’accesso ai siti pornografici tramite il cellulare e ha precluso la visione di pagine di appuntamenti e scommesse, a meno che l’utente non abbia la possibilità di dimostrare di avere almeno 18 anni; in Israele la pornografia sul cellulare è stata bandita.
3.6 | ‘Amore senza bugie’
Nudes è una serie televisiva prodotta dalla RAI; ispirata all’omonimo teen drama norvegese, racconta l’amicizia e le relazioni di un gruppo di ragazzi allegri e dinamici, impegnati in un progetto comune che è messo in crisi quando cominciano a ‘girare voci’ su uno di loro. La verità si fa strada piano piano in modo differente per i vari protagonisti – la fidanzata, l’amico, i genitori, l’av-
120 |
Pornografia e revenge porn
vocato, la ragazza vittima –, quando un allibito protagonista si ritrova accusato di pedopornografia per aver postato il video di una minorenne che ha un rapporto con il suo ragazzo durante una festa. La serie racconta bene le sfaccettature psicologiche dei vari personaggi coinvolti e di come l’abisso tra un gesto che Vitto riteneva senza importanza si rivela sempre di più nella sua gravità di danno esistenziale, man mano che la verità viene alla luce dall’anonimato del web.
Ci sono altri esempi in questa serie di successo che affrontano il problema della diffusione non consensuale di immagini private e dei drammi che possono determinare nella vita dei ragazzi. Immagini molto esaurienti che intendono sensibilizzare adulti e giovani su aspetti ancora troppo sottovalutati, rispondendo al contempo a un vuoto formativo della scuola, l’istituzione che avrebbe il mandato sociale di favorire uno sviluppo sano dei ragazzi. Purtroppo, nonostante si consideri fondamentale affrontare le tematiche relative alla sessualità, nella realtà paradossalmente sono i siti pornografici che si propongono di fornire risposte alle tante domande. Vista la diffusione documentata del fenomeno, verrebbe da pensare a una seconda ondata di pornificazione di massa, ma occulta, che dall’esperienza privata di molti ragazzi emerge in fenomeni sociali connotando la realtà in modo molto più misogino e sessista, riportandoci indietro di secoli.
Anche Amnesty International ha raccomandato ai governi di prevedere nelle scuole un tipo di educazione che comprenda la trattazione delle tematiche sessualità e affettività all’interno della sfera digitale. Tuttavia, il Rapporto di monitoraggio dell’istruzione globale 2019 dell’UNESCO conferma che in Italia nella formazione degli insegnanti non è compresa una sensibilizzazione sui problemi di uguaglianza di genere e che questo tema, pur citato tra gli obiettivi scolastici, viene per lo più ignorato.
Capitolo 3
| 121
Prigioniera nella rete?
Betty piange a lungo davanti allo psicoterapeuta prima di riuscire a parlare: il quesito che riesce a porre è se denunciare o meno il suo capo per molestie. Si sente sola e disorientata e vuole decidere in fretta sul da farsi per tentare di ripulirsi da quella che definisce ‘una patina sporca’ appiccicata addosso. A paralizzarla è un dubbio: fargliela pagare o fare finta che non sia successo niente? E poi, come regolarsi al lavoro? Di certezza ne ha una: sa già che in entrambi i casi i suoi genitori la faranno sentire per l’ennesima volta ‘sbagliata’. Una collega ha esortato Betty a chiarirsi le idee parlandone con un professionista, prima di prendere una decisione. Così emerge che un venerdì sera si era offerta di accompagnare due colleghe e il suo capo in difficoltà a rientrare a casa per uno sciopero dei mezzi. Avevano approfittato dell’occasione per un aperitivo e due chiacchiere, poi al ritorno era rimasto per ultimo il suo capo che, una volta soli, le aveva fatto delle avances pesanti che l’avevano pietrificata: era rimasta immobile con le mani serrate sul volante mentre lui si masturbava accanto a lei. Poi era sceso dall’auto e se n’era andato, senza neanche preoccuparsi di chiudere la portiera.
Questi i fatti accaduti, ma perché emergessero pensieri utili a una comprensione di sé è stato necessario a Betty un tempo di riflessione protratto, a partenza da una domanda semplice del terapeuta: «Perché non ti sei ribellata? Di fronte a un uomo ubriaco, pur nella differenza di età, o di ruolo, ma oggettivamente non direttamente minaccioso, perché non hai detto NO?».
Betty viene da una famiglia molto religiosa, ricorda che suo padre aveva fatto una vera battaglia affinché a scuola non si facesse educazione sessuale, ma non per parlarne meglio in casa. Col senno di poi, pensa proprio che fosse affinché non se ne parlasse affatto: se la cosa non si dice, la cosa non esiste. Così, da ragazza, cercava in internet, in segreto, sentendosi in colpa, di chiarirsi i tanti dubbi sulla vita che le rimanevano oscuri, dato che alle sue domande la madre reagiva con fastidio e irritazione, tanto da farla rinunciare a ogni dialogo. Betty racconta di prime esperienze in cui ha vissuto una certa promiscuità sessuale che la confondeva e disorientava
122 |
Pornografia e revenge porn
per i repentini abbandoni subiti, alle quali è seguito un periodo di rifiuto di ogni rapporto e il ricorso alla masturbazione che la consolava e leniva il dolore di non riuscire a realizzare un rapporto valido. Dal terapeuta Betty si aspetta indicazioni precise su cosa fare e solo in seguito realizza che a monte del comportamento e legato a esso esiste senz’altro un pensiero invisibile, e degli affetti altrettanto inconsapevoli. Per esempio, l’ipotesi che appare verosimile è che, dietro alla promiscuità sessuale sperimentata, si nascondesse una ribellione ai valori della sua famiglia: purtroppo una ribellione autodistruttiva che mirava a realizzare le più fosche previsioni dei suoi genitori. Fino a che deve aver prevalso lo spirito di autoconservazione con un periodo di isolamento, in cui cercava di medicarsi le ferite a modo suo.
Oggi Betty ha una relazione valida, intima e calorosa, ma l’ansia la pervade quando trova sul display le chiamate di ragazzi con cui era stata e le torna la paura che ricompaiano alcune foto imbarazzanti che aveva condiviso quando era una ragazzina insicura e si sentiva sola. Questi ragazzi talvolta ancora alludono a come fosse clamoroso il sesso con lei ma, a pensarci ora, Betty si rende conto che stupidamente replicava i video porno che aveva visto e pensava che il sesso fosse così, quello che esaltava la potenza maschile fingendo orgasmi spettacolari.
Betty prova un misto di rabbia ma anche comprensione per la sua ingenuità di un tempo e alla domanda iniziale sul perché non si fosse ribellata al comportamento del suo capo, oggi forse risponderebbe che in quell’occasione si è semplicemente paralizzata per una credenza assurda che ogni uomo possa perdere il controllo in certe occasioni. Che gli uomini sono tutti così. O peggio, forse ha pensato che fosse colpa sua, che ci fosse qualcosa di sbagliato in lei che determinava queste crisi di impazzimento nell’altro. Nel silenzio e nell’annullamento del tema della sessualità che regnavano nella sua famiglia e nell’ambiente religioso che frequentava, era sottesa l’idea di sessualità come qualcosa di sporco, qualcosa di peccaminoso insito nella natura umana, soprattutto in quella maschile, che andava tollerato e riassorbito dalla donna nella famiglia.
Capitolo 3
| 123
Ora Betty con il suo ragazzo può parlare con confidenza e aiutare anche lui a superare pensieri stereotipati e disumani: «Se pensi che gli uomini siano brutte persone» dice, «quando ne incontri uno brutto ti sembra normale e ti fa solo paura ma non ti ribelli. Puoi rifiutare la bruttezza solo se hai dentro di te la certezza che un ragazzo possa essere una bella persona, che sia umano come te».
Una risposta al vuoto di iniziative formative è stato il testo
Amore senza bugie. Storia e scoperta della sessualità di Fulvia Cigala Fulgosi, docente di lettere nella scuola media, e Dorina Di Sabatino, docente di filosofia e psicologia nelle scuole superiori, scritto proprio con l’obiettivo di aiutare i ragazzi a fare chiarezza sui temi della sessualità, anche negli aspetti più difficili da affrontare.
In ambito scolastico, per orientarsi in una crescente complessità, le parole sono importanti ed è per questo che oggi si distingue l’educazione alla sessualità dall’educazione sessuale, laddove la prima comprende non soltanto la salute sessuale in senso biologico e riproduttivo, ma anche aspetti psicologici e sociali come gli stereotipi che sostengono i ruoli di genere, le emozioni che caratterizzano le relazioni, anche quelle virtuali. L’educazione alla sessualità, comunemente, avviene in classe, da parte di insegnanti adeguatamente formati, coinvolgendo anche figure esterne che rendono le lezioni più interattive ed efficaci. Considerato poi come sia diffusa la violenza di genere e la cultura sessista nel web, grazie all’assenza di regolamentazione e alla garanzia dell’anonimato, è indispensabile che all’educazione alla sessualità si affianchi l’educazione digitale, al fine di responsabilizzare i ragazzi e permettere loro di conoscere non solo il potenziale di questi strumenti, ma anche un metodo critico per relazionarsi alle nuove tecnologie e rapportarsi agli altri attraverso di esse. La media education prevede un’educazione ai media e con i media, promuovendo il concetto di ‘cittadinanza digitale’, per rendere consapevoli delle opportunità e dei rischi in cui è possibile in-
124 |
Pornografia e revenge porn
promuovendo il concetto di ‘cittadinanza digitale’ correre: essere nativi digitali e abili utilizzatori di smartphone, come si è detto, non equivale a conoscerne il funzionamento recondito.
| Un’esperienza nelle scuole di Firenze
Proponiamo al lettore una intervista a Cecilia Iannaco, vicepresidente del Network europeo per la psichiatria psicodinamica (Netforpp Europa ETS), che da moltissimi anni lavora con gli adolescenti. Oltre a essere psicologa scolastica e psicoterapeuta, la dottoressa è specializzata in Teen dating violence (TDV), ossia la violenza nelle giovani coppie, fenomeno ancora poco studiato in Italia, che comprende comportamenti anche francamente violenti all’interno delle prime relazioni sentimentali fra adolescenti. Per quanto ci riguarda, non potendo dimenticare che l’esposizione a contenuti pornografici pare alimenti la violenza a sfondo sessuale, ci è parso proficuo confrontarci con la sua esperienza di studiosa e di psicologa dell’età evolutiva.
Occupandoci dell’impatto negativo della pornografia sulla vita e sullo sviluppo dei ragazzi e del nesso fra esposizione alla pornografia e uso della violenza nei contesti relazionali e intimi, ci interesserebbe sapere se anche per quanto riguarda la Teen dating violence, la letteratura internazionale individua un’associazione con la pornografia.
Direi, senza ombra di dubbio, che l’associazione che suggerite nelle vostre ricerche è riconosciuta a livello internazionale. Si assiste, nelle giovani coppie, assieme a una esposizione sempre più precoce a contenuti pornografici, a una escalation preoccupante all’interno della relazione intima di atti di prevaricazione, di coercizione e di controllo che provocano danno fisico e psicologico al partner. I ricercatori (come Rothman, Rostad, Stepanko, Thulin e altri) hanno scoperto che l’uso di pornografia da parte degli adolescenti è associato a una maggiore accettabilità della violenza nelle relazio-
Capitolo 3
| 125
Stepanko ni. Negli Stati Uniti già dal 2016 i repubblicani, nel seguire le indicazioni degli esperti e nel cercare soluzioni alla diffusione esasperata della pornografia fra i giovani, hanno definito la situazione una ‘crisi di salute pubblica’. La loro politica restrittiva, benché denunci una situazione di alto rischio, non porta, ovviamente, a nessuna soluzione reale. La lotta alla pornografia, e alla conseguente normalizzazione della violenza e sfruttamento della donna, può essere combattuta solo proponendo, soprattutto ai giovani che vivono situazioni di maggior vulnerabilità, messaggi relazionali e culturali alternativi alla deumanizzazione e oggettivizzazione dell’altro.
Seguendo il filo che lei propone e sempre guardando agli Stati Uniti, i democratici sostengono che per osteggiare gli effetti negativi del porno sia necessario potenziare i programmi di educazione sessuale nella scuola. E in Italia? Cosa si potrebbe fare nelle scuole?
Tutto. Senza cadere in luoghi comuni ingannevoli che legittimano il delegare tutta la formazione dei giovani alla scuola (come va di moda in Italia!), rimane il fatto che essa rappresenta lo strumento più efficace di crescita personale e coesione sociale assieme. I ragazzi lo sanno e, a modo loro, ci tengono alla scuola. Per quanto criticati, sappiamo infatti dalle ricerche che la scuola e gli insegnanti, a differenza di amministratori, magistratura e politici, godono di un alto livello di fiducia da parte della maggior parte degli studenti. Una fiducia che non andrebbe tradita. In questo senso penso che all’interno della scuola si potrebbe e si dovrebbe fare tutto, quindi anche parlare di sessualità, che fra l’altro, stando alle statistiche, è il secondo argomento per importanza che i giovani vorrebbero affrontare in aula, dopo il tema del rispetto di genere e delle minoranze. Purtroppo, l’Italia è ‘un paese per vecchi’ e i ragazzi non vengono ascoltati. Pensano che l’informazione riguardo al sesso all’interno della scuola sia essenziale e la vorrebbero come materia di studio curriculare 9 ragazzi su 10, non solo coloro che rientrano nella fascia di età fra i 15 e i 18 anni, ma anche i più giovani, fra gli 11 e i 14 anni. Il nostro paese è pervaso di ipocrisia: si finge di voler conoscere i ragazzi e investire su di loro. Un piccolo confronto: dal 1955 la Svezia ha introdotto l’educazione sessuale
126 |
Pornografia e revenge porn
in ogni tipo e ordine di scuola, l’Italia rimane oggi nella rosa dei sei paesi europei che non la prevedono ancora. Non so quanto sia attendibile basarsi su un’unica indagine (quella del 2022 di Mansaray), quindi la ricordo con prudenza, ma pare che in Svezia, sebbene la disponibilità di materiale pornografico sia aumentata negli ultimi vent’anni in maniera vertiginosa, siano diminuiti esposizione e consumo da parte di minori. In Italia si parla da decenni di rendere materia curriculare l’educazione alla sessualità e all’affettività, ma alla fine ci dobbiamo sempre accontentare di sporadiche iniziative personali. Dalla fine degli anni Settanta sono state avanzate e sono immancabilmente fallite ben 16 proposte di legge!
Perché, secondo lei, tutta questa resistenza?
I motivi sono davvero numerosi, culturali, politici, religiosi... è un modus vivendi italiano complesso da combattere. ‘Tutto cambia perché nulla cambi’ scriveva Tomasi di Lampedusa: anche nella scuola è così. Si cambiano continuamente nomi, sigle, norme e acronimi per rimanere in una situazione imbalsamata. Si parla di scuola come luogo previlegiato per scongiurare ogni offesa alla persona e promuovere il pieno sviluppo della personalità, ma si fa di tutto per non far crescere i ragazzi nell’autonomia di un pensiero critico. Se fanno paura i giovani, figuriamoci la loro sessualità! Si preferisce ignorarla, come se non esistesse. Perfino l’Organizzazione mondiale della sanità già nel 2010 ha sancito il legame tra educazione sessuale, salute e sfera psicoemotiva e relazionale dell’individuo.
Da come lei ha descritto i giovani e le loro spinte motivazionali, parrebbe anche di facile successo poter formare i giovani rispetto a tematiche come la sessualità, i rapporti intimi e la confidenza con il proprio corpo e quello dell’altro sesso.
I ragazzi non aspettano altro. La generazione Z e quella Alpha, i nativi digitali, vivono la condensazione di vita reale e virtuale. Spendono la maggior parte del tempo utilizzando internet per interagire con gli altri, per sviluppare le proprie capacità relazionali ma anche per cercare i contenuti che più interessano loro. Quindi anche ogni informazione sul sesso la ricavano in rete. Spesso in
Capitolo 3
| 127
Quindi anche ogni informazione sul sesso la ricavano in rete solitudine, senza la condivisione con i compagni. Sapete però molto meglio di me quanto possano essere pervasivi e violenti i messaggi che i ragazzini e i ragazzi più grandi ricevono ogni giorno rispetto alla sessualità e ai rapporti intimi. Per gli adolescenti più vulnerabili esiste un alto rischio di amplificazione degli stereotipi di genere che, fra gli altri danni, impediscono la nascita di relazioni amorose sane. Troppo spesso vediamo ragazzi che pensano di dover avere comportamenti da macho e ragazze che tendono a tollerare i comportamenti violenti. In questo senso un lavoro nella scuola, luogo peraltro della maggior collettività quotidiana, è essenziale per dare ai ragazzi risposte adeguate. La loro pretesa di risposte sulla sessualità non è perversione, non è morbosità e non incoraggia rapporti precoci, come a volte vorrebbero far credere gli adulti. Si tratta di una curiosità sana, fisiologica, che cerca chiarezza in un vissuto di disorientamento che è, alla loro età, altrettanto sano e fisiologico. I bambini e i ragazzi sono esploratori della vita e penso che sia giusto riconoscere dignità al loro naturale disorientamento. Invece di criticarlo e annullarlo, invece di temerlo, spesso per una resistenza al cambiamento da parte degli adulti, andrebbe protetto per dare a bambini e ragazzi spazio e tempo per crescere.
Come lavora lei nelle scuole?
Il mio lavoro si affida molto all’impegno personale dei dirigenti scolastici, soprattutto di quelli che nella nuova veste di capo d’istituto hanno mantenuto l’amore per la docenza e i giovani. Come psicologa scolastica, accanto agli sportelli di ascolto che mi sono stati affidati, riesco a portare avanti, assieme agli insegnanti, un progetto di ‘informazione e formazione sui temi della affettività e sessualità’. Si tratta per lo più di un percorso pensato per la terza classe della scuola secondaria di I grado, per ragazzi cioè di 13-14 anni, realizzato con modalità interdisciplinare. In altre parole, il tema dell’incontro con l’altro e dell’innamoramento, con relativi approfondimenti rispetto ad aspettative, difficoltà e delusioni, viene affrontato, oltre che negli incontri con me, nelle varie discipline con i docenti curriculari. In questo modo cerco di far passare il messaggio che sessualità è relazione con l’altro, è crescita condi-
128 |
Pornografia e revenge porn
visa e confronto. Non è solo fare l’amore ma è anche un atteggiamento di vita, una curiosità per il modo di essere di un altro essere umano, un lasciarsi coinvolgere da ciò che è sconosciuto. L’ho voluto chiamare ‘Amore ama Psiche’ con chiara allusione al mito e al fatto che l’incontro con Amore può, al limite, anche essere problematico ma che, dopo la crisi, c’è sempre l’opportunità di superare le prove di Psiche e ritrovare chi, diverso da noi, ci ha fatto innamorare.
Notiamo con piacere che nel progetto viene esclusa la parola ‘educazione’, mentre nelle linee guida ministeriali si parla sempre di educazione alla affettività e sessualità.
Sì, in realtà anche ‘formazione’, dal mio punto di vista, sarebbe improprio parlando di affettività e sessualità, ma dobbiamo pur trovare piccoli compromessi! Tendo a non usare ‘educazione’ semplicemente perché ‘educare’ significa alla lettera ‘tirar fuori’. La parola è bella e ha anche una notevole profondità, se intesa nel senso di far esprimere la ricchezza dei ragazzi, il loro pensiero, le loro passioni, o se intesa nel senso di interessarsi allo sviluppo personale e sociale di bambini e ragazzi per promuoverne l’autostima. Idealmente però non ci dovrebbe essere bisogno di educare, di ‘tirar fuori’ né l’affettività né la sessualità, che appartengono all’assoluta naturalità dell’essere umano. Compito degli adulti dovrebbe piuttosto essere, paradossalmente, quello di scongiurare che tali dimensioni del tutto naturali vengano offese o vadano perdute.
Da clinici ci pare proprio che sia questo il lavoro di cui la nostra società ha bisogno: scongiurare che una dimensione bella, integra e sana della sessualità, intesa come coinvolgimento di corpo e psiche assieme nell’interesse di stare con l’altro, venga lesionata. Ma, al di là della pornografia, le comunicazioni e le immagini in generale che arrivano ai giovani dai media sono spesso ‘fredde’ se non addirittura violente. Sono aspetti preoccupanti quelli che vediamo emergere dalla letteratura scientifica a proposito della crescita sessuale e affettiva dei giovani. Che ne pensa? Penso che il problema possa essere affrontato opponendosi con apertura mentale e modelli culturali alternativi. Diciamo tutti all’unisono che i ragazzi, vivendo on line, sono sempre più e sempre
Capitolo 3
| 129
più precocemente informati sul sesso. Diciamo tutti, più o meno intuitivamente, che i contenuti delle fonti con cui vengono in contatto possono non essere adeguati alla loro età. Ciò che forse non tutti però immaginano è in che misura non lo siano, soprattutto per gli adolescenti più giovani o per i bambini che non hanno ancora raggiunto la pubertà. Prendendo atto che oggi il periodo di scoperta di sé e dell’altro abbia come protagonista la rete, osservo, in alcuni adolescenti, aspetti di rischio per la crescita e l’evoluzione delle naturali capacità di vivere rapporti intimi. Nei giovanissimi noto una sorta di ‘scollamento’ preoccupante fra ciò che sanno sul sesso e ciò che vivono del sesso. Da una parte c’è una ricca gamma, in termini di informazioni e dettagli su ciò che riguarda l’attività sessuale ma, dall’altra, c’è, per ovvi motivi di età, una quasi totale assenza di un loro effettivo vissuto relazionale e quindi affettivo. Capita purtroppo di incontrare ragazzine appena undicenni o dodicenni che, seppur bambine nei modi e negli atteggiamenti, ancor prima di aver dato un bacio ‘a stampo’ a un ragazzino, prendono parte a chat ‘spinte’ con coetanei scrivendo frasi da pornostar. Bisogna saper comunicare che la competenza digitale non è capacità di trovare informazioni on line ma di saperne valutare credibilità e contenuto. Altrimenti ci possono essere dei danni psicologici, si può creare una scissione in cui i ragazzini rischiano di fallire il passaggio delicatissimo dall’infanzia all’adolescenza. Altrettanto rischioso è l’altro scenario che mi capita di vedere: ragazzine che, al contrario, mostrano già precocemente atteggiamenti e comportamenti ‘sessualizzati’ (se così si può dire), che si esprimono per esempio attraverso l’esasperata attenzione al corpo e all’esposizione di esso, ma non vi è in loro alcuna corrispondenza con la maturità psicologica raggiunta. Si percepisce una sorta di scissione nel processo di crescita che non può non preoccupare.
Nella crescita sessuale e affettiva dei più grandi percepisce, invece, aspetti diversi?
Se nei più giovani talvolta mi colpisce lo ‘scollamento’ che ho appena descritto, nei più grandi due aspetti mi incuriosiscono e sono argomento di cui discuto con loro negli incontri: le manifestazioni di violenza fisica e verbale all’interno della coppia e la dimensione
130 |
Pornografia e revenge porn
di calcolo e distacco con cui, in alcune occasioni, vivono lo stare insieme. Per quanto riguarda il primo, che si manifesta per lo più, ma non sempre, da parte dei maschi nei confronti delle femmine, lavoro molto sulla violenza e sugli stereotipi di genere. Sono temi che appassionano i ragazzi e, contrariamente a quanto possiamo pensare noi adulti, non sono affatto scontati per gli adolescenti. Non tutti i giovani vedono violenza nel controllare il partner, nell’offendere una ragazza, nell’avere una mentalità da proprietari nei confronti dell’altro. Lavoro molto sull’idea che li ingabbia: da una parte i ragazzi che devono ‘saperci fare’ con le ragazze e dall’altra le ragazze che devono essere belle per attrarre i ragazzi.
Collegandoci al nostro studio, per tutti gli aspetti che ha nominato finora si potrebbero fare davvero molti nessi con il fatto che i ragazzi cercano primariamente le informazioni sul sesso in rete. E rispetto alla distanza che sembrano avere a volte all’interno della coppia?
Rispetto al secondo aspetto che ho indicato la ricerca è più sfumata, occorre davvero osservare caso per caso. Apparentemente niente da eccepire, anzi, vi sono nei ragazzi di oggi dimensioni che paiono più mature rispetto alle generazioni precedenti, che potevano rinunciare a ogni altra esperienza esplorativa di crescita in nome della coppia. È ovvio che noi professionisti promuoviamo l’autonomia, l’indipendenza e conosciamo la violenza della possessività e del controllo. Quindi una certa separatezza che permette la libertà di sviluppare la propria identità anche all’interno della coppia è assolutamente auspicabile. Tuttavia, in alcuni si avverte un distacco, si percepisce, nella sostanza più profonda, una carenza di interesse vero (di passione?) nello stare con l’altro. Come se mostrarsi innamorati fosse da ‘sfigati’. E in questo senso osservo uno scarto di età. Mentre i più giovani, nella scuola di I grado, vogliono sapere tutto sull’innamoramento, i più grandi vogliono, invece, conoscere i segnali che dicono ‘io piaccio’. Profondamente concentrati su se stessi e la loro vita, alcuni hanno una dimensione narcisistica, un atteggiamento quasi cinico nei confronti dell’innamoramento. La causa di simili atteggiamenti va comunque di volta in volta indagata. Potrebbe essere una comprensibile insicurezza nell’incontro con l’altro oppure una carenza di sensibilità e capa-
Capitolo 3
| 131
La causa di simili atteggiamenti va comunque di volta in volta indagata cità affettiva. Sappiamo che un assetto interiore di poca apertura all’altro potrebbe inibire una sessualità intesa come relazione profonda e come comunicazione intima con il partner.
In questo senso gli incontri a scuola potrebbero funzionare?
Certamente, se un professionista è ben preparato e non giudicante riesce ad avere una buona comunicazione con i giovani. Può far passare l’idea di sesso con tre caratteristiche: consapevolezza, consenso e comunicazione, e che sia, di conseguenza, una ricerca che arricchisce decisamente l’identità di un giovane.
Box 3 Esempi di prevenzione e sensibilizzazione in Italia
Tra gli esempi di progetti italiani ricordiamo quello dell’Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa (INDIRE) che, in collaborazione con il Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri, ha proposto il progetto ‘Gender School. Affrontare la violenza di genere’. Sulla piattaforma disponibile sul sito https://www.genderschool.it/ è possibile accedere ai materiali, un glossario e un kit didattico, oltre che alla normativa e alla documentazione internazionale ed europea.
Sempre in Italia, ricordiamo ‘Generazioni connesse’, il progetto Safer internet centre (SIC), co-finanziato dalla Commissione europea e coordinato dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, con la collaborazione di altre realtà italiane che si occupano di sicurezza in rete: affronta i temi dei rischi digitali, che vengono approfonditi mediante spiegazioni accompagnate da strumenti audiovisivi esemplificativi, adatti per la visione di bambini e ragazzi. Tra le esperienze di intervento in Italia, vorremmo citarne una che già dal titolo sembra fugare con allegria la tanta bruttezza che siamo chiamati ad affrontare: ‘W l’amore’ è il nome del progetto di educazione alla sessualità e all’affettività che, a partire
132 |
Pornografia e revenge porn
dal 2013, ha attivato l’Emilia-Romagna, in partnership con la Regione, il Servizio sanitario regionale e il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Bologna. Prende spunto dal progetto olandese ‘Long Live Love’ e si focalizza sulle relazioni affettive e sessuali. Il lavoro consiste in una formazione iniziale degli insegnanti e in un loro affiancamento nel momento in cui si inizia il percorso educativo con gli studenti. ‘W l’amore’ è stato avviato, in via sperimentale, in tre scuole di Bologna, Forlì e Reggio Emilia, e successivamente è stato esteso a tutta la regione, coinvolgendo una quarantina di scuole e circa 15.000 studenti, con un’età di 13-14 anni. L’iniziativa è portata avanti dai professionisti dello Spazio Giovani dell’Azienda USL Città di Bologna, un servizio presente in numerose Aziende sanitarie locali, che risponde alle problematiche e alle esigenze adolescenziali.
Il progetto ‘W l’amore’ prevede la creazione di materiali didattici e di lavoro per operatori sociosanitari, educatori, insegnanti e peer educators, anche tramite un sito internet che, nella sezione Blog & News, affronta varie tematiche e indica i punti di Spazio Giovani a cui possono rivolgersi direttamente i ragazzi.
Ascoltando le risposte di molti partecipanti alle ricerche esplorative condotte sui temi di interesse, compare spesso l’esigenza di avere interlocutori estranei alla scuola, non giudicanti, con cui sarebbe meno imbarazzante parlare di questioni intime. Questo rispetterebbe il processo di separazione e individuazione che ogni adolescente si trova ad affrontare, oscillando tra il desiderio di confronto con un adulto autorevole e quello di sviluppare un pensiero e un’identità autonomi. Il target privilegiato dai progetti presi in esame prende in considerazione ragazzi dai 12 e 13 anni con programmi differenziati al crescere dell’età ma, come vedremo in seguito, sarebbe forse necessario pensare a interventi adeguati a una fase più precoce.
Esempi di prevenzione e sensibilizzazione all’estero
I paesi più inclusivi nei percorsi di educazione alla sessualità sono Spagna, Germania, Svezia, Finlandia, Belgio, Grecia, Estonia e Lettonia, dove si tengono workshop, seminari, rappresentazioni
Capitolo 3
| 133
teatrali, role playing, che permettono una migliore interazione e coinvolgimento dei partecipanti. Un esempio di intervento di sensibilizzazione, prevenzione e anche ricerca co-finanziato dall’Unione Europea prende il nome di ‘deSHAME’ ed è nato dalla collaborazione tra Childnet e UCLan (Regno Unito), Kek Vonal (Ungheria), Save the Children (Danimarca). Nello specifico, la partecipazione al progetto ‘deSHAME’ ha l’obiettivo di creare uno spazio informativo volto all’aumento della consapevolezza sulle molestie di genere on line, al fine di spingere chi ha subito tali abusi a denunciarli. UCLan invece è un’organizzazione non-profit, il cui scopo è quello di rendere internet un posto sicuro e accessibile per bambini e ragazzi, conducendo delle indagini tra giovani e adulti, suggerendo delle soluzioni per la sicurezza digitale.
Un altro progetto di intervento dell’Unione Europea a cui partecipa anche l’Italia, con altri otto paesi europei, è noto come ‘Cybersafe’: si tratta di un programma educativo di prevenzione dedicato a ragazzi tra i 12 e i 18 anni sul tema della violenza di genere tradizionale e digitale, con la condivisione non consensuale di immagini sessuali private. Il focus delle attività esperienziali si pone l’obiettivo di sapere identificare i segnali della violenza di genere on line, comprendere le conseguenze anche a livello emotivo delle persone coinvolte, sapere come prevenire gli abusi e come agire nel caso in cui i ragazzi stessi siano vittime di violenza on line.
Tra i primi progetti co-finanziati dalla Commissione europea, va menzionato ‘Convey’, messo a punto tra il 2016 e il 2019: un gioco educativo di simulazione e un programma pilota creativo su uguaglianza di genere, educazione sessuale e alfabetizzazione digitale alla cui costruzione hanno contribuito ragazzi ed esperti dei sei paesi coinvolti nella creazione del progetto.
Ci sono poi organizzazioni non-profit riconosciute a livello internazionale, come Glitch, fondata dall’attivista Seyi Akiwowo con il fine di sensibilizzare e rendere più sicuro lo spazio digitale richiedendo ai social media di garantire i diritti degli utenti. L’organizzazione offre la possibilità di partecipare a dei programmi educativi sulla ‘cittadinanza digitale’ in cui il concetto che si vuo-
134 |
Pornografia e revenge porn
le trasmettere è che ognuno di noi è responsabile per se stesso e per gli altri; la maggior parte dei laboratori è rivolta alle donne, alle persone non-binarie, ma soprattutto alle donne nere. Sono forniti materiali per diffondere gli interventi presso le scuole e anche gli ambienti di lavoro.
La Slovenia ha affrontato le medesime problematiche con il progetto ‘Odklikni: Click-off & stop cyber violence against women and girls’ che ha previsto la creazione di un’applicazione per i telefonini, contenente materiali informativi e multimediali per giovani dai 12 anni, e un sito dedicato a professionisti che lavorano a contatto con i ragazzi, da cui scaricare materiale per informare e sensibilizzare sulla violenza di genere digitale contrastando gli stereotipi. L’impostazione del progetto sloveno sembrerebbe essere la proposta educativa più completa proprio perché focalizza l’attenzione sulla violenza di genere tradizionale e digitale, ma soprattutto sulle sue cause culturali.
Capitolo 3
| 135
Dalle ricerche sin qui riportate emerge un paradosso: la pornografia, anche nei suoi aspetti di diffusione più attuali, è considerata una norma, una libertà individuale, e al contempo un fenomeno tossico non solo per le relazioni uomo-donna, ma anche per ragazzi e bambini, incidendo quindi sul nostro futuro collettivo.
Nella necessità di doverci ribellare a tanta rassegnazione, abbiamo cercato elementi per tracciare una linea rossa di comprensione, grazie alle concrete esperienze di pazienti che generosamente ci hanno permesso di raccontare la loro storia ed estendendo la ricerca anche ad altre discipline per saperne di più. Purtroppo la psichiatria, fermandosi alla diagnosi dei comportamenti oggettivi, si limita a considerare solo casi gravi riconducibili a fenomeni di dipendenza e non offre risposte alle molte osservazioni dei ragazzi emerse nelle ricerche citate. Le considerazioni di alcuni filosofi, invece, hanno perlomeno tentato di affrontare la relazione che esiste fra pensiero e immagini e soprattutto l’influenza che le immagini hanno sulla mente, differenziando nettamente l’erotismo dalla pornografia.
Ma per andare più a fondo è stato necessario affrontare i temi della sessualità, da tempo oggetto di interesse della medicina nel senso della patologia e della parafilia. Un intero paragrafo è de-
Capitolo 4 |
‘Porno-pensiero’ al microscopio
da tempo oggetto di interesse della medicina nel senso della patologia e della parafilia dicato al tema della masturbazione nei suoi differenti aspetti, portando la ricerca su questo tema al pensiero non cosciente.
Lo studio della psiche, della sensibilità e coerenza necessarie a cogliere l’invisibile nelle esperienze umane, ci ha permesso di esplorare gli effetti di una violenza invisibile nascosta nel senso di desensibilizzazione riportato da ragazzi esposti ripetutamente alla pornografia, descritta anche come deumanizzazione.
Da ultimo, grazie alla nostra formazione, abbiamo individuato il nucleo di ogni violenza, soprattutto quella invisibile, in una ‘assenza’ psichica che origina dalla pulsione di annullamento e che sappiamo essere intimamente correlata al fenomeno dell’anaffettività. Spiegheremo in seguito che è un vuoto degli affetti e del pensiero che può essere presente anche in persone ritenute ‘normali’, che mantengono un rapporto funzionale con la realtà cosciente, ma che presentano una realtà inconscia carente, e non sono pertanto in grado di realizzare o sostenere rapporti interumani sani. Sono gli individui fondamentalmente freddi e spiccatamente razionali, poco disposti alle relazioni con gli altri. Un esempio di quanto il nostro comune modo di vivere sociale possa nascondere un assetto anaffettivo ce lo ha fornito un economista, che ci ha raccontato come la nostra cultura privilegi il pensiero razionale orientato a massimizzare le risorse per l’utile e come la pornografia sia un mercato che ‘estrae utili’ dagli individui, declinando ogni responsabilità sulle conseguenze.
Ma come sottrarsi a quello che abbiamo definito un ‘furto della bellezza’? Come resistere e opporsi a chi è rimasto succube di un modo di concepire la vita che pare non abbia rispetto di tutto ciò che nell’umano è affettivo e sensibile? A questo proposito concludiamo il capitolo con storie e pensieri di ragazzi che ci sono riusciti e hanno superato la paura di innamorarsi.
138 |
Pornografia e revenge porn
4.1 | Effetti collaterali della pornografia
Le storie raccolte in questo capitolo potrebbero rimandare a quelle di tanti altri, e non solo di coloro che chiedono un percorso di psicoterapia quando stanno male e cercano risposte. In questi casi, nei ragazzi dapprima prevale la richiesta di stare meglio ma in seguito nasce l’esigenza di comprendere l’invisibile che governa le relazioni, quali siano quelle che fanno crescere e quelle che invece feriscono al punto da impedire un sano sviluppo. Il nostro approccio teorico e metodologico si fonda sulla possibilità di portare la ricerca per la cura oltre il comportamento manifesto, nella realtà non cosciente di affetti, emozioni, immagini oniriche. Grazie alle scoperte e alla teorizzazione di Massimo Fagioli a cui si è già accennato, è possibile leggere il sogno come un pensiero per immagini, una universale capacità della mente umana. In origine questa capacità di reagire agli stimoli compare nell’uomo alla nascita e trasforma le sensazioni vissute in luci e ombre indefinite e sfuggenti che poi, con il procedere dell’esperienza di rapporto interumano, si fanno sempre più nitide e definite. Un mondo di immagini che la nostra mente crea con una sensibilità che è intelligenza: un pensiero non cosciente, che spesso è chiamato ‘sesto senso’ o ‘intuizione’, che potrebbe essere un prezioso contributo alla sapienza di sé.
Nelle storie riportate non seguiamo l’inquadramento consueto dei casi clinici che procede dalla raccolta di dati sulla storia pregressa, passando dall’individuazione della patologia all’esito della terapia; poniamo invece l’accento su come e quando nel corso di una psicoterapia possano emergere i temi della pornografia e della masturbazione, che normalmente sono ritenuti qualcosa di privato, senza alcun nesso con vissuti, pensieri e relazioni di cui si parla durante le sedute. Si tratta di un momento delicato del rapporto di cura. Talvolta il problema della masturbazione viene comunicato con vaghe allusioni, mezze frasi o im-
Capitolo 4
| 139
Talvolta il problema della masturbazione viene comunicato con vaghe allusioni magini dei sogni, e può accadere che la sensibilità suggerisca al terapeuta di evitare un’interpretazione troppo diretta che potrebbe essere avvertita come un giudizio e, quindi, risultare insostenibile. Sarà necessario attendere e intuire una reale disponibilità, perché ‘si può parlare della tempesta solo quando la nave è in porto’ e questo è ciò che è accaduto a Leo.
Leo e la fiducia
Durante una seduta Leo racconta che il suo rapporto con la ragazza che frequenta da più di un anno era diventato inaspettatamente più caldo e partecipe del solito. Si è reso conto che sinora lui e Michela avevano pensato alla sessualità come a un uso reciproco, un modo meccanico per provare piacere fisico e, per la prima volta, riesce a raccontare che entrambi prima vedevano film porno, esattamente come il protagonista del film Don Jon, di cui avevamo parlato in psicoterapia e che lo ha fatto molto ridere ma anche molto pensare.
Con Michela ora riescono a parlare anche di queste cose senza timore e si sentono più vicini. Leo racconta che ha cominciato a vedere porno in seconda media insieme ai compagni di classe: erano video molto brevi, «niente in confronto a quelli che girano adesso» dice. Alle scuole medie hanno anche fatto educazione alla sessualità ma non è stato interessante. Non hanno trovato risposte alle tante domande, il sesso è stato descritto in modo meccanico e sono state nominate anche le malattie sessualmente trasmissibili, senza andare oltre a ciò che potevano trovare da soli in internet. Leo ricorda che nei film porno che vedeva c’erano sempre le inquadrature sull’attrice, poi sull’attore, con dei corpi perfetti e ‘assurdi’ che facevano un sesso meccanico ed erano come dei robot programmati. Nonostante questo, a 13 anni i video gli provocavano un forte eccitamento fisico che riprovava in classe guardando le forme delle compagne, ma, impacciato com’era, mai si sarebbe avvicinato a una di loro. Era un circolo vizioso: vedeva i porno, si masturbava e a scuola si eccitava; durante il giorno non riusciva a pensare ad altro e per questo si sentiva sempre fuori controllo, con il terrore di diventare ‘matto’. Per fuggire il malessere tornava di
140 |
Pornografia e revenge porn
nuovo alla pornografia e alla masturbazione, che erano un piacere fisico momentaneo e basta, poi si sentiva vuoto e non pensava più. Anche alle superiori, benché fosse spaventato, non riusciva a smettere. Ricorda amici che non uscivano di casa per vedere video e masturbarsi: «Era come se uno non riuscisse più a dire no» e aggiunge: «Vedere la pornografia è qualcosa che ripeti per essere come gli altri, senza comprendere e farti domande e poi in quei film si sa sempre come va a finire e questo dà un senso di sicurezza e potenza, non ci sono imprevisti». Leo si definisce un empatico e per questo si è sempre tenuto lontano dai video violenti tanto che, se intuiva la violenza già dal titolo, cambiava subito. Ricorda invece che guardava molte ‘cose in latex’, di sadomaso leggero, ma solo per un fatto estetico: trovava gli indumenti aderenti che esaltano la figura di chi li indossa molto simili ai manga che collezionava.
Oggi, a distanza di tempo, considera che il danno più grave che gli ha provocato la pornografia è stata una sorta di desensibilizzazione, per cui il suo corpo richiedeva sempre maggiori stimolazioni fisiche perché non arrivava mai a una vera soddisfazione, cercava sempre di più, di più e diventava una masturbazione continua, un’ossessione che induceva dipendenza e un’incapacità a concentrarsi. Ora è tutto diverso. Ha scoperto che un rapporto deve essere una realizzazione per entrambi e che in ‘quei momenti’ bisogna starci e lasciarsi andare completamente, con fiducia, perdersi nell’altro. Leo, con la maggiore sicurezza di sé ritrovata in psicoterapia, ha avuto il coraggio di parlare di porno anche con gli amici e ora ha cambiato idea su molte cose che un tempo lo paralizzavano. Poi si è espresso così: «Ho capito che gli uomini che fanno il porno sono assurdi, finti e fanno qualsiasi cosa, mentre parlando con gli amici ho scoperto che non è vero che agli uomini piace tutto, ognuno di noi ha i suoi gusti e non è vero che devi essere sempre prestante o avere un ruolo direttivo. E poi non è vero che questi attori sono persone ricche e di successo, credo siano persone disperate, ho letto che tra i pornodivi maschi ci sono tantissimi suicidi: le donne diventano famose mentre in genere l’uomo è ‘sacrificabile’, è considerato solo un pene con intorno un uomo». Chiedo a Leo perché proprio in un contesto di cura non si parla facilmente di queste cose e lui risponde che, anche se sembra nor-
Capitolo 4
| 141
male e il consumo di porno è molto comune, in fondo non ci si sente fieri a parlarne, ma soprattutto perché si pensa che sia una cosa privata e che non abbia conseguenze sui propri pensieri e nelle relazioni della vita quotidiana. Adesso lui e la sua ragazza hanno rapporti sessuali soddisfacenti, si è sentito accolto da lei e hanno affrontato insieme le paure e i dubbi. Leo dice che ha lavorato tanto in psicoterapia anche se non se ne è parlato apertamente, ora si sente valido per aver aiutato anche Michela a uscirne e a farla stare bene: per questo si sente un uomo adulto e lei si è lasciata andare per la prima volta. «E per un uomo» dice, «è bello sentirsi desiderato».
Si potrebbe dire che Leo e Michela si sono aiutati reciprocamente a uscire da una solitudine invisibile e potente, cercando risposte in adulti fuori dalla sfera familiare.
È sempre toccante sentire un ragazzo parlare con consapevolezza e semplicità disarmante della difficoltà di crescere ed è una continua ricerca per un terapeuta cogliere le differenze nel modo di affrontare l’adolescenza in un mondo così diverso da quello delle generazioni precedenti. Trovare parole per descrivere cosa agita la mente, e far comprendere le incertezze, gli errori e le scoperte è un grande balsamo per curare le paure e i tabù che ancora pesano sulla sessualità. Un dialogo aperto e sincero potrebbe aiutare a colmare la distanza che i giovani percepiscono nei confronti degli adulti, perché sentendosi capiti potrebbero vivere la distanza generazionale in maniera più fluida e non come una rottura senza possibilità di incontro. Riteniamo che sia la costante proposizione di un rapporto di cura, di interesse del terapeuta a proporre alla persona che chiede aiuto un’immagine di coerenza e attenzione nella relazione che permette di far rinascere la fiducia e la speranza in rapporti migliori e di rifiutare la miseria umana di altri.
Descrivendo il culmine della crisi adolescenziale, Leo parla della paura di impazzire, spingendoci ad approfondire e riflettere sugli effetti del consumo, soprattutto precoce, di pornografia.
142 |
Pornografia e revenge porn
Osserviamo, ad esempio, che nei contesti culturali occidentali si assiste a una progressiva anticipazione della pubertà grazie a un più precoce sviluppo fisico, a cui non corrisponde però una contemporanea maturazione affettiva e relazionale in grado di integrare emozioni forti e sensazioni nuove per crescere e comprendere più profondamente se stessi e gli altri. Si tratta di una fase di difficoltà fisiologica, una disarmonia evolutiva più protratta che sembra ritardare l’ingresso nel mondo adulto rispetto a prima, nonostante le competenze acquisite.
A un certo punto della rievocazione della sua storia, Leo dice di rifiutare e tenere lontane da sé scene pornografiche esplicitamente violente ma, nonostante la paura e l’ansia percepite, non è in grado di cogliere il nesso con la violenza invisibile implicita in ogni immagine pornografica, che immancabilmente appiattisce e cancella il senso della realtà umana. È un aspetto di cui ci occuperemo in modo più approfondito in seguito.
Vediamo adesso cosa accade durante la pubertà e adolescenza quando emerge la sessualità. L’esperienza di viversi sessuati, che coinvolge mente e corpo in una immagine nuova di sé, può mettere in crisi perché fa emergere prepotenti, antiche memorie non coscienti evocate dalle nuove esigenze di rapporto. E noi sappiamo quanto a volte la realtà inconscia venga soffocata perché considerata un pericolo per l’identità razionale e cosciente; la comparsa di emozioni nuove turba e destabilizza perché mette in discussione quanto realizzato sino a quel momento, ma si tratta di una crisi fisiologica, un passaggio evolutivo arduo e necessario per lo sviluppo e la realizzazione di una identità sessuata matura. I professionisti che in vario modo osservano questa fase si allarmano quando nei racconti dei ragazzi o dei loro familiari tutto va ‘troppo bene’, è tutto come prima. La crisi ‘deve’ esserci, ciò che conta è come la persona l’affronta, se riesce a superarla innamorandosi, se si allontana dai rapporti o, peggio ancora, se si chiude in un isolamento.
Capitolo 4
| 143
Riuscire a superare questa crisi di identità, integrando l’esperienza di vita precedente con ciò che è assolutamente nuovo, potrebbe stimolare una dimensione di fantasia e di desiderio che avvicina agli altri in modo nuovo, sperimentando un’attrazione per qualcuno che prima non si considerava ‘in quel modo’, o per uno sconosciuto.
La filosofa Michela Marzano, nel suo libro La fine del desiderio, descrive la sessualità come lo specchio stesso dell’umanità e delle sue contraddizioni. Il desiderio è il luogo in cui attraverso il contatto con l’altro, sconosciuto, si riesce ad accedere a zone ignote del proprio essere, è l’abbandono in cui ci si apre al mistero. La sessualità è il luogo dello stupore: ci lasciamo sorprendere dall’altro e dal nostro stesso desiderio senza sapere esattamente come potrà svilupparsi l’incontro, e questo grazie alla presenza imprescindibile dell’altro che ci rivela ciò che ci manca. È nell’esperienza sessuale, con le parole, i gesti, ma anche con i silenzi, che fanno correre il sangue, che possiamo trovarci e scoprirci, tramite una dialettica emozionante e imprevedibile.
La pornografia dal canto suo è invece il luogo del già visto e noto, rassicurante perché ripetitiva: ogni gesto viene pensato in base alla legge dell’utilità, ciascuno utilizza gli altri ed è a sua volta utilizzato. L’uomo e la donna diventano corpi senza pensiero. Nella pornografia l’individuo è soltanto un pretesto, non ha volto e diventa un oggetto qualunque da cui trarre piacere, non si distingue da una cosa di cui si può disporre liberamente, di cui si può godere o che si può danneggiare. La pornografia propone la rassegnazione a una miseria sessuale facendola credere una condizione normale.
Il desiderio invece è il contrario della rassegnazione, è ricerca indefinita che è, in fondo, l’essenza stessa dell’essere umano. Possiamo considerarlo come una forza in movimento che ‘cerca’ una nuova realizzazione dell’essere e determina sensazioni ed emozioni che turbano, perché rimandano a memorie inconsce lonta-
144 |
Pornografia e revenge porn
Parlare della possibile influenza delle immagini pornografiche sui consumatori pone il rischio di considerare lo spettatore un ricettacolo passivo, mentre un individuo adulto può scegliere o rifiutare e, in ogni caso, risponde dei suoi atti e delle loro conseguenze anche dannose per altri. Queste considerazioni non possono riferirsi al grave problema dell’esposizione dei minori al porno in età sempre più precoce. Le immagini possiedono una forza considerevole, molto più di tante parole; è quindi necessario interrogarsi non solo sul grado di pericolosità di una immagine oscena, ma va tenuto presente anche il grado di sviluppo psichico di chi la guarda. Nelle ricerche prese in esame abbiamo visto che i più giovani, di fronte a determinate immagini, hanno un vissuto contrastante di eccitazione genitale e contemporaneamente un senso di disgusto e repulsione.
Michela Marzano nel saggio citato avanza l’ipotesi che l’esposizione alla pornografia tenda a sopprimere qualsiasi spazio di mediazione linguistica e simbolica:
L’abolizione dello scarto spettatore/immagine pone colui che guarda in una situazione di ‘impotenza’: egli perde la capacità di simbolizzare, ossia di pensare, di giudicare, e di comprendere che la realtà non si riduce a ciò che viene mostrato. [...] Lo spettatore si ritrova in una sorta di ‘inettitudine simbolica’ [...]. Le rappresentazioni pornografiche creano esattamente questa situazione. [...] Lo spettatore si trova così privato della propria soggettività e della propria singolarità. [...] A differenza delle immagini erotiche, [...] le rappresentazioni pornografiche si collocano ‘fuori da ogni
Capitolo 4
| 145
contesto’ [...]. Lo spettatore non è invitato a cercare un senso, un messaggio, a seguire una storia. A parte un inizio e una fine, ogni possibilità viene preclusa all’immaginazione. Lo spettatore è trasformato in un oggetto passivo, un semplice ricettore di stimoli. È costretto ad attenersi a quanto gli viene mostrato, senza mai poter rielaborare ciò che gli viene fatto vedere. Sono immagini sensazionali, in quanto puntano a eccitare il consumatore [...]. Si punta all’organo e non all’individuo che, perso nel piacere organico, [...] resta focalizzato sulle immagini che visiona e sulle sensazioni che queste procurano, ma separato dalle proprie emozioni.
Da un punto di vista clinico psicodinamico è necessario precisare che questa evidente scissione non è determinata dalla visione di pornografia. La scissione deve essere già presente in vario grado in chi va alla ricerca di video porno; in altre parole, questa condizione compare ben più precocemente nel vissuto, come difficoltà di separarsi dal seno o comunque dal caregiver allo svezzamento, ma l’utilizzo della pornografia aumenta in modo drammatico questa scissione tra corpo e mente, anzi ne diviene la conferma. Dei molti adolescenti che si avvicinano al porno, solo alcuni infatti entrano in una spirale ripetitiva difficile da arginare senza un supporto valido. Il senso di desensibilizzazione riportato dai ragazzi intervistati è proprio l’esito di un aumento di questa scissione, per cui sono richiesti stimoli sempre più forti, un po’ come avviene per le droghe, in cui occorre assumere dosi maggiori per ottenere lo stesso effetto. È proprio l’ansia o l’incapacità di vivere emozioni e rapporti validi con gli altri che spinge verso il porno, aumentando ulteriormente il vuoto affettivo.
Un ragazzo racconta così la sua esperienza: «Sono uscito di casa dopo essermi masturbato, era come se fossi assonnato, come se non mi fossi lavato la faccia con l’acqua fredda la mattina. C’erano delle volte in cui mi rendevo conto di avere difficoltà di dialogo con gli altri, mi sentivo assente e distante da tutti». Questo vissuto di straniamento attiene anche ai meccanismi noti di
146 |
Pornografia e revenge porn
mi sentivo assente e distante da tutti» dipendenza patologica simili a quelli coinvolti per esempio nel gioco d’azzardo: è proprio la scissione che provoca una ricerca continua di sensazioni, come se solo il corpo fosse ‘vivo’ in una ricerca insaziabile che non colma il vuoto percepito. In letteratura sono state definite ‘sensation seekers’ (cercatori di sensazioni) le persone costantemente e compulsivamente alla ricerca di esperienze, non solo nuove ma anche ardite e rischiose dal punto di vista fisico, sociale, economico, e talvolta incapaci di inibire comportamenti inappropriati o pericolosi legati a forti impulsi che non riescono a giungere all’elaborazione del pensiero verbale ma sono solo agiti. Attraverso l’attività del sensation seeking si tenta di vivere sempre sul filo, come se le scariche di adrenalina fossero il motore del proprio movimento, in una sorta di ‘vita surrogata’: molto probabilmente si tratta di persone che credono di non poter affrontare il senso di vuoto interiore, hanno una scarsa considerazione della propria sfera inconscia e una carenza affettiva che tentano di compensare con l’azione materiale.
È molto importante però fare la differenza tra questa condizione francamente problematica in un adulto e situazioni apparentemente simili in adolescenza, ed è fondamentale distinguere la situazione di un ragazzo che cerca di sperimentare sempre nuove sensazioni ed emozioni per scoprire la sua nuova realtà, che magari lo spaventa un po’, da quella di un giovane che nasconde dietro lo stesso comportamento un malessere ben più grave. L’una potrebbe essere una temporanea sfida per l’acquisizione di maggior sicurezza di sé, anche se con metodi ovviamente non auspicabili, l’altra nasconde una vulnerabilità più profonda che si esprime con comportamenti a rischio o con condotte autolesive, com’è il consumo di pornografia, anche se purtroppo è sottovalutato nei suoi esiti.
La presenza di un adulto comprensivo in tale fase critica potrebbe essere la discriminante nella vita di molti, con atteggiamenti e parole che aiutino ad affrontare questo salto evolutivo cri-
Capitolo 4
| 147
tico e renderlo più sereno. Un salto, appunto, non una caduta. Purtroppo non tutti gli adulti si preoccupano del sano sviluppo dei giovani o tengono un atteggiamento etico nei loro confronti, invece sarebbe molto importante conoscere la realtà digitale che connota l’ambito culturale odierno, così differente da quello della generazione precedente. È necessario essere consapevoli che in generale i social media, ormai così presenti nella nostra vita ma soprattutto in quella di ragazzi e bambini, svolgono attività di targhettizzazione degli utenti con mappature che desumono profili di personalità dai comportamenti on line per realizzare modelli predittivi. Detto in altri termini, la loro idea di umano è fondata sulla ripetitività e prevedibilità dei comportamenti, in analogia al processo di condizionamento animale. Si tratta anche qui di un’idea di umano falsa che confonde e che mira a consolidare nel tempo incertezze, vulnerabilità, ansie che potrebbero essere invece solo temporanee e legate a una fase dello sviluppo.
È questo forse il pericolo che avvertiva Leo senza riuscire a nominarlo e, come spesso accade, nel processo di separazioneindividuazione che caratterizza l’adolescenza, possono comparire paure e fragilità estreme sulla propria maturazione psichica e fisica, con tanti dubbi rispetto alla propria capacità di stringere dei legami validi. Non si tratta però di impotenza strutturale ma di ‘in-potenza’, cioè di una potenzialità, e per questo motivo gli adulti, soprattutto coloro che hanno conservato memoria delle loro difficoltà in adolescenza e che ricordano la fatica fatta per superarle, dovrebbero cercare di aiutare i giovani a realizzare una maggiore consapevolezza di sé e con essa uno spirito critico in grado di rifiutare ciò che fa male.
Massimo Fagioli, in una intervista rilasciata alla psichiatra Annelore Homberg, esprimeva considerazioni precise e storicamente molto in anticipo rispetto alla diffusione dei social odierna, affermando che la pornografia si inserisce in un contesto di miseria sessuale, una sessualità povera:
148 |
Pornografia e revenge porn
Oggi quasi nessuno tenta la ricerca su una sessualità più ricca e profonda, che abbia in sé sufficiente fantasia da poter superare [...] la brutta idea tuttora diffusa del sesso come bisogno e sfogo, e della virilità come scarica delle proprie scorie nel corpo femminile. La pornografia, lontana dall’essere trasgressiva, contribuisce a mantenere questa norma di povertà [... in cui] viene [...] ignorato il misterioso e affascinante movimento delle immagini interne che dobbiamo considerare il vero senso della sessualità umana e che la rende assolutamente diversa dall’accoppiamento degli animali. La critica alla pornografia non verte [...] sulla sua presunta amoralità: è un’accusa insensata perché la pornografia al contrario è al servizio della norma. Il problema è che è razionale. Insulsa. [...] Una rappresentazione riuscita dovrebbe cogliere in sé sia le figure che le immagini della sessualità: del desiderio, della specifica identità maschile e di quella femminile, del loro confronto... Se la rappresentazione riesce in ciò, è una comunicazione di possibilità e speranza per tutti. Viceversa, una visione meccanica come quella della pornografia subdolamente induce alla disperazione più totale. [...] L’imbroglio, la violenza della pornografia sta nella sua inutilità. [...] Diventa un discorso non solo noioso ma falso e bugiardo: il sesso sarebbe quella cosa lì, piatta, uno stuzzicamento reciproco. [...] In generale ciò a cui si allude, e che i filmini hard documentano, è la ricerca di sensazioni ‘forti’ in persone autorizzate a essere totalmente anaffettive e insensibili. [...] Il fallimento della sessualità viene indicato come unica strada percorribile.
Dalle parole dello psichiatra, famoso per l’elaborazione della teoria della nascita e per la prassi clinica all’interno dell’Analisi collettiva, si intuisce quanto possa essere rilevante la visione del rapporto donna-uomo e della sessualità per l’identità dell’individuo. Avendo portato la sua ricerca psichiatrica ben oltre i confini della consapevolezza e del solo pensiero cosciente, questo medico propone un’idea di sessualità come massima espressione del rapporto intimo e sensibile fra un uomo e una donna, opponendosi a una mentalità comune in cui la sessualità è concepita
Capitolo 4
| 149
questo medico propone un’idea di sessualità come massima espressione del rapporto intimo e sensibile fra un uomo e una donna come incontro fra due esseri umani che non tocca dimensioni profonde.
Se quindi per Fagioli la pornografia è ‘miseria’ di rapporto umano e induce alla disperazione come perdita di speranza nei rapporti umani validi, è evidente come il suo pensiero prenda le distanze e rifiuti radicalmente l’inganno di una pornografia considerata patologica solo quando assuma caratteristiche di comportamento compulsivo.
Quest’ultimo orientamento, purtroppo abbastanza diffuso, si limita a considerare soltanto aspetti oggettivi, nel tentativo di produrre modelli condivisibili da tutta la comunità scientifica, cercando cioè una neutralità teorica e proponendo che l’utilizzo di pornografia non possa considerarsi oggi come patologia in sé, a meno che non assuma caratteristiche riconducibili a quelle dei modelli di dipendenza, con attività sessuale compulsiva, perseguita nonostante le conseguenze negative per il proprio benessere fisico, mentale, sociale o finanziario. Una tale ideologia fa sì che né il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM5-TR) né l’International Classification of Diseases 11th Revision (ICD-11) classifichino l’utilizzo di pornografia come disordine mentale, nemmeno quando essa è estrema e violenta. Il consumo di pornografia è considerato quindi patologico solo in termini quantitativi, per la frequenza di visione, non è affrontato il tema della qualità della vita, degli effetti sul pensiero e sulle relazioni né degli effetti secondari come la masturbazione che tale frequenza determina. Questo approccio ritiene tutto ciò una dipendenza comportamentale, causata da motivi personali o sociali, e prende in considerazione il tempo eccessivo trascorso a guardare video invece di interagire con gli altri. Sono correlate e ritenute conseguenze di questa condizione: depressione, solitudine, ansia sociale, diminuzione della produttività lavorativa o conseguenze finanziarie causate da un uso eccessivo che ostacola la vita sociale. In analogia con altre dipendenze, come il gioco d’azzardo
150 |
Pornografia e revenge porn
patologico oppure l’abuso di sostanze, l’accento è posto sul comportamento, sulla diminuita capacità di controllare gli impulsi, il ritiro o l’avversione psicosociale, ma anche su sintomi di astinenza emotivo-motivazionali come disforia (un’alterazione dell’umore che può manifestarsi con irrequietezza, irritabilità, ansia, impulsività, malumore) e anedonia (incapacità a provare interesse o piacere o soddisfazione, appiattimento affettivo e dell’emotività). Nel film Shame diretto da Steve McQueen, ad esempio, è rappresentata la tragica condizione di un uomo bellissimo e brillante che nasconde una realtà intima dominata dalla pornografia e dalla masturbazione, per cui si percepisce come degradato e impotente di fronte a reali rapporti affettivi.
In un’altra ipotesi diagnostica la dipendenza dalla pornografia e dalla masturbazione è inclusa nell’ambito del disturbo ipersessuale, che comprende criteri come il tempo impiegato nell’attività sessuale che interferisce con gli obblighi, il ricorrervi continuamente in risposta allo stress, i ripetuti tentativi falliti di ridurre tali modalità, l’angoscia e la compromissione del funzionamento di vita.
Altri studi in ambito neuropsicologico cercano una correlazione tra questi comportamenti ed evidenze nel funzionamento cerebrale rilevabili strumentalmente, nella ricerca di bio-marcatori specifici, ma non vi è accordo nella comunità scientifica nemmeno su tali ipotesi.
Anche l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ritiene che, considerata la carenza di dati certi a disposizione, sia arbitrario includere la visione di materiale pornografico in una classificazione psicopatologica.
In generale possiamo affermare che, benché non vi sia un accordo teorico, le varie posizioni non fanno altro che confermare il metodo di pensiero della psichiatria che rileva solo la manifestazione del comportamento e l’aspetto quantitativo di esso. Le numerose difficoltà psicologiche e relazionali che emergono dalle
Capitolo 4
| 151
le varie posizioni non fanno altro che confermare il metodo di pensiero della psichiatria che rileva solo la manifestazione del comportamento e l’aspetto quantitativo di esso ricerche e dalle parole dei ragazzi citate nei capitoli precedenti non sembrano trovare risposte in questi approcci.
4.2 | Pornografia e salute mentale
Un tempo andare da uno psicoterapeuta era ritenuto da molti evidenza di malattia mentale, quindi possibilmente lo si teneva nascosto per timore dello stigma sociale, di essere considerati matti. Oggi sempre più diffusamente la psicoterapia è vissuta come rivolta alla rassegnazione. Tante persone non pensano infatti che sia ineluttabile accettare uno stato di malessere psichico più o meno persistente e cercano la cura. L’esigenza di benessere e salute psichica si è manifestata a livello sociale in modo evidente a partenza dal secondo dopoguerra, quando fu sempre più chiaro che una crescente ricchezza materiale non sarebbe stata in grado di rispondere alle aspettative di realizzazione umana.
In altre parole, una vita libera dalla povertà e dal bisogno è importante per la sopravvivenza ma non sufficiente a realizzare le aspettative della specie umana, che vive anche di aspirazioni, speranze, scoperte. Per questo l’idea di ciò che è umano evolve nel tempo, o dovrebbe evolvere; la scuola, la cultura, la politica, la possibilità di rapporti validi possono essere motori di questa evoluzione che talvolta è chiamata a scontrarsi con mentalità più conservatrici, mettendo in crisi le relazioni. Nella realtà umana così intesa tutto ciò che non è evolutivo volge al patologico. Considerare il mancato sviluppo come patologia è possibile da quando si è svolta la ricerca sulla mente non cosciente e si è pensato alla realtà umana come unità e coerenza tra molteplici aspetti interconnessi che concorrono alla salute mentale.
Un importante esempio è il modo di intendere la sessualità e il suo ruolo per il benessere psicofisico dell’individuo: è l’aspetto dell’esperienza umana che ha avuto una radicale evoluzione di
152 |
Pornografia e revenge porn
senso nelle ultime generazioni, come abbiamo visto. La sessuologia ha una storia recente, e inizialmente era soprattutto un’area di interesse medico, orientata allo studio delle patologie sessuali; il termine è fatto risalire al 1906, e attribuito al dermatologo tedesco Iwan Bloch, oggi è una disciplina scientifica che si avvale dell’apporto di numerose altre scienze, dalla fisiologia alla psicologia, alla sociologia. L’interesse medico per lo studio della sessualità era motivato all’epoca dalla diffusione di malattie veneree a trasmissione sessuale, come la sifilide che, nelle fasi precoci, provocava banali lesioni cutanee ma, al terzo stadio di progressione, raggiungeva il cervello e si manifestava con forme di pazzia manifesta. La psicopatologia ha cercato a lungo e invano analoghe infezioni nel cervello, per spiegare il disturbo del pensiero e del comportamento. L’attenzione della medicina si è rivolta anche allo studio delle ‘aberrazioni sessuali’ manifeste, classificandole e cercando di comprendere cosa portasse a diventare ‘delinquenti morali’, cioè a compiere atti un tempo considerati lesivi della comune morale. La medicina legale da parte sua si interessava alla sessualità degenerata e a tutti quegli atti soggetti a sanzioni penali come prostituzione, violenza carnale, infezioni veneree procurate, masturbazione e atti osceni in luogo pubblico ecc.
È stata la psichiatria più recente a ribaltare l’ipotesi sull’origine dei disturbi nervosi: se un tempo si credeva che i comportamenti sessuali ritenuti innaturali generassero le malattie mentali, poi si propose l’opposto e cioè che i disturbi ‘nervosi’ (oggi mentali) fossero alla base di atti ritenuti immorali. Giuridicamente questo capovolgimento acquisiva enorme rilevanza perché i ‘criminali sessuali’ come malati mentali non potevano più essere ritenuti responsabili delle violenze inflitte, o esserlo solo parzialmente, e pertanto non andavano puniti ma curati.
Oggi, e in particolare a partire dagli anni Novanta, le rappresentazioni di sopraffazione fisica e psichica che caratterizzano la maggior parte della pornografia on line non sono affatto dissimili
Capitolo 4
| 153
e in particolare a partire dagli anni Novanta dai comportamenti che un tempo venivano considerati parafilie, devianze e perversioni.
Ai nostri giorni il termine ‘perversione’ (dal latino pervertere, ‘sconvolgere, turbare’) non è quasi più in uso. Resta a indicare l’alterazione di un processo psichico, emotivo o comportamentale che devia dalla norma, per ottenere un’eccitazione sessuale. In letteratura non vi è accordo teorico sulla classificazione delle perversioni, né tantomeno sull’origine. Il nostro approccio ci consente di pensare che l’emergere della realtà psichica alla nascita sia un processo fisiologico che, già nel venire alla luce, spinge il neonato verso un altro umano che risponda alle sue aspettative di rapporto, di essere accolto con calore e affetto per sopravvivere e svilupparsi. Questa fiducia originaria, che è naturale tendenza verso un altro umano, questa coerenza tra corpo e mente sono alcuni degli elementi che concorrono al concetto di sanità. Per contro, la malattia si verifica con la perdita di tale condizione originaria; nel caso della perversione si manifesta la perdita della possibilità di crescere armonicamente che, alla pubertà e durante lo sviluppo adolescenziale, dovrebbe condurre alla speranza di rapporti intimi e sentimentali validi. Potendo definire la fisiologia, possiamo anche individuare la patologia e va da sé che nella nostra impostazione il nesso fra violenza e sessualità è patologia perché è perversione.
La visione di materiale pornografico non è giuridicamente sanzionata nel nostro contesto culturale occidentale, anzi è ritenuta da molti una libertà personale, ma da psicoterapeuti ci interroghiamo sugli effetti che il fantasticare su simili immagini può avere sulla mente soprattutto dei più giovani e sulle conseguenze di una masturbazione che coniuga l’orgasmo come sfogo fisico con immagini di umiliazione violenta. Per approfondire la ricerca, abbiamo cercato di comprendere come si è evoluta in ambito culturale e scientifico l’idea di sessualità e di patologia sessuale e ci è parsa significativa a questo proposito l’opera dello psichiatra
154 |
Pornografia e revenge porn
Richard von Krafft-Ebing il quale, in piena epoca vittoriana e prima di molti altri, ebbe l’ardire di proporre una prospettiva da cui sarebbe in seguito scaturita una visione più aperta e comprensiva della sessualità, anticipandone una più moderna concettualizzazione.
Krafft-Ebing inizialmente condivideva un pensiero di impronta morale e cristiana per cui la sessualità riproduttiva era la sola forma di sessualità ritenuta normale e accettabile e giunse a considerare la differenza tra normalità e anormalità come una questione quantitativa e di gradazione. Spiegava in altre parole alcuni aspetti della normalità attraverso la patologia. Ad esempio, attribuiva il masochismo al genere femminile, poiché la donna nel rapporto era ritenuta passiva, mentre il sadismo era considerata espressione tipicamente maschile, in quanto l’uomo era naturalmente aggressivo; masochismo e sadismo, quindi, erano ritenuti normalmente inerenti alla sessualità ed era una loro presenza eccessiva a determinare la perversione.
Gli stereotipi di genere, di cui abbiamo trattato in precedenza e di cui gli studenti intervistati sono portatori inconsapevoli, trovano qui un antecedente: un uomo sarebbe naturalmente violento e dovrebbe opporre un ferreo controllo razionale ai suoi istinti innati. Se l’uomo è attivo nella sua violenza di rapporto, alla donna non resta altro che essere passiva e accogliere tale proposizione violenta, pena la solitudine e lo stigma sociale. Questa visione sembrerebbe improponibile oggi e tuttavia la si ritrova culturalmente espressa in molte forme, più o meno inconsapevolmente, e senza dubbio nella pornografia, anche se viene mostrata come libertà sessuale anche per le donne.
Tuttavia fu lo stesso Krafft-Ebing a ritenere successivamente la sessualità essenziale per il benessere psicologico e sociale, utile ai legami matrimoniali. Lo psichiatra mantenne però le convinzioni mediche del suo tempo, considerando le perversioni (parafilie) ereditarie. Tra quelle di nostro interesse rispetto alla por-
Capitolo 4
| 155
considerando le perversioni (parafilie) ereditarie nografia, si annoveravano l’umiliazione per soddisfazione sessuale, il masochismo femminile, l’inclinazione a insozzare le donne, la crudeltà sessuale, l’abuso inflitto alle donne, la schiavitù sessuale, il sadismo simbolico e l’assassinio per voluttà. La prima edizione del trattato di Krafft-Ebing risale al 1886, mentre la diciassettesima edizione, con numerose revisioni a opera dell’autore, è del 1952, ma il suo successo fu tale da influenzare il pensiero medico ben oltre la seconda guerra mondiale.
La verità di Eva
L’ansia e l’autosvalutazione hanno spinto Eva a venire in psicoterapia: con grande proprietà di linguaggio racconta del suo ruolo di ricercatrice e della difficoltà di parlare in pubblico. Il peggio però viene dopo, quando tutto è ormai compiuto e in lei prendono il sopravvento la disperazione e la vergogna per non essersi espressa bene, per sentirsi irrimediabilmente inadeguata. Eva racconta di essere stata sempre brillante a scuola, nella sua famiglia allargata sono le donne a essere più intelligenti, dice, e anche a prevalere in tutto, al contrario della tradizione del paese dov’è cresciuta. Ritiene che i maschi siano persone da poco e poi non perdona ai cugini più grandi di averla introdotta al porno e alla masturbazione quando aveva 8 anni e «non capiva niente», aggiunge.